Le porte del Paradiso (dal libro “Nonostante tutto”)
Un capitolo in esclusiva per Fronte del Blog del nuovo romanzo “Nonostante tutto” di Alex Rebatto, ebook per Kindle di Amazon.
«Ale…»
«Mi senti? Ale…»
Una sensazione di calore alla mano e una voce lontana. Cercai di aprire gli occhi senza riuscirci.
Guardai il mio assegno da 500 euro e lo mostrai orgoglioso.
«Ora devi offrire da bere!» fece Antonello dal fondo della sala.
Lo farò… pensai.
«E’ stata una serata unica» mormorò Claudia cercando di nuovo le mie labbra.
Sorrisi e mi concessi il privilegio si sentire il suo sapore morbido per l’ennesima volta prima che…
«Ale… Siamo qui, Ale.»
Mi feci forza e strinsi la mano.
«Dov’è il mio assegno?» riuscii a dire cercando la frase meno scontata possibile tra tutte quelle vagliate al momento.
Sentii qualcuno ridere attorno a me e qualcun altro sospirare.
«Bentornato» fece una voce femminile familiare.
Feci un sorriso ma sentii una fitta sul lato destro del volto.
«Come ti senti?»
Cercai di alzare un braccio ma non ottenni risposta.
«Non fare sforzi» mi esortò qualcuno.
«Che è successo?» riuscii a dire.
Nessuno aprì bocca e io cercai d’interpretare il silenzio.
Ero in un ospedale, questo era abbastanza evidente. Non avevo beccato il mio assegno gigante da 500 sacchi, e anche questo era un dato di fatto.
L’unico punto in sospeso era: quanto sono grave?
Sollevai lentamente le palpebre e rovistai nella nebbia.
Forse riuscii a riconoscere Antonello, Giacomo e Miriana, la mia collega eletta per tre anni di seguito Miss Call Center.
«E’ grave?» mormorai rassegnandomi all’oblio visivo.
Giacomo, o qualcuno identico a lui in tutto e per tutto, mi si avvicinò all’orecchio e mormorò qualcosa d’incomprensibile.
«Cazzo hai detto?» domandai con poco garbo.
Dal letto accanto qualcuno fece Sssssst.
«Nulla di grave» ripeté Giacomo al mio orecchio scandendo meglio «Il dottore dice che in un meno di un mese sarai più rompicoglioni di prima.»
Abbozzai.
«Ha usato precisamente questo termine?»
«Precisamente.»
Annuii. Apprezzavo i dottori schietti e gli amici divertenti.
«Fammi un rapporto dei danni» proseguii cercando si assumere un tono da primo ufficiale.
«Nulla di irreparabile, capitano» stette al gioco il collega di navetta «Qualche costola in disordine, una gamba ed il bacino rotto.»
Bacino … Se non c’era di mezzo una ragazza la cosa mi preoccupava …
«Sicuro che non sia nulla di grave?» domandai improvvisamente serio.
Giacomo lasciò i gradi in un attimo limitandosi a tornare semplicemente amico.
«Solo un po’ di riposo e tornerai un grillo.»
Mi tranquillizzai e diedi uno sguardo all’abito succinto di Miriana. Dal letto opposto, un sessantenne altrettanto interessato, mi allungò un’occhiata complice.
«Finalmente una visione che mi dà un buon motivo per essere tornato alla vita» commentai.
La bella fanciulla mi accarezzò materna la fronte e sorrise con garbo.
«Sei sempre un cavaliere» cinguettò.
«Stavo pensando la stessa cosa anch’io, signorina» fece ad alta voce il coinquilino dal letto davanti.
Miriana imbarazzata fece un cenno di ringraziamento ed io dovetti soffocare una risata.
Stavo finalmente bene, ora.
«Le iniziali di Hanks, attore … due lettere»
«Se sono le iniziali è scontato debbano essere due lettere.»
Bartolomeo mi ignorò e sparò a caso.
«John Hanks, mi pare. Giusto?»
«Tom» lo corressi «E’ quello che ha fatto Il Codice da Vinci, lo conosci no?»
Scosse il capo.
«Apollo 13? Philadelphia?» tentai.
«Non mi piacciono i film di oggi» si difese il compagno di stanza proseguendo a scorrere le definizioni «A me piacciono i western di John Wayne e i film di Steve McQueen.»
«L’ultima volta che sei stato al cinema c’era un film muto, scommetto» lo sfottei.
«Può essere» ammise lui «E di sicuro era un film migliore del tuo Codice di Vinci.»
«Da Vinci» precisai «Ad ogni modo anche a me piace McQueen .. E Hitchcock .. e per dirla tutta adoro Totò e i film di Don Camillo.»
Bartolomeo, da tutti chiamato Barto, mi offrì uno sguardo di approvazione sincera.
«Ora mi piaci, ragazzo» annuì «Ma ora senti questa: Lo sono Diana e Bud»
Ci pensai un attimo.
Birre … Sigarette … Attori … Cantanti …
«Non era male la ragazza che è passata oggi a trovarci» cambiò argomento Barto scordandosi del cruciverba.
«Chi? Miriana?» dissi interrompendo i pensieri «E’ venuta a trovare anche te? Non me n’ero accorto.»
«Gli amici tuoi sono amici miei e viceversa.»
«Bella forza» scherzai «A te non passa a trovare nessuno.»
Nella penombra della stanza riuscii ad intravedere un velo di tristezza attraversargli il volto.
«Ad ogni modo è chiaro che gli amici miei sono anche tuoi» cercai di rimediare.
«Ci sei andato a letto?» domandò a bruciapelo.
Mi finsi sorpreso.
«Cazzo, che domanda diretta. Perché? Sei geloso?»
«Potrei anche esserlo.»
Sorrisi.
«Stai sereno, amico mio. E’ solo una collega, anzi un’amica. E se vuoi saperla tutta è fidanzata e si dice fedele, quindi levatela dalla testa.»
«E inoltre, dimenticavo» aggiunsi «Credo abbia tipo settecento anni meno di te.»
«Settecento anni di esperienza, però» fece lui accendendo di nuovo la torcia sulla Settimana Enigmistica.
«Questi Bud e Diana, allora?» domandò di nuovo.
«Potrebbe essere …»
Venni interrotto dalla porta della stanza che si apriva.
Barto spense la luce immediatamente dimostrando una buona prontezza di riflessi e infilò la testa sotto le lenzuola.
Io rimasi con la coda dell’occhio a scrutare l’ingresso aperto illuminato dalla luce del corridoio.
Giovanna, l’infermiera “leggermente” sovrappeso e con la voce cavernosa respirava affannosamente cercando di spiare all’interno.
«Non è ora di dormire?» fece acida.
«Chi ti dice che non stiamo dormendo» risposi cercando di essere più conciliante possibile.
Barto accennò un urlo soffocato.
«Lo yeti! Lo yeti!» fece indicando con un dito ossuto l’infermiera sulla porta fingendosi terrorizzato.
«Ma non erano estinti?» commentai.
«Probabilmente se li è mangiati tutti quell’esemplare lì» proseguì il compagno di stanza lasciando che la rabbia della nuova arrivata montasse velocemente.
«Forse dovremmo abbatterla e sfruttarla come fenomeno da baraccone» proseguii crudele.
«Per abbatterla ci vorrebbe un bazooka» fu il colpo di grazia di Barto.
«O un cannolo avvelenato» conclusi io .
Giovanna, sorpresa più che seccata, restò in silenzio a bocca aperta a farsi insultare e infine, accennando una bestemmia, chiuse la porta senza aggiungere altro.
Restammo nel oblio dell’oscurità per qualche istante prima che Barto tornasse ad aprire bocca.
«Se n’è andato lo yeti?»
«Andato, andato» confermai «Probabilmente a mangiarsi una giraffa o qualcosa del genere.»
«Ma questo non è periodo di accoppiamento per quelle bestie lì?»
«Periodo di accoppiamento?» inarcai le sopracciglia «Ma sei fuori? L’hai vista? Si sono estinti per scelta.»
La torcia elettrica riprese vita.
«Bud e Diana» disse Barto per l’ennesima volta.
«Per quanto ne hai ancora qui dentro?» domandai disinteressandomi al cruciverba.
L’amico rispose immediatamente.
«In realtà non so se uscirò mai da qui.»
Sembrava troppo sereno per essere sincero. Immaginai fosse l’ennesimo scherzo.
«Ma piantala» dissi «Sei qui per una gamba rotta.»
«E anche per un cancro» aggiunse lui senza cambiare il tono della voce.
«Scherzi?» dovevo sembrare sorpreso, forse deluso «Un cancro a cosa?»
«Pancreas» rispose semplicemente Barto.
Non avevo nessuna nozione di medicina ma ricordavo di aver letto da qualche parte che un tumore al pancreas era difficilmente guaribile.
«Ma questo non è il reparto di “medicina della riabilitazione”? cosa c’entra un …»
«Mi sono rotto una gamba scivolando da una scala a casa» m’interruppe «Ma sono mesi che faccio la chemioterapia e i medici sembrano decisi a chiudere il conto con il sottoscritto una volta per tutte, qua dentro.»
«Non puoi essere serio» mormorai «Non ci credo.»
«Sai quanto me ne frega che tu ci creda o no?» ridacchiò «Allora? Questi Diana e Bud?»
«E te la vivi così serenamente?» domandai imperterrito.
«E che dovrei fare? Piangere?»
Ci pensai su. Io forse l’avrei fatto.
«No» mentii «Credo di no. Ma tu come ti senti?»
Non so se si aspettasse la domanda o se solo la considerasse abbastanza stupida da valutarne una risposta.
«Mi sento come uno che non si arrenderà fino a che Madama Morte non si presenterà pronta a combattere per strappargli la vita di dosso.»
Sorrisi senza motivo. Orgoglioso di avere un compagno di stanza tanto temerario da mettere alla berlina persino la temibilissima “vecchia con la falce”.
«Se la battaglia si metterà male sarò qui a lanciarti una pistola» dissi.
Barto annuì fiero di entrambi.
«Bud e Diana» lesse ad alta voce.
Sbuffai.
«Buonanotte Barto» gli augurai prima di chiudere gli occhi
«Buonanotte ragazzo» fece lui continuando a dedicarsi all’enigmistica.
Quella notte sognai draghi alati dalle cui fauci fuoriuscivano fiamme e morti in abito scuro occupate a falciare anime. Quando mi svegliai la mattina dopo mi accorsi di aver lasciato qualche lacrima ricordo sul cuscino. O forse solo saliva…
Mi diedero una lavata con qualche spugna, mi aiutarono ad espletare le formalità corporali e mi rifilarono una ramanzina poco convinta per aver insultato l’infermiera di notte.
Barto rimase a fissare la scena ridacchiando sotto i baffi.
«Ridi, ridi» lo ripresi camuffando un senso di complicità ormai indissolubile «Che la mamma ha fatto i fusilli.»
«Non è il caso di fargli un bidet?» domandò candido la carogna all’infermierina bionda dall’aspetto dolce.
La ragazza diede un’occhiata e approvò l’idea.
«Penso proprio sia il caso» ammise sicuramente a malincuore.
«Penso proprio che il mio compagno di stanza sia uno stronzo» intervenni per chiarire.
Subii l’affronto della pulizia infantile senza possibilità di ribellione e mi beccai l’occhiata di rassegnazione della biondina affabile.
Rimasto solo con il mio compagno di stanza mi dedicai alla lettura.
«Leggi perché ne hai voglia o perché sei arrabbiato con me?» domandò con una punta di sarcasmo l’amico afferrando il telecomando del televisore che dividevamo fraternamente.
«Leggo perché non riesco ad arrivare alla fine di un giallo senza sapere chi è l’assassino» spiegai pazientemente.
Si sporse in avanti.
«Che libro è?»
Alzai il volume di quasi 300 pagine e gli mostrai la copertina.
«Ah!» esclamò lui soddisfatto «Omicidio tra i drudi di J.B.Livingston. L’ho letto anch’io! Non male …»
Lo interruppi.
«Spero tu abbia il buon gusto di …»
«E’ stato il medico» fece lui abbozzando un sorriso bastardo.
Aprii le labbra per dire qualcosa ma le richiusi subito ingoiando rospo ed imprecazioni.
«Grazie mille» sbuffai «Metti almeno “La signora in Giallo” che sta per cominciare. E speriamo tu non abbia già visto la puntata!»
Dopo mezzo episodio che vedeva l’attempata eroina alle prese con un caso di omicidio su un pullman l’amico Barto s’interessò inspiegabilmente alla mia vita.
Volle sapere del mio lavoro, dei miei colleghi, dei miei sogni.
Gli risposi come fosse un fratello perduto nei secoli e al termine delle mie fortune e disgrazie restai a guardarlo rimuginare.
«E come si chiama questo libro sul quale stai lavorando?» domandò scordandosi quel tono di sarcasmo celato che avevo imparato ad accettare quando si trattava della mia passione per la scrittura.
«Non c’è ancora un titolo» risposi quasi scusandomi «Ma penso che stia venendo fuori abbastanza bene, del resto la vita del Call Center offre infinite storie da raccontare.»
«Tutto sta a scegliere le più efficaci» commentò saggiamente lui.
Annuii.
«Tutto sta a quanto ci si vuole spingere oltre.»
Barto diede un attimo d’interesse a Jessica Fletcher sul teleschermo e parve dimenticarsi di me e della mia vita.
Alla soluzione del caso, che vedeva colpevole l’autista del pullman, tornò a rivolgere l’attenzione verso il sottoscritto.
«Cosa mi dici di quel tuo amico al quale sembri molto legato? Quello che era qui l’altro giorno.»
Sorrisi.
«Vuoi dire Giacomo? E’ una delle persone più intelligenti e corrette che tu possa conoscere.»
«Ne dubito» commentò con una virgola di acidità.
«Pessimista» feci paziente «Purtroppo è una persona che sparirà presto dalla mia vita.»
«Come il sottoscritto» fece sorridendo.
Non gli diedi corda.
«Ha una sorta di missione» spiegai cercando di essere il più convincente possibile.
«Tipo Blues Brothers?»
Ecco il sarcasmo, nascosto sotto le pieghe della diffidenza.
Mi finsi divertito.
«Tipo una vita dedicata ad una realtà più sfortunata. Credo sia degno di rispetto, no?»
Barto tramutò l’espressione divertita in seria, si sistemò meglio sul letto e adagiò il cuscino dietro la schiena.
«Sentiamo questa storia, allora.»
Il libro su Amazon, ebook per Kindle:
io e Angelo ti compreremo due libri, scrivi in modo avvincente e io che ti conosco bene, so che hai una sensibilità perfino esagerata. Grazie Alex 😉