LA TORRE SARACENA (ABEditore 2014)
Tutti vogliamo il paradiso ma poi cerchiamo l’inferno.
Gli omicidi non vanno in prescrizione e nemmeno le coscienze.
In tutto il mondo un fatto di cronaca è vero o quasi vero. Qui invece è falso o quasi falso.
E allora ecco che sin dalla giovane età sognano colui che le libererà da quelle catene che pur senza chiave, stringono polsi, caviglie e menti, riponendo nel matrimonio ogni speranza. Vissuto come una fortuna o una opportunità, per poi scoprirsi consegnati ad altri carcerieri. Mariti, cognate, suocere, per ritrovarsi, qualche anno dopo con il loro splendido immaginario distrutto da uomini che alla loro intima forza d’urto rispondevano con un rutto.
La trama
Primavera 1978: due amanti vengono uccisi nei campi di Capo Bruzzano, nella bassa jonica calabrese. Un romanzo trhiller in cui le vicende dell’omidicio intrecciano le storie locali, le leggende, i fatti ed i misfatti del tempo e incrociano la realtà dei fatti di ‘ ndrangheta, della massoneria e della innegabile e puntuale cronaca giornalistica. Una storia che abbraccia la striscia di mare che parte da Brancaleone e giunge sino a Roccella Jonica.
L’epilogo, sorprendente, trent’anni dopo.
L’inizio e la fine sotto lo sguardo imperante della Torre Saracena, un manufatto eretto nel primo millennio e che in qualunque altro posto avrebbe rappresentato una attrattiva, storica e turistica e qui invece è solo un rudere, lasciato cadere in rovina. D’altronde, se Cristo letterariamente si è fermato a Eboli, qui sotto non è mai arrivato neanche un Suo discepolo.
Dedicato alle donne calabre ed a quelle di tutti i sud del mondo.
Maurizio Simonetti – regista: Celeste Bruno ha scritto, a mio modesto parere, un libro cinematografico. La minuziosa descrizione dei personaggi, la precisa descrizione non solo del paesaggio ma del tipo di atmosfera che circonda i personaggi, ti lascia respirare i profumi e le atmosfere dell’ ambientazione del romanzo, l’intreccio tra la storia dei personaggi e i personaggi stessi tra passato e presente, lo stato sociale e le lobby dell’ epoca, la determinazione dei due poliziotti, credo che lo avvicini molto ai nostri migliori autori cinematografici, come per esempio, a Pietro Germi .
Arianna Giunti – L’espresso: Il romanzo affonda nella pelle come una lama sottile. La vicenda di un vecchio omicidio irrisolto diventa lo spunto narrativo, in un’alternanza di passato e presente, per raccontare una terra sfortunata ma di struggente bellezza, che profuma di limoni ma è intrisa di sangue. A fare da sfondo alla guerra perenne fra Stato e anti Stato c’è un mosaico di personaggi dalle mille sfumature: feroci assassini, ostinati sbirri e fascinose ammaliatrici. E così il filo rosso narrativo si srotola nell’arco di trent’anni in un confine sempre più labile fra poteri leciti e occulti fino ad arrivare a un epilogo inatteso. Perché, come scrive l’autore, gli omicidi non vanno in prescrizione e nemmeno le coscienze.
Giuseppe Iannozzi- critico e scrittore: Per scrivere dei buoni libri c’è bisogno di uno scrittore coraggioso. Lo disse George Orwell. Celeste Bruno scrive con penna affilata e tagliente che non lascia scampo al lettore. Senza mai scadere nella volgarità gratuita, l’autore sa però riconoscere la necessità di mettere nero su bianco la crudezza della realtà. Con stile asciutto esente dal prendere posizioni soggettive, l’autore affronta di petto (con coraggio) il lato nero della società, della malavita, della piccolezza umana. L’illusione è quella di cercare il paradiso in Terra, la verità è invece che chi più chi meno, alla fine, si trascina nel girone infernale a lui più congeniale. I personaggi di Celeste Bruno vivono perché costretti a vivere, per farsi fuori alla prima occasione che possa loro promettere un cambiamento, uno qualsiasi. Non c’è traccia di speranze sotterranee nelle storie che l’autore racconta e non c’è nemmeno una abusata pietas, c’è però il disegno chirurgico che il più delle volte vivere e morire sono sullo stesso piano e che sempre costano una disperata fatica. Se il Cristo e i suoi discepoli si sono dimenticati dei loro fratelli, l’unica soluzione possibile è quella di andare avanti, di bruciare fino all’ultimo, come candele romane, senza guardarsi mai alle spalle, nonostante la tentazione vorrebbe diversamente.
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