Sospettato di aver ammazzato in sei Paesi diversi, Dariusz Pawel Kotwica ha attirato l’attenzione delle polizie di mezza Europa. Ultima, la Gran Bretagna, che ha riaperto diversi coldcase
Dariusz Pawel Kotwica potrebbe aver ucciso in sei Stati. Lui giura che gli piaceva torturare le vittime. Ma che a ordinargli di uccidere erano delle voci che sentiva nella testa
Sul cadavere dell’ultima vittima colpita a Vienna, Erna Hintermeir, 74 anni, ha inciso una scritta in latino: “tantum ergo”. Prima l’aveva torturata e violentata. Poi l’ha uccisa insieme al marito Gerhard, 75 anni.
Darius Pawel Kotwica, l’assasssino, di anni ne ha invece appena 29, ma ha messo in agitazione le polizie di mezza Europa. Arrestato l’8 giugno in Germania ed estradato in Austria, ha ammesso senza problemi il duplice omicidio. Anzi, ha detto che è stato un vero «piacere» torturare Erna. Ma anche che in fondo non è colpa sua: erano le voci nella testa che gli ordinavano di uccidere.
Succede. In Italia il caso più feroce di serial killer delle “voci” è stato il tunisino Ben Ezzedine Sebai, diventato noto come serial killer delle vecchiette. Anche lui nella testa aveva un gran frastuono. Meno comune è il fatto che Dariusz abbia colpito in più Stati. Si pensa addirittura sei, cosa che nessun altro serial killer ha mai fatto. Non che non ci siano serial killer itineranti. Ad esempio, Happy Face Killer, camionista, ha ammazzato in più luoghi dell’America, e che è stato sospettato – ipotesi poi smentita – di essere stato anche l’omicida di Ylenia Carrisi. Un altro fu James Edward Christian, che colpì nel 1970 in Canada e negli Stati Uniti. Pendolare, ammazzò e mutilò tre ragazze. Jack Wayne Reeves, uccise un uomo in Italia durante una discussione, sparandogli. Uscito di galera dopo soli quattro mesi per via di un’accusa da omicidio pretereintenzionale, e che dunque non richiedeva una stretta custodia, tre anni più tardi tornò nella sua America e assassinò le sue due mogli. Battezzato novello Barbablu, nel 1994 ha preso due ergastoli. Il serial killer itinerante nella sola Europa è invece meno comune. L’egiziano Ibrahim Allam si mosse a cavallo tra la Germania – Paese in cui era emigrato all’età di quindici anni -, l’Austria e la Francia. Accadde tra il 1977 e il 1984 e le sue vittime furono tutti maschi. Poi ci fu Michel Peiry, alias il “sadico di Romont”, attualmente in Svizzera a scontare l’ergastolo. Uccise nella Svizzera francese, nell’ex Jugoslavia e in Florida. Omosessuale, come Jesperson – ossia Happy Face Killer – dava passaggi in auto alle vittime, sempre maschi, per poi portarli in luoghi isolati, legarli, sodomizzarli e bruciarli vivi. Per evitare di sentirne le urla, indossava cuffie e metteva musica nello stereo a volume molto alto.
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Ma Dariusz Pawel Kotwica potrebbe essere il primo ad aver colpito in ben sei Stati. Ha già confessato di essersi lasciato alle spalle almeno un altro delitto a Goteborg, Svezia, dove il 23 aprile scorso venne ritrovato riverso nella cucina della propria abitazione il cadavere di Bo Georg Ehrlander, 79 anni. Non sa se sia morto un uomo che ferì a Salisburgo nel 2012, durante una rapina. Né sa che fine abbiano fatto le persone che aggredì in Olanda l’anno precedente. Si è assunto la responsabilità di una rapina in Germania e si indaga su un coldcase nella Repubblica Ceca. Infine l’Inghilterra ha chiesto di accedere ai dati del suo dna, archiviati nel database costituito col trattato di Prum (che unisce i dati delle persone condannate in Austria, Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi e Spagna) per riaprire alcuni casi irrisolti.
Edoardo Montolli per Gqitalia.it
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