Il presidente di Kiev Volodymyr Zelensky ha annunciato alla fine dell’anno la chiusura del gasdotto che porta il gas russo in Europa passando dall’Ucraina: «Non permetteremo loro di guadagnare altri miliardi sul nostro sangue». Già, perchè, per chi ancora non se ne fosse accorto, in questi tre anni di conflitto il gas di Mosca non ha mai smesso di transitare verso l’Europa, pagando i relativi pedaggi a Kiev e facendo guadagnare miliardi sia a Putin che allo stesso Zelensky. Per essere più chiari: mentre il presidente ucraino mandava a morire milioni di giovani, seguitava allo stesso tempo a incamerare 800 milioni di dollari l’anno dai russi.
Su questa immane farsa sui moventi della guerra russo-ucraina ci siamo sorbiti qualsiasi fandonia. Perfino che il sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2 – che avrebbe scavalcato l’Ucraina passando per il mare finendo direttamente in Germania – se lo fossero fatti i russi. Poi, senza alcun pudore, la stampa occidentale si è bevuta la storiella dei cinque ucraini ubriachi che avrebbero affittato lo yacht Andromeda per farlo saltare per aria da soli (il tutto con il parere contrario di Zelensky, il quale avrebbe però poi promosso l’organizzatore, il generale Valeriy Zaluzhniy, ad ambasciatore nel Regno Unito).
Eppure i veri motivi dell’invasione li scoprimmo subito e li rivelò il Wall Street Journal: cinque giorni prima dell’attacco, il cancelliere tedesco Olaf Scholz aveva proposto a Zelensky di rinunciare pubblicamente ad entrare nella Nato proclamando la neutralità del proprio Paese, una mossa che avrebbe evitato centinaia di migliaia di morti. Zelensky disse no. E allora perchè solo dopo tre anni il presidente ucraino si accorge che i russi lo pagano per far transitare il gas in Europa? Ovviamente ora tuona al solo scopo di venire incontro al nuovo presidente americano Donald Trump, il quale è stato esplicito sul suo social Truth: «Ho detto all’Unione Europea che devono compensare il loro enorme deficit con gli Stati Uniti con l’acquisto su larga scala del nostro petrolio e gas. Altrimenti, saranno TARIFFE fino in fondo!!!»
Ecco, facendo definitivamente fuori il gas di Mosca, l’Occidente non avrà alternative, su grande scala, che rivolgersi al grande fratello americano, principale finanziatore (fino ad oggi) di Kiev. Le marionette dell’Ue si sono già dette pronte ad obbedire. Con i rubinetti chiusi i Paesi più colpiti, sostiene il Cremlino, saranno Slovacchia, Austria, Repubblica Ceca e, sorpresa, l’Italia, che dunque mai, contrariamente alle roboanti dichiarazioni di Palazzo, si è resa indipendente dal gas di Mosca. Abbiamo già visto nei primi due inverni cosa sia successo da noi al primo blocco di Gazprom: con le bollette moltiplicatesi al punto da spingere migliaia di imprese a chiudere e milioni di famiglie a rateizzarle, mentre Germania e Francia calmieravano i prezzi in barba alle norme sugli aiuti di Stato.
Di fatto, dopo l’annuncio di Zelensky, il prezzo del gas aveva subito un’impennata. E qualcuno aveva iniziato a fare i conti. Secondo il ECCO Climate – il think tank italiano dedicato alla transizione energetica e al cambiamento climatico – ci aspetta l’inverno più caro di sempre, con un aumento del 20% rispetto alla mostruosa crisi passata e addirittura del 68% rispetto agli anni della pandemia. Ha detto al Fatto Quotidiano Matteo Leonardi, cofondatore e direttore esecutivo di Ecco: «Sorprende che oggi, con un prezzo del gas tre volte più alto di settembre 2019 e una previsione di costo per le famiglie maggiore del periodo di crisi, non si vedono azioni legislative e nemmeno informative per mettere in sicurezza le famiglie». Per chi è rimasto nella maggior tutela, gli aumenti del 18% sono infatti già scattati.
Ma la crisi potrebbe far esplodere ulteriormente i prezzi, devastando in maniera ancor peggiore del recente passato famiglie e aziende. In questi giorni si parla di un balzo del 30% in su. Ma siamo solo all’inizio.
In compenso Gazprom, il colosso del gas russo, che nel 2024 aveva addirittura aumentato del 20% l’export verso l’Europa passando da Kiev, sta battendo tutti i record di fatturato: con l’Ebitda a 2,8 miliardi di rubli, tra i più alti di sempre, anche grazie al fatto di aver aumentato del 40% la vendita di gas in Cina.
Anche se – lo ricorderete tutti – i politici, i giornali e gli analisti italiani nel 2022 giuravano che, con le sanzioni, la Russia sarebbe andata in default in tre settimane. E se dicevi il contrario eri un complottista. Oggi, secondo un sondaggio di YouGov diffuso dal Guardian, soltanto il 15% di noi è convinto di proseguire la guerra fino alla sconfitta di Mosca e siamo i più propensi, nell’Ue, a cercare soluzioni alternative. Sarà che siamo un Paese di complottisti, che non va più a votare e che non crede a giornali e tv. Chissà perchè.