Dopo aver fatto uno straordinario regalo di Natale ai pensionati con la minima, con il succulento aumento di 1,8 euro netti alle loro rendite (buoni, se va bene, a prendere mezzo chilo di pane) il governo aveva giustamente deciso di premiare anche se stesso per l’ottimo lavoro compiuto. Così, era stato previsto di incrementare lo stipendio di 17 tra ministri, viceministri e sottosegretari non parlamentari dello stretto necessario: stando ai conti del Sole 24 Ore, qualcosa come 7193,11 al mese. Ovvero, riporta l’Ansa «3.503,11 euro in più rispetto alla diaria e altri 3.690 euro di rimborsi per l’esercizio del mandato. A questi si aggiungono rimborsi per viaggi e spese telefoniche per 1.200 euro».
Secondo il senatore della Lega Claudio Borghi, si trattava di un provvedimento sacrosanto: «È un errore non aumentarglielo, nel senso che ci sono cinque poveretti che guadagnano la metà dei loro colleghi. Poveretti tra tutte le virgolette del mondo, ma il lavoro di un ministro è talmente rilevante e impattante per le nostre vite che è importante si possano scegliere tra le persone migliori». E ancora: «È un’ingiustizia, ce ne sono cinque che per un problema di regolamento guadagnano la metà dei loro colleghi. Oltretutto è gente che non è sospettabile di avere bisogno di soldi, tipo Crosetto è uno che ha dimostrato che nel privato può guadagnare 3, 4, 5 volte quello che guadagna da parlamentare».
Eh già. Mai a nessuno che venga in mente il contrario, ovvero di abbassare lo stipendio degli altri, visto che si tratta sempre di soldi pubblici e che i parlamentari italiani, scrive Pagella Politica, sono ancora i più pagati d’Europa. E mai a nessuno che venga in mente che non c’è alcun medico che abbia ordinato loro di entrare in politica o che nessuno ha messo loro la pistola alla tempia per diventare ministro. Esplosa la polemica, l’aumento è stato ritirato per farlo rientrare in forma leggermente minore come «diritto al rimborso delle spese di trasferta per l’espletamento delle proprie funzioni». Con una dotazione di 500 mila euro l’anno.
Perchè la vergogna, in questi ambienti, non esiste più da decenni. Come dimenticare che solo nell’estate del 2023 i capigruppo della Camera avevano visto lievitare i propri introiti di 1269 euro al mese netti, senza che nessuno votasse contro? Stavolta, trattandosi di un bonus che finiva solo alla maggioranza, le opposizioni si sono invece scatenate. A partire da Giuseppe Conte, leader del M5S: «Pensate: hanno presentato un emendamento per aumentare lo stipendio di ministri, viceministri e sottosegretari. Ma come fanno a non vergognarsi? Ma in che mondo vivono?» E chi lo sa. Quando Conte era premier, però, l’allora presidente dell’Inps Pasquale Tridico arrivò quasi a triplicarsi lo stipendio, passando da 62 mila a 150 mila euro lordi l’anno. Era il 2020, l’Italia si trovava nel pieno della pandemia, i disoccupati aumentavano come mosche, dovevano essere ancora pagate 33 mila domande di cassa integrazione (parole dello stesso Tridico).
Tre giorni dopo la notizia del suo aumento, l’Inps faceva sapere che c’erano ancora da pagare 294.184 integrazioni salariali e 20.463 lavoratori. Il tutto mentre Guglielmo Loy, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza del medesimo Inps, sosteneva che le Cig ancora giacenti erano 51.634, quelle in deroga 139.311 e quelle che si riferivano a integrazioni salariali 36.117. Dati alla mano, le domande con causale Covid ancora da lavorare sarebbero state 226.792. E precisava Loy che i 30mila cui aveva fatto cenno Tridico «sono quelli che ancora non hanno preso un euro». Fino a concludere: «Ma il numero di lavoratori è superiore perché ogni pratica può riguardare più teste. In tutto potrebbe sfiorare il mezzo milione».
Mezzo milione. E con mezzo milione di lavoratori che attendeva da mesi con il cappello in mano i soldi dall’Inps per sfamare i figli era davvero quello il momento giusto per più che raddoppiare lo stipendio del presidente dell’Inps? Ma con quale coraggio? Morale, la spiegazione fu la solita: gli altri guadagnavano di più. Il ministro del Tesoro Roberto Gualtieri, oggi sindaco di Roma, non aveva dubbi: «Avrebbe dovuto prendere 240 mila euro, prende 150 che è meno dei dirigenti di seconda fascia. Uno stipendio adeguato… Polemica inutile». Oggi Pasquale Tridico è capogruppo al Parlamento europeo per il M5S. Dopo la votazione interna al Movimento che ha defenestrato Beppe Grillo, l’ex presidente dell’Inps ha detto all’Ansa: «Questo è il segno di un Movimento vivo, intenzionato a costruire il proprio futuro e a impegnarsi sulle battaglie che lo caratterizzano da sempre come la giustizia sociale». E buona cena di Natale a tutti, se ancora avete fame.