Giulia Cecchettin e Holly Newton, due giovani vittime di un amore ossessivo.
La cronaca racconta sempre più casi di morti violente tra i giovani.
Un’escalation terribile: ogni giorno ascoltiamo al tg o leggiamo sui rotocalchi notizie di vite spezzate per futili motivi. Il dato è preoccupante, cosa sta accadendo tra i più giovani?
Due casi nell’ultimo anno che hanno molte similitudini si stanno chiudendo con sentenze di condanna per i carnefici.
Giulia Cecchettin uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta l’11 novembre 2023, entrambi 22enni all’epoca dei fatti con pochi mesi di differenza e, allo stesso modo, Holly Newton di 15 anni, assassinata nel gennaio 2023 dal giovane ragazzo, lasciato da poco, Logan McPhail di 16 anni.
Giulia, di cui conosciamo molto bene la vicenda, prossima alla laurea, viene ritrovata senza vita solo una settimana dopo la sua scomparsa, a circa cento chilometri da casa. Filippo convince Giulia a incontrarsi con la scusa di parlare e rivedersi perché senza di lei non può vivere. La relazione ormai si era interrotta nel mese di agosto su iniziativa di Giulia ormai devastata dall’eccessiva gelosia e mania di controllo di Filippo. Dopo aver mangiato in un noto fast-food, i due giovani si allontanano e intorno alle 23:00, a seguito di un primo litigio per strada, risaliti in auto, lui pone fine alla vita di Giulia stordendola e infierendo sul suo corpo con un elevato numero coltellate.
Holly, originaria di Hexham, una cittadina inglese in Northumbria, ha deciso di chiudere la breve relazione con Logan, conosciuto durante un corso per cadetti dell’esercito. Logan, come testimonia anche la madre di Holly, aveva sviluppato nell’ultimo periodo una vera e propria ossessione nei confronti della figlia, tanto da volerla controllare in ogni situazione. Lei così decide di mettere un punto a questa storia asfissiante, ma lui non lo accetta. Nonostante la famiglia di Holly gli avesse intimato di smettere, nulla lo ferma. La sera dell’omicidio Logan pedina la ragazza per un’ora abbondante e ottenuta la sua attenzione, la attira in un vicolo con la scusa di parlare: qui si scatena la furia omicida che segna la morte di Holly. Anche in questo caso sul corpo della ragazza si contano numerose ferite da coltello.
Nel breve riassunto delle due vicende si notano dei punti in comune: la volontà delle ragazze di interrompere una storia soffocante e opprimente, la non rassegnazione della parte lasciata e la richiesta dell’ultimo incontro per tornare insieme. Elementi che troppo spesso si ripetono in storie come queste e che ormai sembrano un triste “copia e incolla”. Dietro la richiesta di ritrovarsi si nasconde quasi sempre un piano già ben definito: i due ragazzi presi in esame avevano premeditato l’omicidio. Entrambi avevano con sé l’arma che poi viene ritrovata sulla scena, un coltello.
Turetta dopo aver sferrato i colpi mortali si preoccupa di recuperare dei sacchi neri per nascondere il corpo di Giulia. Dichiara in udienza che gli erano serviti per coprirla perché “sono immagini brutte” da vedere in caso di ritrovamento. Il piano è quello di occultare il corpo anche per nasconde il senso di vergogna che prova l’assassino di fronte a quanto commesso: la volontà di difendere la propria psiche dall’immagine del fatto compiuto. L’undoing tipicamente riscontrabile in casi dove la vittima è conosciuta e quando vi è un movente passionale. In queste situazioni il killer prova rimorso per ciò che ha fatto e tenta di nascondere/annullare la sua azione modificando la scena, coprendo la vittima o spostandola in una posizione che non reputa umiliante. È dunque un atto di compassione, ma anche di protezione per la propria coscienza, come se inconsciamente chiedesse perdono alla vittima e a sé stesso tentando di cancellare il ricordo. Turetta rischia l’ergastolo per le accuse di omicidio volontario premeditato, oltre le aggravanti di stalking, crudeltà, sequestro di persona, occultamento di cadavere ed efferatezza.
McPhail allo stesso modo non sopportando di essere abbandonato da Holly la perseguita e infine la raggiunge per parlare. L’arma è già nelle mani dell’assassino e i colpi vengono inflitti con violenza e brutalità. Nel caso specifico non vi è occultamento del corpo. La ragazza si trova in compagnia di un amico che decide di allontanarsi per lasciare parlare i due. Questi interviene solo in un secondo momento, allarmato dalle urla, ma rimane ferito nella colluttazione e non può fare di più. McPhail viene condannato all’ergastolo con la possibilità di scarcerazione anticipata dopo 17 anni, in quanto ancora minorenne. Il ragazzo, nonostante la diagnosi di autismo e problemi mentali, è riconosciuto dalla corte capace di intendere e volere e pertanto condannato senza attenuanti.
L’efferatezza del fatto riconduce, come anche per il caso Cecchettin, a un esempio di overkilling, particolare importante perché anch’esso legato a moventi passionali. L’assassino “va oltre” l’azione omicidiaria che sarebbe sufficiente a togliere la vita, esagera e quasi senza rendersene conto, accecato dalla rabbia e dall’adrenalina del momento, inveisce sul corpo della vittima con un numero di colpi che lo portano allo stremo delle forze. Nelle due situazioni esaminate infatti il numero di ferite è molto alto e quelle che hanno causato la morte sono solo alcune, concentrate nella parte alta del corpo, zona tipicamente coinvolta nei delitti di questo genere.
Continua a leggere l’articolo ➡️ QUI , per approfondire il fenomeno della violenza giovanile e personalità narcisistica collegata ai due casi in esame.
Il libro L’erba dei vicini. Evoluzione di un’indagine di Martina Piazza – guarda
Il canale Youtube Martina Piazza Crime Blog – guarda