7 ottobre 2024. Sentenza della Corte d’appello di Brescia con cui è sancita l’inammissibilità della richiesta di revisione per la riapertura del processo per la strage di Erba, a carico dei coniugi Romano.
Edoardo Montolli, giornalista di inchiesta, risponde ad alcune domande che sollevano dubbi e perplessità dopo la lettura delle pagine depositate dai magistrati.
Perché i giudici non hanno voluto ascoltare i nuovi teste proposti dal team della difesa, tra cui alcuni giornalisti di inchiesta, che in questi lunghi anni hanno contribuito a scoprire nuovi elementi fondamentali?
Come mai di fronte ad un lungo elenco di nomi di professionisti, che hanno studiato il caso e prodotto nuove relazioni tecnico-scientifiche, non c’è interesse ad approfondire tali documenti?
Perché i giudici sostengono che la richiesta del sostituto procuratore Tarfusser sia inammissibile, nonostante sia stata recepita e depositata presso la Corte di Brescia dal procuratore generale di Milano, seppur con parere negativo?
La Corte di Cassazione ha censurato il dott. Tarfusser intimandogli di rispettare le procedure operative interne alla Procura, ma non ha annullato la sua richiesta di revisione. Come interpretare dunque la motivazione “la richiesta carente sotto il profilo della novità della prova è inammissibile per difetto di legittimazione del proponente“? L’art. 632 c.p.p. identifica tra i soggetti legittimati alla richiesta di revisione, c.1-lett.b, il procuratore generale presso la corte di appello nel cui distretto fu pronunciata sentenza di condanna. La richiesta è stata infatti trasmessa dal procuratore generale di Milano, che, con questo solo atto avrebbe ottemperato al dettato dell’articolo citato.
Ecco dunque alcune delle domande che ci si pone leggendo le 87 pagine della sentenza dei giudici di Brescia. Domande a cui non sappiamo se avremo risposta, ma che con questo intervento (video in cima al post) cerchiamo di approfondire.
Il libro L’erba dei vicini. Evoluzione di un’indagine di Martina Piazza – guarda
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