A far esplodere nel settembre 2022 il gasdotto Nord Stream 2, quello che passava sotto il Baltico e che avrebbe dovuto portare il gas direttamente dalla Russia alla Germania senza passare da Ucraina e Polonia, non è stato Vladimir Putin. E niente, nonostante l’imbarazzante propaganda di guerra occidentale, nonostante i debunker schierati a spernacchiare il premio Pulitzer Seymour Hersh, nonostante il fuoco di fila della stampa italiana, un pezzo di verità è comunque emerso: non è stata la Russia a distruggere il suo gasdotto.
Strano, no? Qualsiasi persona dotata di buon senso lo immaginava fin dall’inizio. Invece, quando Mosca ipotizzò un sabotaggio degli Alleati, Joe Biden rispose così: «Quello che dice Putin sono solo bugie». Lasciò quindi intendere che la Russia si fosse fatta l’attentato da sola per non fornire più il gas all’Europa senza così dover pagare le penali, devastando la propria struttura da 8 miliardi di dollari. Una cosa talmente surreale che avrebbe dovuto scatenare risate all’infinito. L’Ue e l’informazione occidentale la presero invece per buona. E noi e pochi altri che facevamo notare come tale scenario fosse un’idiozia, passammo così per complottisti.
Poco dopo la Norvegia, patria del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, aumentava la sua leadership come fornitore di gas dell’Europa, facendo registrare un aumento di esportazioni da brividi: + 303% in un anno. E l’Ue iniziava a comprare Gnl dagli Usa a prezzi esorbitanti, tanto che il ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire, insorse: «Non possiamo accettare che il nostro partner americano ci venda il suo Gnl a un prezzo quatto volte superiore a quello al quale vende agli industriali americani». Cosa successe poi in Italia lo sappiamo bene: tantissime imprese fallirono a causa del moltiplicarsi delle bollette del gas e le famiglie furono costrette a rateizzare, mentre Francia e Germania calmieravano i rialzi in barba alle regole sugli aiuti. Non è insomma un argomento che poco ci importi.
Chi è stato dunque a far saltare Nord Stream 2? Secondo le indagini della magistratura tedesca (quelle danesi e svedesi sono state archiviate) a mettere in atto il più incredibile dei sabotaggi fu lo yacht a vela Andromeda, salpato dal porto di Hohe Düne, a Rostock, con a bordo 5 uomini e una donna, tutti ucraini. Furono gli occupanti, con mute da sub, a mettere le bombe ad una profondità di 80 metri. Sull’imbarcazione sono state trovate tracce dell’esplosivo e di dna. E poi nomi falsi dati alla frontiera polacca, sei cellulari nuovi registrati sulla costa del Baltico a settembre 2022. Tanti elementi che portano alla Scuba Family, scuola di sub di Kiev e a Volodymyr Zhuravlov, 44 anni, raggiunto da un mandato di cattura internazionale da parte della Procura Federale tedesca ma che, poichè la Polonia in cui risiedeva non lo ha arrestato, ha già fatto perdere le proprie tracce, probabilmente in Ucraina.
Secondo il Wall Street Journal, tutto sarebbe nato a maggio 2022, durante una cena ad alto tasso alcolico, presente l’allora capo delle forze armate ucraine, il generale Valeriy Zaluzhniy. Lì venne partorita l’idea da attuare qualche mese più tardi. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky avrebbe approvato il piano, tranne poi chiamarsi fuori quando la Cia scoprì tutto, informando la Germania e attraverso questa Kiev. Sicchè l’Occidente era al corrente di cosa fosse accaduto. Dicono che Zelensky provò allora a fermare il progetto, ma Zaluzhniy avrebbe ignorato il suo ordine. E che fine ha fatto quest’ultimo, si dirà allora? È stato rimosso dalle forze armate ed è diventato, vedicaso, ambasciatore nel Regno Unito, per cui gode dell’immunità penale.
Questo il nuovo quadro della situazione, che ristabilisce almeno un principio logico: Putin non ha la sindrome di Tafazzi. Anche se, va da sè, che il Nord Stream 2 sia stato fatto saltare solo grazie ad uno yacht a vela noleggiato da amici ucraini che avevano preso la decisione ubriacandosi ad una cena, appare ridicolo. Che lo yacht sia sfuggito ai radar di chiunque, altrettanto. Che gli americani, pur a conoscenza del piano, abbiano prima tentato di bloccarlo e poi puntato l’indice contro la stessa Russia risulta addirittura grottesco. Ma che il presunto coordinatore del piano abbia disobbedito a Zelensky e sia stato poi nientemeno che promosso ambasciatore in Inghilterra non si può proprio sentire.
Dovrebbe esserci un limite alle prese in giro. Invece no. Dopo che l’Ucraina – da subito armata e foraggiata dal Belpaese – ha preso pure possesso della stazione del gas di Sudzha in territorio russo – quella che porta il combustibile in Europa – il governo italiano, incurante del fatto che i suoi cittadini siano stati devastati dal sabotaggio di Nord Stream 2, invece di pretendere immediate e doverose spiegazioni, ha voluto subito ribadire il «sostegno incessante a Kiev». Il prezzo del gas è ovviamente schizzato di nuovo alle stelle. E la dignità della Penisola qualche tacca sotto lo zero.
(Tratto dal Momento di Cronaca Vera)