Delitti

Strage di Erba, la demenziale lezione di etica di Aldo Grasso

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Un critico televisivo è solitamente un esperto di televisione. Il problema nasce quando il critico televisivo si sente un esperto di qualsiasi materia che in televisione appare. C’è così il rischio che si trasformi in un tuttologo: basta che una cosa appaia in tv e lui si sente autorizzato ad esserne un esperto. Sicchè, il 17 luglio, Aldo Grasso, il critico televisivo del Corriere della Sera si è avventurato in una filippica etica sulla strage di Erba, in un articolo dal titolo «I processi? Si fanno nelle aule di tribunale, non in televisione». E ha sottolineato: «La Corte bresciana ha ancora una volta ribadito che la legge in Italia si applica nelle aule giudiziarie e non nelle trasmissioni televisive».

Ma davvero?

Peccato che nel giugno del 2007 Mediaset abbia mandato in onda una docu-fiction sulla strage di Erba. Mancavano sette mesi al processo di primo grado e Olindo e Rosa, nemmeno rinviati a giudizio, erano dipinti come i sicuri colpevoli. Facile così influenzare i giudici della Corte d’Assise, scelti a sorte tra la popolazione, che infatti riportarono in sentenza anche fatti che non erano in atti (tipo il fatto che i coniugi non parlassero mai della strage mentre era l’unico argomento di discussione in casa).

All’epoca, però, Aldo Grasso mica scrisse che i processi non si fanno in tv. Anzi. Dedicò soltanto un breve video all’evento, il cui imprescindibile contenuto non è purtroppo più disponibile. Tuttavia il titolo era di ben altro tenore: «Strage di Erba, una docu-fiction noiosa». Noiosa. Nient’altro. Non pericolosa, non irrispettosa della presunzione d’innocenza. Noiosa. E basta.

E come mai?

All’epoca non lo preoccupava il fatto che i processi non si fanno in tv, tantomeno prima che il vero processo inizi, fatto ben più grave in uno Stato di diritto?

All’epoca non lo preoccupava il fatto che, come scrive lui «la legge in Italia si applica nelle aule giudiziarie e non nelle trasmissioni televisive»?

All’epoca non lo indignava il fatto che addirittura ci fosse una fiction in cui venivano rappresentati come colpevoli due indagati sui quali era obbligatoria la presunzione d’innocenza?

Evidentemente no. Si vede che il critico ha cambiato radicalmente idea su una materia abbastanza delicata come l’etica, ruotando il suo parere addirittura di 180 gradi.

Pazienza.

Solo che lo fa spesso. L’11 aprile 2018, sempre Aldo Grasso si occupava in un articolo e in un video della trasmissione Tutta la verità incentrata, ancora una volta, sulla strage di Erba. E nell’occasione qual era il difetto che individuava dell’inchiesta innocentista? Questo: «Nel caso di Tutta la verità, gli autori hanno sposato la tesi dei difensori e di qualche cronista, cercando di entrare nelle inevitabili crepe delle indagini. Due ore di programma, però, sono troppe, le ripetizioni finiscono per togliere mordente al racconto».

Ah ecco, era troppo lunga. Quindi va bene dubitare dell’indagine giudiziaria, basta che duri poco? È questo il suo senso etico?

Diventa difficile persino commentare questi sbalzi continui di giudizio.

A Grasso, per il suo recente articolo, ha comunque replicato Davide Parenti, il capo delle Iene che hanno intervistato me e Felice Manti per anni e che hanno approfondito l’inchiesta con scoperte autonome.

E Grasso gli ha risposto così: «Non sapevo foste giornalisti, o vi dichiarate tali solo quando vi fa comodo? Da troppo tempo il “metodo Iene” consiste non nel fare serie inchieste ma nel cercare argomenti che generino paura, indignazione, compassione se si tratta di malattie, al solo scopo di mettere in discussione l’affidabilità degli scienziati o la credibilità delle istituzioni. Il “metodo Iene”, come ho scritto più volte, dal caso Stamina ai vaccini, dalle cure miracolistiche alla lapidazione del regista Brizzi, ha già fatto troppi danni».

Ci vengono in mente due risposte:

  1. Non si capisce perchè se può dirsi giornalista uno che guarda la tv e poi scrive degli articoli semplicemente su ciò che ha visto sullo schermo, non possa dirsi altrettanto giornalista chi le notizie le cerca davvero, senza guardare la tv e facendo ciò che in teoria dovrebbe essere l’essenza del mestiere. E cioè trovare notizie. E non giocare al maestro di etica a corrente alternata, a seconda del programma e di chi lo fa.
  2. Parlare di “metodo Iene” e confondere eventuali errori di un autore o inviato con tutta la trasmissione, è come confondere l’errore di un solo giornalista del Corriere della Sera con tutto il Corriere della Sera. Potremmo scrivere interi libri sulle campagne colpevoliste o complottiste scritte da alcuni giornalisti del Corriere della Sera e non finiremmo più, a partire dalla cronaca nera, dal caso di Miriam Schillaci a quello di Ciccio e Tore. Ma le cose sono in realtà piuttosto semplici: come su Le Iene ci sono servizi che sono fatti bene, ce ne saranno altri che lo sono meno. Così come sul Corriere della Sera si possono trovare certamente le banalità di Aldo Grasso, vale comunque la pena leggere le cronache di Francesco Battistini. Si possono leggere i surreali articoli di Giusi Fasano, la quale ipotizzava che Olindo avesse imparato ad essere spietato leggendo Diabolik, ma vale tuttavia la pena leggere… niente, non mi viene in mente nient’altro per cui per me valga la pena leggere il Corriere. Prometto che ci penserò.

In attesa comunque che il critico si metta d’accordo con se stesso su ciò che è etico e non etico trattare in tv, o quale sia la lunghezza giusta del programma per renderlo etico, il Corriere della Sera ha sfoderato un altro articolo contro le inchieste sulla strage di Erba trattate in tv. Stavolta a firma Alessandro Trocino, il quale scrive: «La vicenda giudiziaria e mediatica della strage di Erba è indicativa. La sentenza definitiva di condanna per Rosa Bazzi e Olindo Romano risale al 2011. Lo scorso anno c’è stata una richiesta di revisione del processo, che è stata respinta. Nel frattempo, nonostante le sentenze e una montagna di prove, si è sviluppato un battage innocentista che imperversa tuttora. Paolo Moretti, giornalista della Provincia di Como, ha scritto un bel libro sulla vicenda, «Sangue e fango» (Dominioni) e da tempo prova a decostruire le molte falsità propalate dai media con un’analisi rigorosa dei documenti. Invano, vista la mole di trasmissioni, articoli e libri innocentisti».

Quali siano le «montagne di prove» e le «falsità propalate dai media» Trocino non lo dice. Però lui è sicuro che Paolo Moretti abbia scritto un «bel libro» sulla base di «un’analisi rigorosa dei documenti». Documenti che naturalmente Trocino non conosce, altrimenti si sarebbe risparmiato tali frasi. Per dare una vaga idea di quanto sia documentato Paolo Moretti sul caso, basta infatti guardare questo video e sentire la voce diretta dei protagonisti che lo smentiscono:

Certo, c’è da dire che Moretti è stato l’unico a scrivere che il 15 dicembre 2006 Mario Frigerio fece il nome di Olindo 3 volte. Una cosa che non è mai stata negli atti («analisi rigorosa dei documenti») ma che è stata incredibilmente ripetuta in aula a Brescia dall’avvocato generale dello Stato Domenico Chiaro. Un caso più unico che raro che a me, personalmente, inquieta molto.

Ma dato che Moretti, così come fece nel 2008, si è voluto recentemente occupare del nostro libro sulla strage di Erba, Il grande abbaglio, presto, anche a beneficio di Trocino e delle lezioni di etica di Aldo Grasso, mostreremo a tutti quale «analisi rigorosa dei documenti» il giornalista abbia fatto nel suo volume Sangue e fango. Ma lo faremo documenti alla mano e visibili a tutti e non per sentito dire, com’è ormai abitudine della stampa italiana.

Nel frattempo, per chi vuole, a questo link è possibile trovare le innumerevoli bufale scritte sulla strage di Erba, comprese quelle divulgate negli anni proprio dal Corriere della Sera.

Buona lettura.

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Tutte le bufale sulla strage di Erba, dal Corriere della Sera a Quarto Grado – QUI

Le dichiarazioni del 6 maggio 2024 di Edoardo Montolli a Fabio Camillacci in “Crimini e Criminologia”, video integrale – QUI

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I LINK AI VIDEO DI APPROFONDIMENTO:

 

Strage di Erba, il podcast IL GRANDE ABBAGLIO:

EPISODIO 0 – Gli audio inediti di Olindo Romano e Rosa Bazzi

EPISODIO 1 – La verità sulle intercettazioni di Mario Frigerio

EPISODIO 2 – C’era davvero una macchia di sangue sull’auto di Olindo?

EPISODIO 3 – Strage di Erba, la pista alternativa

EPISODIO 4 – La verità shock sulle confessioni di Olindo e Rosa

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EPISODIO 5 – Chi c’era in casa di Raffaella Castagna due ore prima della strage?

EPISODIO 6 – La verità sull’audio modificato di Mario Frigerio

EPISODIO 7 – Il video di Olindo Romano con Massimo Picozzi

EPISODIO 8 – La grande bufala sulla Lancia K di Carlo Castagna e altre menzogne

EPISODIO 9 – Quello che nessuno vi ha detto sul processo di revisione a Brescia

EPISODIO 10 – Il fax mai visto del generale Garofano sui panni di Rosa

EPISODIO 11 – Intervista a Cuno Tarfusser: “Ecco perchè ho chiesto la revisione”

EPISODIO 12 – Lo strano intreccio con il caso degli spioni di Telecom

EPISODIO 13 – L’intercettazione shock tra i trafficanti di droga

EPISODIO 14 – Quello che nessuno vi ha detto del processo di Brescia

EXTRA – Le confessioni integrali di Olindo Romano e Rosa Bazzi, commentate:

EXTRA – Le udienze integrali e commentate del processo di revisione a Brescia:

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INFO SU QUESTO PODCAST:

Il podcast IL GRANDE ABBAGLIO prende il nome dall’omonimo libro che pubblicammo nel 2008, in cui si sosteneva l’innocenza di Olindo Romano e Rosa Bazzi. Il volume fu travolto dalle polemiche e venne attaccato direttamente in aula dal pubblico ministero di Como Massimo Astori. Dopo aver raccontato per anni alla trasmissione Le Iene le nostre scoperte, abbiamo deciso di svelare qui i documenti e gli atti mai entrati a processo.

Gli autori:

Edoardo Montolli
Felice Manti

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I LIBRI

È uscito il nuovo libro di Felice Manti e Edoardo Montolli:

OLINDO E ROSA – IL PIÙ ATROCE ERRORE GIUDIZIARIO NELLA STORIA DELLA REPUBBLICA

Prefazione di Cuno TarfusserQUI

L’EPUB DI OLINDO E ROSA SI TROVA SU TUTTI GLI ALTRI STORE ONLINE

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IL GRANDE ABBAGLIO – VERSIONE AGGIORNATA

Controinchiesta sulla strage di ErbaQUI

L’EPUB DE IL GRANDE ABBAGLIO SI TROVA SU TUTTI GLI ALTRI STORE ONLINE

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Edoardo Montolli

Edoardo Montolli, giornalista, è autore di diversi libri inchiesta molto discussi. Due li ha dedicati alla strage di Erba: Il grande abbaglio e L’enigma di Erba. Ne Il caso Genchi (Aliberti, 2009), tuttora spesso al centro delle cronache, ha raccontato diversi retroscena su casi politici e giudiziari degli ultimi vent'anni. Dal 1991 ha lavorato con decine di testate giornalistiche. Alla fine degli anni ’90 si occupa di realtà borderline per il mensile Maxim, di cui diviene inviato fino a quando Andrea Monti lo chiama come consulente per la cronaca nera a News Settimanale. Dalla fine del 2006 alla primavera 2012 dirige la collana di libri inchiesta Yahoopolis dell’editore Aliberti, portandolo alla ribalta nazionale con diversi titoli che scalano le classifiche, da I misteri dell’agenda rossa, di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti a Michael Jackson- troppo per una vita sola di Paolo Giovanazzi, o che vincono prestigiosi premi, come il Rosario Livatino per O mia bella madu’ndrina di Felice Manti e Antonino Monteleone. Ha pubblicato tre thriller, considerati tra i più neri dalla critica; Il Boia (Hobby & Work 2005/ Giallo Mondadori 2008), La ferocia del coniglio (Hobby & Work, 2007) e L’illusionista (Aliberti, 2010). Il suo ultimo libro è I diari di Falcone (Chiarelettere, 2018)

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