Dopo la parentesi de “Il verso dell’assiolo“, recensito su questo blog nell’ ottobre del 2022, Davide Pappalardo, scrittore siciliano da anni trasferitosi a Bologna, ritorna con “L’onda nera“, edito da Pendragon, al suo personaggio elettivo, l’investigatore free lance Libero Russo, con il quale dal 2016, col primo romanzo della serie, “Buonasera (signorina)“, ha declinato una variante nostrana molto personale del genere “hard-boiled”, o meglio, visto che per la radicata italianità delle sue storie è inappropriato usare un termine anglosassone, del giallo d’azione. Anzi, per essere ancora più precisi, considerato che anche il termine giallo è improprio, ed anzi riduttivo, parlerei di “poliziesco investigativo”.
Che poi, a voler cogliere ancor meglio nel segno, è preferibile togliere l’aggettivo poliziesco (ne l’Onda nera la polizia ha un ruolo affatto secondario) e parlare di genere investigativo tout court.
In questa sua ultima fatica infatti Pappalardo porta ancora più in là il disegno , già evidente negli altri suoi romanzi “liberorussiani” , di andare oltre il genere. Se dovessi tentare un paragone, accomunerei Libero Russo, mutatis mutandis, a un altro personaggio “eccentrico” del genere noir, ovvero Lazaro Santandrea di Andrea G. Pinketts.
Come Santandrea, più alter ego del compianto autore milanese che sua creatura letteraria, Libero Russo indubitabilmente investiga e intorno a fatti criminali -ne L’ onda nera” il mirabolante furto aereo di un’opera d’arte – ma, alla fin fine oggetto di indagine, indefessa e irrisolta, è la propria collocazione nella realtà umana e sociale.
Con felice scelta, Russo ne “L’onda nera” è ottantenne. Pur ancora vispo e incline come al solito a mettersi nei guai per generosità , questa volta per aiutare due amati nipoti che vivono in Sicilia, sua terra d’origine odiosamata, il personaggio reca, inevitabilmente, nel corpo i segni di una vita piena di eccessi che, oltre a non averlo reso ricco, tutt’altro, renderebbe necessario un ritiro per curare il fegato malridotto dall’abuso di alcool.
Pur tentennando, il vecchio investigatore scalcinato oramai a riposo non riesce a venir meno alla solidarietà di famiglia e torna a Palermo. Invero gli è assolutamente chiaro che, vista l’età, è una delle ultime occasioni che gli si presentano per fare i conti con le sue radici, toccando con mano la situazione attuale dell’isola, lasciata tanti anni prima in balia della criminalità e della chiusura culturale. Purtroppo, il presente è segnato da un’ondata nera di intolleranza.
Inizia così una serie travolgente di vicende picaresche in cui i momenti drammatici si mescolano a quelli comico-grotteschi, proposti attraverso una scrittura ironica e disincantata, e colta, perfettamente aderente alla voce narrante dell’attempato investigatore.
Sullo sfondo, la Sicilia, come sempre nella narrativa di Pappalardo, riesce a rimanere bella e affascinante come è, anche se Libero Russo, da innamorato deluso, ci trasmette il suo rancore.
La parte forse più riuscita e significativa del romanzo é l’improbabile ma poetica storia d’ amore senile tra il protagonista ed una quasi coetanea più bella e impossibile di qualsiasi procace ventenne.
Se vorrete leggere “L’onda nera”, come consiglio vivamente, scoprirete che il finale è uno dei più coerenti e appropriati che potevano concepirsi.
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