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Everybody Loves Diamonds, la vera storia del colpo del secolo: “Così rubammo 200 milioni”

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Su Amazon Prime arriva Everybody Loves Diamonds, una serie direttamente ispirata al colpo del secolo, messo a segno nel 2003 ad Anversa dalla banda allestita da Leonardo NotarbartoloPortarono via 200 milioni di dollari in diamanti e gioielli dal caveau più protetto del mondoNella serie con Kim Rossi Stuart, anche Rupert Everett e Malcolm McDowell, il cattivissimo di Arancia MeccanicaEverybody Loves Diamonds

TORINO- Su Amazon Prime una serie tutta italiana rievoca il colpo del secolo: 200 milioni di dollari in diamanti e gioielli. Certo, è molto romanzata, ma vanta protagonisti tra i migliori del panorama cinematografico italiano: “Everybody Loves Diamonds” è diretta da Gianluca Maria Tavarelli e vede tra le star Kim Rossi Stuart, Anna Foglietta, Gian Marco Tognazzi, Carlotta Antonelli e Leonardo Lidi. Accanto a loro nientemeno che Rupert Everett, che gli italiani amano già solo per il fatto che ispirò le fattezze di Dylan Dog.

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E Malcolm McDowell, il cattivissimo di Arancia Meccanica. E il colpo del secolo? Beh, anche quello fu italiano. Ideato da un palermitano trapiantato a Torino, Leonardo Notarbartolo, oggi 71enne.

Everybody Loves Diamonds

EVERYBODY LOVES DIAMONDS, DALLA TV ALLA REALTÀ

Tutto accadde al World Diamond Center di Anversa esattamente vent’anni fa. Roba da dire “Casa di carta” scansati. Notarbartolo mise insieme un hacker, un esperto di serrature e un allarmista. E lasciò di stucco il mondo quando, nella notte di San Valentino del 2003, superò tutti i sistemi d’allarme di una delle cassaforti più controllate del mondo e un servizio di sicurezza degno di Buckingham Palace: «La banda era formata da quattro persone, tutte specializzate in un settore. Prima del colpo non ci conoscevamo neanche. Ci vollero tre anni per organizzare il furto, ma poi ne uscimmo con un bottino da 200 milioni di dollari in diamanti e gioielli».

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blank Rubare l’impossibile blank

 

Si racconta così al Corriere della Sera, rammentando di come svuotarono 123 cassette di sicurezza su 160 senza fare del male a nessuno. Ma come fu possibile? «Ognuno aveva la sua mansione, io dovevo occuparmi dei sistemi di antifurto del caveau. Usai una lacca per coprire il sensore che coglie calore e movimenti, uno scudo isolante per ricreare un tunnel protetto dagli infrarossi, e un altro sistema per rendere inutile il campo magnetico. Parliamo di più di mille giorni di programmazione, un vero lavoro. Quando pensavamo di essere vicini alla soluzione, la sorveglianza cambiava. Diverse volte abbiamo pensato di lasciar perdere, sembrava davvero impossibile, invece alla fine ci siamo riusciti. “Il mostro” sapeva fare tutto, mentre “Il genio” era un autentico hacker. Del quarto non voglio nemmeno dire il soprannome, mentre io ero “L’artista”».

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LAVORO SOPRAFFINO

Lavorarono, si fa per dire, dalle 23.30 alle 5 del mattino, di domenica, superando un lucchetto da 100 milioni di combinazioni. E se ne andarono dai box, in macchina, non prima di aver sostituito le cassette del sistema video di sicurezza con un paio di film a luci rosse. Poi il gruppo si divise: parte in Olanda, parte in Italia. In una piazzola dell’autostrada gettarono i resti del cibo consumato nel caveu e fu così, assicura, che la polizia, recuperando i resti, risalì ai loro codici genetici.

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Un errore clamoroso in un piano perfetto. Sempre che sia andata davvero così. Di certo il colpo divenne leggendario, di quelle leggende che ammantano anche la cronaca nera: la rapina della banda della via Osoppo o i colpi di Luciano Lutring. Notarbartolo scontò 6 anni, poi uscì per buona condotta. Ma il bottino? «So che è arrivato in Italia, nient’altro».

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Lui vive con moglie e figli a Giaveno. E cerca uno sponsor per le magliette che ha in mente di fare con la scritta “Sono io il ladro di Anversa”. Dice che sì, rifarebbe il colpo, magari aggiungendo uno specialista delle fughe, perchè in fondo il primo colpo lo fece a 5 anni e mezzo, rubando 5 mila lire in un negozio vicino a casa: «Mio padre doveva lavorare sodo una settimana per ottenere 250 lire. Quando lo scoprì mi tirò uno schiaffone che non dimenticherò mai. Ma non è bastato». Chissà come verrà la serie, si chiederanno tanti. E chissà dov’è finito il tesoro.

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