Il celebre criminologo Carmelo Lavorino interviene su Fronte del Blog sull’atroce delitto di Giulia Tramontano e del figlio di cui era in attesa
Premetto che per me si tratta di duplice omicidio in quanto sono stati uccisi due esseri umani: una donna di 29 anni e un bambino di età “meno due mesi alla nascita”, perché due sono le vittime viventi assassinate: la madre che viveva e che faceva vivere il suo bambino: la madre e il bambino, figli di tutti noi!
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Quando pensiamo di aver conosciuto tutte le forme con le quali la malignità, la crudeltà e l’imbecillità dell’animo umano si manifestano attuando un crimine, arrivano inedite espressioni-attuazioni criminali frutto del male, dove nel delitto si fondono l’intelligenza, i bassi istinti, i sordidi moventi, le capacità personali e la banale bestialità dell’essere umano. Banale bestialità del male che vorrebbe cancellare il problema/nemico/ostacolo togliendo la vita a due esseri umani, attuando la “disattivazione perenne dell’altro” tramite l’eliminazione fisica.
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Il duplice omicidio commesso da Alessandro Impagnatiello ai danni della povera Giulia Tramontano e del bimbetto Thiago con età “meno due alla nascita” è l’ultimo anello di questa catena perversa, malvagia ed aberrante. Un duplice omicidio che considero volontario situazionale e in seguito a litigio, però già fantasticato e ruminato in qualche parte nascosta della psiche dell’assassino e poi mal coperto e non frenato dalla morale e dal controllo dell’assassino.
Quindi, se già contemplato dalla mente dell’assassino è volontario premeditato o solo volontario? Lo dirà la Corte d’assise che giudicherà l’assassino reo confesso. Il progetto criminale non era stato organizzato in nessuna delle sue fasi, però, era stato già fantasticato e immaginato… se non desiderato: e cosa si desidera se non “eliminare” gli ostacoli e le negatività del percorso che ci porta alla felicità?
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Un omicidio sicuramente del tipo mostruoso considerato (1) le vittime: mamma col bambino in grembo, il bambino vivente dentro la madre e da questa protetto, nutrito ed amato; (2) le modalità esecutive: arma bianca che è sinonimo di contatto fisico continuato con le vittime con la lama assassinaimmersa ripetutamente; (3) l’inutile e prepotente violenza contro due vittime inermi; (4) la sofferenza inferta alla vittima, cosciente, fra l’altro, di essere ammazzata assieme al figlioletto dall’uomo col quale aveva concepito la vita che in quel momento stava per essere distrutta; (5) la manipolazione del corpo della povera vittima che portava in sé la nuova vita, vittima che è stata ridotta a fantoccio, quindi deumanizzata e trattata come immondizia di cui liberarsi; (6) l’intelligenza e la crudeltà dimostrate dall’assassino nelle fasi di depistaggio.
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Auguriamoci che il processo faccia il suo corso, che nessuno critichi gli avvocati difensori dell’assassino reo confesso perché svolgono la loro missione e i loro compiti, che vengano analizzati e risolti tutti gli aspetti e gli elementi della tragedia, che le due povere vittime riposino in pace, pace che invece i famigliari delle vittime e dell’assassino mai avranno.
Carmelo Lavorino
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