Ci avete fatto caso? Mister Massimiliano Allegri, ecco dopo aver perso la semifinale di Coppa Italia con l’Inter, praticamente… senza mai far giocare la sua Juve, è arrivato in conferenza stampa spento e abbacchiato; forse perché il meglio (come sostiene il formato web de La Gazzetta dello Sport) lo aveva dato a caldo, subito dopo il fischio finale.
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Allora, tutto sarebbe successo, come spesso capita, nel sottopassaggio. Non si sa che cosa abbia scatenato la furia del tecnico, ma questi, rientrando negli spogliatoi se l’è presa prima con il dirigente dell’Inter Dario Baccin, con cui c’erano stati degli screzi anche all’andata. E sono volate parole grosse, chi era nei paraggi ha raccontato che Allegri ha inveito un po’ contro tutti, se l’è presa perfino con Beppe Marotta, fino ad arrivare alla squadra, con offese anche piuttosto pesanti. “Siete delle m…, ma tanto arrivate sesti”. Così si sarebbe sfogato il tecnico, che poi entrando nel suo spogliatoio avrebbe continuato con i suoi: “Dobbiamo arrivare davanti a loro in campionato, non dobbiamo mandarli in Champions”.
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Poco prima, al momento di sostituire capitan Leonardo Bonucci, col suo erede Danilo invece, il centrale della nazionale ha gridato al coach livornese: “Aspetta a fare il cambio!”. Ma il mister non ha aspettato. Tanto che la reazione di Bonucci alla sostituzione è stata furibonda e plateale. In panchina ci è arrivato molto contrariato, urlando qualcosa di incomprensibile prima di prendere posto. Tuttavia Bonucci, finita la partita, a nervi distesi, ha provato a ridimensionare quanto accaduto: “Non stavo discutendo, né ho fatto polemiche. Era semplicemente per non sprecare uno slot subito. In queste partite serve più elettricità, ci mancava qualcosa nei contrasti. Non abbiamo costruito molto perché qualcuno forse era più stanco. Queste partite vanno giocate con più aggressività”.
Insomma, Andrea Agnelli, ex presidente, in eredità ha lasciato un bell’ambientino nervoso, da ricostruire. L’impressione? Allegri non può fare tutto da solo ed è nervosetto (pure lui) per la magmatica situazione societaria. Serve innanzitutto darsi una calmata, imparando a perdere, per tornare a vincere. E poi urge trovare un direttore sportivo e un vicepresidente, cui affidare la gestione della squadra. Che malinconia però: tutti litigano, in campo corrono in pochi.
Stefano Mauri