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Com’è morta davvero Michelle Baldassarre?

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Prosegue il giallo di Santeramo in Colle, dove Michelle Baldassarre è stata trovata morta carbonizzata in campagna con un coltello infilato nel torace: la Procura indaga per istigazione al suicidioLa donna si stava separando dal marito, che aveva denunciato per maltrattamenti e l’uomo si trovava agli arresti domiciliari. Ma tanti sono ancora i punti oscuri nella vicendaLa ricostruzione della vicenda nell’approfondimento di Cronaca Veramichelle baldassarre

BARI – Com’è morta davvero Michelle Baldassarre? È la domanda che tutti si pongono dal 9 febbraio scorso, quando il cadavere della donna fu trovato carbonizzato nelle campagne di Santeramo in Colle, con una lama infilata sul lato destro del torace, a ridosso di un muretto a secco. L’indagine del pm Baldo Pisani non è per omicidio, ma per istigazione al suicidio a carico di ignoti. E certo, nell’opinione pubblica, l’ipotesi di un suicidio desta più di una perplessità: come fa una persona a darsi fuoco e poi a pugnalarsi al torace?

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E viceversa, come fa a pugnalarsi al torace e poi a darsi fuoco? E poi, che suicidio è? Perché usare due diversi tipi di arma, peraltro entrambi così cruenti e quasi sempre letali? Le domande sono tante e, in fondo allo Stivale, sembra così rivivere un altro giallo che si vive molto più su, a Trieste, dove la Procura ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta in un altro suicidio che dire insolito è poco: quello di Liliana Resinovich, che si sarebbe tolta la vita in un parco dopo essere stata in giro non si sa quanto, essersi infilata in due sacchi della pattumiera, aver infilato la testa in due sacchi della spesa per poi stringerli con un cordino.

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IL CASO DI MICHELLE BALDASSARRE

Michelle aveva 55 anni e si stava separando dal marito Vito Passalacqua. L’uomo si trovava ai domiciliari dal 23 dicembre, con un permesso di uscita di otto ore al giorno, quattro al mattino e altrettante al pomeriggio, per andare al lavoro. E il motivo del suo arresto stava proprio in una denuncia per maltrattamenti presentata dalla donna, che aveva raccontato di due diversi litigi violenti. Michelle rimase in una casa protetta per 40 giorni, per poi decidere di uscirne il 31 gennaio.

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Per quegli episodi Vito ha scelto il rito abbreviato, poi ha chiesto di patteggiare 3 anni e mezzo. La sua casa è stata perquisita all’indomani della scoperta del cadavere. E ai carabinieri ha raccontato come abbia trascorso la giornata del 9 febbraio. In ogni caso, il suo avvocato Maurizio Tolentino ha giustamente detto a Quarto Grado: «Non ha bisogno di alibi perché non è indagato e non dovrebbe fornirlo. Quello che posso dire per quanto mi costa è che il dottore Passalacqua quel giorno era a casa e in ufficio, saranno stati fatti dei riscontri dagli organi inquirenti. Nell’immediatezza è stato sottoposto a delle perquisizioni che hanno dato esito negativo, sull’auto e sull’abitazione dove è domiciliato. Il cellulare non mi risulta e non ci sono stati altri controlli».

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IL GIORNO DELLA MORTE

Michelle, igienista dentale, muovendosi sulla sua bici elettrica, raggiungeva ogni mattina lo studio del fratello in via Santa Lucia. La mattina del 9 febbraio era attesa per pranzo a casa di una delle due figlie. aveva comprato il pane e le caramelle. E, narrano le cronache locali, si era fermata al bancomat a prelevare una cifra importante per uno sportello: 3 mila euro. A cosa gli sarebbero serviti tutti quei soldi? E perché prelevarli prima di uccidersi? E che fine hanno fatto?

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Dal suo cellulare partì poi un messaggio da Contrada Pantarosa, dove il suo corpo sarà ritrovato da un passante. Il giorno successivo avrebbe avuto un appuntamento con assistenti sociali e psicologi della struttura protetta da cui era appena andata via. La bicicletta era vicino al cadavere, segno che aveva raggiunto il posto autonomamente. Ma c’era qualcuno ad attenderla? Per la Procura Michelle avrebbe fatto tutto da sola: lì vicino è stata rinvenuta anche una tanica di benzina vuota. Se la sarebbe dunque portata lei per darsi fuoco.

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michelle baldassarre

Tuttavia, spiegano i giornali della zona, i cinque distributori di Santeremo negano di averla vista: dove sarebbe allora andata ad acquistarla? Le prime risposte all’enigma arriveranno forse dall’analisi delle telecamere di sorveglianza della zona, da quelle del suo cellulare e dei tabulati telefonici, e dall’autopsia svolta dal medico legale del Policlinico di Bari Francesco Vinci e dal tossicologo Roberto Gagliano Candela.

Al momento pare fosse ancora viva mentre prese fuoco, fatto documentato dalle tracce di monossido di carbonio trovate nella trachea. E poi, forse, le telecamere di sicurezza di cui sono solitamente dotati i benzinai, potrebbero confermare o meno la presenza della donna ai distributori. Di certo, il giallo appare tutt’altro che chiarito.

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