La riflessione di Paolo Pissavini, scrittore e calciofilo cremasco sul caso Juventus. Sui prossimi scenari possibili e sulle eventuali conseguenze sul calcio italiano.
Siccome quando si parla di calcio bisogna prima dichiarare la propria fede, premetto d’essere milanista.
In tutto il clamore destato dal caso Juventus spicca il silenzio degli altri club.
Beh, certo, qualsiasi cosa dovessero dire suonerebbe stonata, perché ciò che pare ovvio a chiunque è che il sistema plusvalenze, da chi più, da chi meno, fosse in uso a molte società, che sapevano di non rischiare granché.
Non si rischiava perché, come prova, non era sufficiente l’eclatante super valutazione data a taluni giocatori nelle compravendite, come era emerso nel 2016, nell’originaria indagine svolta nei confronti della stessa Juventus.
I tifosi juventini stanno inondando i social con le cifre della compravendita di Osimeh da parte del Napoli e/o con quelle dei giovani dell’Inter (sospetti pure sullo scambio Bonucci/Caldara tra Milan e Juventus).
Ma perché solo la Juve?
Le prove le deve fornire l’accusa, anche nella giustizia sportiva, che pure è più “sempliciotta” di quella penale.
In questa occadione, però, a seguito dell’ipotesi di reato che diede il via all’indagine penale, la giustizia sportiva ha acquisito i risultati di una imponente attività d’intercettazioni con i relativi riscontri, che sarebbero prove rilevantissime.
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Un’indagine deve sempre partire da una notizia di reato: una denuncia, una querela, un esposto che, in evidenza, nel caso della Juve c’è stata.
Non è detto che in qualche parte d’Italia non ci sia qualcuno che stia intercettando o abbia intercettato conversazioni di dirigenti del Milan, dell’Inter o altri.
Comunque la si pensi, una Juve in B sarebbe l’ennesimo duro colpo all’intero movimento calcistico italiano, con conseguente ulteriore perdita di competività della nostra serie A nei confronti dei campionati esteri.
Non racconto queste cose per finta solidarietà agli amici juventini, ma perché a certi livelli quello che sta meglio ha la rogna.
Ogni tanto, seppure persi nei nostri sogni di tifosi, dovremmo essere realisti e renderci di come vanno le cose nel mondo.
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Così postò via social lo scrittore e calciofilo cremasco Paolo Pissavini (nella foto è in compagnia dell’ex calciatore Tommasi), carabiniere d’azione in pensione. E, beh, Paolo tutti i torti non ha.
Detto ciò è utile ribadire come, dal 2018, dalla cacciata di Marotta, la Juve, soprattutto per sostenere economicamente l’affaire Cristiano Ronaldo, abbia adottata una gestione più arrembante e meno sostenibile. Fabio Paratici e Pavel Nedved si adoperarono non poco, a quanto pare, per favorire il turnover dirigenziale approvato da Andrea Agnelli. E la Vecchia Signora, senza Marotta, ecco ha intrapreso una parabola discendente.
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Ora la politica bianconera, complice la penalizzazione, e altri grattacapi potrebbero arrivare da altri fronti d’indagine, muterà assai, ma urge affidare la direzione sportiva a un addetto ai lavori pesante, pensante e che non sia stato vice di nessuno. Ergo dato che di nuovo la Juventus ricomincerà daccapo (ah che errore “dimettere” Marotta vero dottor Agnelli?), che almeno si riparta con un forte condottiero.
Stefano Mauri