Il Parco dei Mostri (denominato anche Sacro Bosco o Villa delle Meraviglie), è un giardino naturale ricco di sculture ritraenti animali mitologici e divinità occulte e pauroseMolti hanno tentato di sciogliere l’enigma di questo luogo tra arte, magia e letteratura, ma il modo migliore di apprezzarlo è quello di perdersi al suo interno, abbandonando ogni certezza razionaleBomarzo (Viterbo)
L’architetto e antiquario Pirro Ligorio, noto anche come “abile falsario di iscrizioni latine”, su commissione del principe Pier Francesco Orsini, nel 1547, progettò e sovrintese alla realizzazione del parco di Bomarzo, elevando a sistema, nelle figure mitologiche, il genere del grotesque.
Storici, archeologi e filologi hanno fatto parecchi tentativi per spiegare questo labirinto di simboli e hanno trovato temi antichi e motivi della letteratura rinascimentale, per esempio del “Canzoniere” di Francesco Petrarca, de “l’Orlando furioso” di Ludovico Ariosto e dei poemi di Bernardo Tasso. Sono rimasti, però, talmente tanti misteri che uno schema interpretativo omogeneo, alla fin fine, forse non potrebbe nemmeno essere trovato, ma una possibile iscrizione-chiave compare su un pilastro: “Sol per sfogare il core”.
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L’idea visionaria del Parco dei Mostri
Nel 1585, dopo la morte dell’ultimo principe Orsini, il parco fu abbandonato e nella seconda metà del Novecento fu restaurato dalla coppia Giancarlo e Tina Severi Bettini, i quali sono sepolti nel tempietto interno al parco, che forse è anche il sepolcro di Giulia Farnese.
Nel 1948 il parco fu visitato dal pittore surrealista Salvador Dalí, che per l’occasione si fece inquadrare in pose originali tra i principali monumenti e definì il luogo un’invenzione visionaria unica. L’artista spagnolo ne rimase talmente colpito che gli fu di ispirazione per una delle sue opere, quella delle “Tentazioni di Sant’Antonio”.
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Studiosi, artisti e intellettuali di ogni epoca, sono stati in molti a interrogarsi sulle reali intenzioni del Principe Orsini e sui significati nascosti disseminati nel parco, le cui attrazioni sono cariche di simbolismi, con continui riferimenti e rimandi alla mitologia ed al mondo dell’occulto e del fantastico. Il visitatore viene condotto attraverso un percorso fatto di grandi statue, edifici surreali, iscrizioni e indovinelli che sorprendono e disorientano continuamente.
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Non a caso il parco è chiamato anche Bosco Sacro o Bosco Iniziatico. Un regno di sogno, in cui stimolare l’intelligenza e la cultura, grazie a un continuo gioco di richiami mitologici ed enigmi, tra statue di sirene, mostri marini, tartarughe giganti, satiri, sfingi, draghi, maschere, falsi sepolcri e giochi illusionistici: «Voi che entrate qui, considerate ciò che vedete e poi ditemi se tante meraviglie sono fatte per l’inganno o per l’arte».
Percorso sorprendente
Dopo la morte del Principe, gli eredi abbandonarono il parco, e solo dopo 400 anni, la famiglia Bettini, recuperò con restauri e lavori quello che oggi possiamo ammirare.
Varcata la soglia di ingresso e superate le due sfingi, una delle prime grandi opere che si incontra è la colossale testa di un mostro marino: si tratta di Proteo-Glauco, il pescatore divenuto dio marino dopo aver mangiato un’erba magica. Più avanti, una scena che raffigura una lotta tra giganti: un impetuoso e violento Ercole uccide – squartando a mani nude – Caco, il figlio del dio Vulcano.
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Tra le più imprevedibili, inquietanti e suggestive opere ci sono i gruppi scultorei della Tartaruga e del Pegaso alato, ma anche un elefante e la statua del dio Nettuno. Ma le stravaganze non finiscono qui. A un certo punto appare un edificio davvero singolare; si tratta della “Casa Pendente”, una abitazione costruita sopra un masso inclinato che inganna gli occhi fino a far perdere l’equilibrio.
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Nei dintorni si trovano anche la statua del Drago assalito da un cane e un leone, e poi il Gigante, lo Stregone e l’inquietante Orco sanguigno con la bocca spalancata, al cui interno si trova un tavolo in pietra con tanto di sedie.
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Sulla bocca dell’Orco la scritta “Lasciate ogni pensiero voi che entrate” invita ad abbandonare certezze razionali per ricongiungersi con la nostra parte più istintiva e autentica al fine di ritrovare noi stessi. È forse questo il senso del messaggio che il Principe Orsini voleva comunicare ai suoi ospiti?
Priscilla Astra per Cronaca Vera