Benno Neumair, che uccise i genitori per gettarne i corpi nell’Adige, è stato infine condannato all’ergastolo.Il giovane insegnante dovrà scontare anche un anno di isolamento diurno. I legali chiedevano di considerarlo incapace di intendere e di volereL’approfondimento di Cronaca Vera sull’intera vicenda
BOLZANO – Ergastolo per Benno Neumair. Un anno di isolamento diurno. E una provvisionale alle parti civili: cioè 200.000 euro alla sorella Madè e 80.000 euro alla sorella di Laura Perselli, Carla. È terminato come ci si aspettava il processo all’insegnante con la passione per la palestra che uccise il padre Peter, 63 anni, e la mamma Laura Perselli, 68, entrambi docenti in pensione, per poi gettarne i resti nell’Adige.
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Alla sbarra, l’imputato aveva giurato di non aver pianificato i delitti in una ricostruzione piena di «non ricordo». Per i suoi avvocati, Angelo Polo e Flavio Moccia, Benno era incapace di intendere e di volere. E, dalla loro, avevano una consulenza che parlava di “un grave disturbo di personalità” e di un soggetto “malato e socialmente pericoloso”. Dunque, non in grado di controllarsi dopo il presunto litigio con il padre, del quale si ha solo la versione dell’imputato.
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LA STORIA
I suoi genitori sparirono nel nulla il 4 gennaio 2021. Le ipotesi sulla scomparsa volontaria della coppia caddero in fretta. E le indagini portarono a scoprire che erano stati in realtà assassinati dal figlio, che poi li aveva caricati in auto per gettarli nell’Adige, andando a dormire da un’amica per trovarsi un alibi.
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Lui ammise tutto. Parlò di un litigio con papà terminato in un delitto, e dell’omicidio della madre commesso allo scopo di eliminare un testimone scomodo. Venne fuori che davvero il giovane era stato ricoverato in Germania per problemi psicologici. E, nel corso del processo, è emerso altro.
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La zia Elisabetta Perselli si è ricordata quando la sorella e il marito erano scomparsi, il nipote non era ancora stato arrestato e lei non sospettava minimamente di Benno: «In quel periodo un giorno lo incontrai e notai che aveva degli occhi da squalo: immobili e inespressivi, non trasmettevano alcuna emozione. Fui colpita da questa cosa».
E ancora, c’era un messaggio vocale del luglio 2020 della mamma ad un’amica di Rieti, Patricia Alagna: «La diagnosi dei medici tedeschi è che soffre di schizofrenia paranoide con disturbo della personalità e aggressività. Avevo chiesto di mandarlo con un’ambulanza a Bolzano ma è impossibile, per loro deve andare per conto proprio. Cose folli, sarebbe da denunciarli. Io ho paura a vivere con un ragazzo così. Ho contattato il primario di psichiatria che è molto bravo e vediamo se si riesce con calma a convincerlo a metterlo in una comunità terapeutica. Siamo stanchi».
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Addirittura, la sua maestra dell’asilo, Doriana Baracca, ha rammentato che ai tempi «Benno era un bambino con dei problemi ed io lo dissi a sua mamma Laura. Lei però rispose che lo aveva portato da una sorta di stregone, durante le loro vacanze a Bali, per togliere a Benno gli “spiritelli maligni”, così disse, visto che una notte lo avevano sorpreso con un coltello in mano di fronte alla sorellina Madè. Io rimasi scioccata da quella risposta. Mi disse anche che il suo ex marito, morto suicida anni prima, era proprio uno psicologo: io compresi allora che lei non avrebbe mai portato suo figlio Benno da uno psicologo».
E ancora: «Benno era estremamente introverso ed isolato, non si entusiasmava mai di nulla, nemmeno dei giochi, ma era anche intelligente ed ubbidiente: un “soldatino” che a noi insegnanti non dava mai problemi ma che, al tempo stesso, dimostrava di avere bisogno di un aiuto psicologico che sua madre non gli diede. Mi dispiace dirlo ora che la madre è morta ma credo che ci siano delle responsabilità che rimangono».
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BENNO NEUMAIR, LE PAROLE DELLA SORELLA
Per i pm Federica Iovene e Igor Secco, ed evidentemente anche per i giudici, Benno non era però incapace di intendere e di volere. Secondo l’accusa la sua confessione fu «tardiva ed utilitaristica». Ha dichiarato il magistrato Secco nella requisitoria: «Benno soffre di un disturbo della personalità. Non soffre perché non si pente. E non ha sofferto quando ha messo in scena il suo spettacolo qui davanti a voi. Non è che la sua malattia gli abbia reso impossibile chiedere perdono a sua sorella qui in aula o almeno dirle una semplice parola di scuse. Nulla gli avrebbe impedito di parlare con uno psichiatra in prigione».
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La sorella Madè, dopo la sentenza, ha commentato: «Questa non è una vittoria. Non è un traguardo. Penso che la giuria abbia deciso quello che in questo momento è sembrato giusto. Penso che sia giusto. Non so se lo perdonerò è una domanda così difficile che non ci sto pensando. Non sto pensando a lui in questo momento ma alla mamma e al papà».
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E zia Carla dice: «La verità è la verità, non la puoi nascondere. Quando il giudice ha letto la sentenza, il mio primo pensiero è stato il corpo di mia sorella nell’obitorio. Ogni tanto mi chiedo cosa avrebbe fatto lei, se fosse sopravvissuta e avesse trovato il corpo senza vita di Peter. Conoscendola, sarebbe andata fino in fondo. Anche se era suo figlio. Poi si sarebbe ammalata, e sarebbe morta di dolore».
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La famiglia spera in un suo vero pentimento e che racconti tutto. La difesa ha annunciato ricorso in appello.