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Mostro di Firenze, parla il testimone oculare: “Mi ritengo un sopravvissuto. Avrebbero potuto prenderlo”

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Mostro di Firenze, la seconda parte dell’intervista esclusiva a Luciano Cigolini, l’uomo che nel 1985 sostenne di essere sopravvissuto ad un agguato del serial killer, denunciando tutto ai carabinieri e fornendo, insieme alla fidanzata, un identikit del presunto assassino.Con lui parla Gianpaolo Saccomano, il regista del film “Nero fiorentino” dedicato al mostro : “C’è un rullino fotografico che potrebbe dirci molto di più”mostro di firenze cigolini

Nella Sala Eventi di SpazioComune, a Cremona, si tiene l’incontro dal titolo “Il caso del Mostro di Firenze: un mistero lungo cinquant’anni”. Tra i relatori anche Gianpaolo Saccomano, regista del film “Nero Fiorentino”, a cui partecipa anche un testimone d’eccezione, Luciano Cigolini, che sostiene di essere sopravvissuto all’incontro con quello che potrebbe essere stato il vero serial killer delle coppiette. Raccontò il terribile episodio ai carabinieri e fornì anche un preciso identikit. E per la prima volta, dopo 37 anni, parla in pubblico di ciò che gli accadde. Cronaca Vera l’ha incontrato per un’intervista esclusiva realizzata da Stefano Mauri.

Qui, la prima parte dell’intervista – GUARDA

mostro di firenze cigolini

 

Cigolini, ripensa spesso all’accaduto?

«Mi ritengo un miracolato scampato a un vero e proprio agguato del mostro, ci penso sempre e mi spiace non sia stata considerata la mia deposizione: si poteva prendere il mostro. Ci hanno riparato i cespugli, ma se ci avesse visto, non sarei qui a ricordare».

Il 9 settembre di quello stesso anno, morirono Jean Michel Kravreichvili e Nadine Mauriot, campeggiatori in viaggio di vacanza in Italia dalla Francia…

(Luciano si commuove, ndr) «Mi creda ho i brividi, sudo freddo, se fossi andato subito dagli inquirenti, chissà, magari nessuno sarebbe morto agli Scopeti. Ma a quei tempi le notizie camminavano piano: contestualizzare, capire e parlare, non era semplice. Anni dopo, infastidito dal fatto che non si era approfondita la mia disavventura, telefonai alla Rai nel corso della trasmissione “Un giorno in Pretura”. Stavano parlando del caso Pacciani, ribadii che secondo me non era lui il mostro. E’ la prima volta che, pubblicamente, ripercorro quell’agosto lontano, in un certo senso mi sto togliendo un macigno, ma la ferita sanguina: se andavo prima dai carabinieri, i francesi, mah, magari non avrebbero fatto quella fine orrenda. No?»

mostro di firenze cigolini 1

 

IL REGISTA

Appassionato di mistery, ufo e criminolgia, regista, cronista e scrittore, Gianpaolo Saccomano ha scritto e diretto la docufiction “Nero Fiorentino”. È lui che è riuscito a portare Cigolini a Cremona. Gianpaolo ha le idee chiare.

Lo speciale di Fronte del Blog dedicato al Mostro di Firenze – QUI 

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Il grande abbaglio, controinchiesta sulla strage di Erba (versione aggiornata) – GUARDA

Particolare non indifferente: ha una tesi, sulla vera identità del serial killer, raccontata nel film: «Secondo me regge, è credibile la testimonianza di Luciano Cigolini. Sul fatto che subì l’attacco nel pomeriggio, potrebbe incidere il fatto che il maniaco sanguinario, complice il clima che si era creato nella metà degli anni Ottanta con le coppie toscane terrorizzate in casa dalla paura, non trovando più le sue prede di notte e abitando nei paraggi, era costretto a muoversi di giorno, in cerca di coppiette.

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Rianalizzando il caso è tornato in auge il rullino, contenente le 17 fotografie, attenzionato inizialmente, poi spariti dai radar, dei campeggiatori francesi uccisi dal mostro. Quelle fotografie potrebbe dare informazioni sulla reale data della morte dei ragazzi. Nel 1982, inoltre, ritrovarono, in prossimità di un doppio delitto, una bustina di un farmaco, uno psicostimolante. E di fatto, Cigolini, coi suoi ricordi, ci ha descritto un pazzo. Per quanto mi riguarda, il vero serial killer è una persona sola, terrorizzata per un qualche motivo dalle donne, devastata da turbe psichiche, spesso ricoverata in strutture psichiatriche, San Salvi di Firenze compreso.

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E i ricoveri evidentemente coinciderebbero con le pause tra un doppio omicidio e l’altro. Il “Mostro” presumibilmente viveva accudito da un parente col quale condivideva la casa, ma a un certo punto improvvisamente, per un ricovero definitivo oppure secondo il mio lungometraggio espatriato, per così dire da qualcuno del terzo settore, è sparito dalla circolazione. Magari continuando a seminare terrore e morti da un’altra parte, in un altro contesto. I “Compagni di Merende”? Certamente erano guardoni, ma non hanno ucciso loro le coppie. Potrebbero tuttavia aver visto qualcosa vagando tra i boschi. Antonino Di Mora, esperto di criminalistica, membro dell’Accademia Italiana Scienze Forensi, A Firenze, nel 1986 frequentò spesso il giornalista, esperto in materia e in cronaca nera, Mario Spezi e scrisse il romanzo “Borgo Paura”, libro interessante sul “Mostro” che andrebbe ristampato. Io e lui concordiamo col fatto che quella del Mostro è una storia tragica da riscrivere. Ma temiamo siano rimasti pochi reparti da rianalizzare».

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Stefano Mauri per Cronaca Vera

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