L’incredibile storia della dodicenne parigina Lola, rapita sotto casa, torturata e uccisa. Con la clochard algerina Dahbia B., 24 anni e con problemi psichiatrici, indagate altre tre persone, tra cui la sorella, tutte di età compresa tra i 26 e i 43 anniAl momento l’ipotesi è che si sia trattato di un caso di pura follia. Sembrerebbe escluso il movente del traffico d’organi. Si indaga per stupro, tortura e omicidio. In Francia scoppia la polemica sulla politica dell’immigrazione
Lola Daviet è stata uccisa verosimilmente da una psicopatica. Non c’era alcun traffico d’organi dietro il suo sequestro. Solo una clochard instabile mentalmente, che l’ha rapita, torturata e uccisa.
Questa l’ipotesi degli inquirenti, dopo che ha arrestato la 24enne algerina Dahbia B.. La donna soffre di problemi psichiatrici. Con le sono indagati la sorella Friha B., Amine K. e Rachid N. di età comprese tra i 26 e i 43 anni.
La scomparsa di Lola Daviet
Lola era sparita nel nulla venerdì, in un tranquillo quartiere nel nord ovest della città, nel tratto di strada che separa la scuola media Georges Brassens e il residence Manin, in cui viveva con i genitori – che fanno i custodi in un edificio adiacente – e il fratello: 190 metri di percorso, al rientro dalle lezioni. L’allarme scatta subito: che fine ha fatto Lola?
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Il padre recupera presto un video di sorveglianza che la riprende alle 15,20 nell’androne del palazzo. Non è però sola: con lei c’è una ragazza di 24 anni, che si rivelerà essere Dahbia. La studentessa sembra impaurita. Una vicina, che visiona il filmato con il padre di Lola, racconta a Le Parisien che la 24enne «fa un gesto come per dirle di venire, ma Lola non ha per niente l’aria tranquilla. Si capisce che sta succedendo qualcosa che non è normale».
La mamma della ragazzina, Delphine Daviet, pubblica la sua foto su Facebook in un disperato appello per ritrovarla. Ma quella è l’ultima volta che Lola sarà vista viva. La ritrovano otto ore più tardi, grazie alla segnalazione di un clochard (che sarà poi tra i fermati), in una cassa di plastica, nel cortile del palazzo: ha braccia e gambe legate, ferite alla gola, scotch sul viso, la testa quasi staccata. E le cifre “1” e “0” appoggiate sul busto. Cosa significhino, non si sa.
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Però, nel buio in cui appaiono avvolte le indagini nelle prime ore, lasciano pensare di tutto. Dentro al baule ci sono anche due trolley, sul cui contenuto gli inquirenti restano abbottonati. L’autopsia rivela che Lola è morta per asfissia.
L’inchiesta
Si sa che Dahbia aveva offerto invano dei soldi ad un passante per farsi aiutare a trasportare la cassa su una Dacia Lodgy. E i testimoni la descrivono come una squilibrata: «L’abbiamo vista entrare nel palazzo da sola – racconta uno di loro -, poi è uscita una mezz’ora dopo. Aveva una grossa cassa, molto pesante, chiedeva a tutti di aiutarla a trasportarla. Avrà avuto vent’anni, aveva l’aria un po’ da matta, la faccia truccata dappertutto. A un certo punto ha lasciato la cassa davanti a un caffè, faceva avanti e indietro, entrava e usciva, noi ci chiedevamo cosa ci fosse dentro ma mai avremmo pensato a un corpo. Poi è andata alla panetteria davanti al caffè a comprarsi un croissant, è tornata come se niente fosse, aveva l’aria un po’ instabile».
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Non solo. Dice un altro testimone che Dahbia «parlava di traffico di organi, e mi ha chiesto di aiutarla a trasportare il grosso baule di plastica». Ecco perché inizialmente la pista del traffico d’organi entra tra quelle prese in considerazione dalla polizia. Ma gli inquirenti seguono la Dacia e arrivano a fermare quattro persone in città e a Bois-Colombes, nella periferia ovest, una manciata di chilometri dal residence Manin. Dahbia viene arrestata.
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E ora si propende per il gesto di una psicopatica. Ma perché? La conosceva? È stato un atto impulsivo o premeditato? Gli indagati l’hanno in qualche modo aiutata? Sono le prime domande cui la donna dovrà rispondere, mentre in Francia già si sollevano polemiche sulla politica dell’immigrazione. L’indagine è aperta anche per tortura, omicidio. Ma anche per stupro.
Manuel Montero
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