L’antologia “Noir in abito da sera”, uscita quest’anno per Damster Edizioni, curata da Dario Brunetti, animatore del blog letterario “Giallo e cucina”, giunge a consacrare un dato di fatto: è ormai da molti anni che, perlomeno nel campo della letteratura giallo-noir, si è raggiunta la consapevolezza di una piena parità tra i sessi.
Lo si deve alla salita alla ribalta di una folta schiera di eccellenti scrittrici, capaci di fornire prove secondo me anche migliori di quelle dei colleghi uomini.Noir in abito da sera è una raccolta di racconti di 11 autrici ( in ordine di apparizione – e alfabetico – nel libro: Francesca Bertuzzi, Piera Carlomagno, Mimma Leone, Lorena Lusetti, Chicca Maralfa, Marzia Musneci, Giada Trebeschi, Luana Troncanetti, Paola Varalli, Serena Venditto, Letizia Vicidomini) che hanno come tratto comune protagoniste femminili, siano esse investigatrici o personaggi chiave.
Il raddoppio, donna che scrive di donne coinvolte in storie noir, è particolarmente stimolante, e la lettura non tradisce le aspettative.Diciamo subito che il tema dell’abito da sera cui allude il titolo non viene rispettato in tutti i racconti, come nemmeno quello del genere noir differente e contrapposto a quello del giallo investigativo, ammesso che una chiara distinzione tra i due modelli sia possibile e, comunque, utile.
Ma non era questo che ci riproponeva, ovviamente.
L’obiettivo, centrato, era quello di fornire una summa dell’acuta capacità di interpretare il mondo da un versante femminile, così ricca e variegata da mettere in ombra, per vivacità e profondità, l’angolatura maschile.
Che le “storie di delitti”, usiamo questo termine più generico ma forse più proprio, non siano un semplice divertissement ma permettano di cogliere l’essenza della realtà umana e sociale, era già universalmente riconosciuto.
L’abbinamento “storie di delitti” e donne ( al quadrato!) è, come ci si poteva aspettare, un moltiplicatore brioso e multiforme.
L’antologia va gustata immergendosi nei molteplici risvolti di un panorama fatto di undici esplorazioni, tutte diverse ma unite dalla grazia e sensibilità prerogative dell’animo femminile, del dilemma “perché si uccide”.
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