Fronte del Blog intervista l’autore di un cult dei primi anni ’80 con la sua “Una gita sul Po pòpòpòpò”. L’autore oggi fa l’avvocato a Milano: Gerardo Carmine Gargiulo è appena tornato a incidere un cd. Tra cui il nuovo inno dell’Avellino calcio (ma il primo, storico inno, è sempre il suo). I suoi ricordi: da Battisti a Iglesias: leggete e scoprirete tutte le canzoni dei big scritte dal cantante-avvocato A Milano tutti oggi lo conoscono come un avvocato di successo. Gerardo Carmine Gargiulo, sessant’anni appena compiuti, gli occhialini – che danno sempre un tocco professionale – e la giacca sempre indosso, non fanno pensare ad altro che ad un professionista del foro. E quando ti dice che fa il cantante un po’ resti perplesso. Così come quando ti raccontano che in Irpinia sia un divo assoluto, perché in fondo, esiste un mondo parallelo di cantanti neomelodici che hanno un grande successo, ma tutto ristretto in una particolare regione. Poi però fischietta un motivetto e con la memoria improvvisamente torni all’infanzia, ad un must che ogni quarantenne ha cantato almeno una volta da bambino: “Una gita sul Po, pòpòpòpò”. Erano gli anni delle prime tv private e l’uomo in fisarmonica con barba e capelli lunghi imperversava con una canzone che avrebbe fatto epoca. Era lui, l’avvocato Gerardo Carmine Gargiulo. «E’ vero che “Una gita sul Po”, quando uscì negli anni ‘80 – dice – ebbe un grandissimo successo di pubblico e di critica. Ma è davvero strano che sia stato proprio io, Irpino Doc, a scriverla. Io, in realtà a questa gita non ci sono mai andato, tutto è nato dalla mia fantasia dopo aver letto il cartello affisso sulla bacheca del Comune di Rozzano – dove ancora vivo – che per quella domenica organizzava questa gita sul Po. Ci ho fantasticato sopra ed ho immaginato le scene di queste famiglie di lavoratori che andavano a passare una domenica spensierata sul grande fiume … Ho scoperto, poi, con grande mio stupore, che erano vere molte delle cose da me descritte nella canzone: “alle 5 del mattino, tutti quanti allineati, con le mogli e coi bambini anche troppo equipaggiati”. O ancora: “ … e quel vecchio guidatore come al solito ubriaco, che s’inchina alle signore nel suo pullman sgangherato poi fischiando nella nebbia se ne va …”. Effettivamente era così e addiruttura c’era l’assessore che faceva il tenore».
Tuttora Gargiulo canta e divide le due professioni in maniera netta, un po’, ricorda, come faceva Enzo Jannacci, cantante e medico. La sua carriera cominciò nel 1970, quando dall’Irpinia partì per Milano. Cominciò bene, soprattutto da autore.
«Per Ornella Vanoni scrissi “Io volevo diventare”, per l’epoca era molto all’avanguardia e penso che lo sia rimasta ancora oggi : e’ sempre un’emozione e una sopresa ascoltarla. Per Julio Iglesias la canzone “Sono io “ incisa anche in versione spagnola con testo dello stesso Julio Iglesias. La canzone che ho scritto per Peppino di Capri si intitolava invece “ Fresca fresca” con cui Peppino partecipò al Disco Estate. Fu anche inserita nella colonna sonora del film con Mario Merola intitolato “Napoli, Palermo, New York il triangolo della camorra”».
Che ricordi hai?
«Quando Ornella Vanoni mi fu presentata da Giusta Spotti – l’ allora Direttore Artistico delle Edizioni Ariston – era già una grande star con grandi successi alle spalle ed io avevo solo 17 anni e mi ero appena affacciato al mondo della musica . Fu un incontro molto emozionante e mi sentii a disagio con lei , che , invece, fu, molto affettuosa e si complimentò per la canzone dicendo che le era piaciuta così tanto che l’aveva scelta e preferita tra molte altre per inciderla nel suo Album “ Un gioco senza età” , incoraggiandomi a continuare su questa strada. A Peppino Di Capri ci lega oggi la stessa etichetta discografica, la “Lucky Planets” e recentemente gli ho proposto una nuova canzone».
Un episodio che non sei riuscito a dimenticare di quegli anni?
«Conobbi Lucio Battisti alla Ricordi di Milano. Tutti gli autori in quel periodo bazzicavano le case discografiche per far ascoltare con la chitarra le proprie canzoni con la speranza che venissero scelte e incise da qualche grande astista, anch’ io spesso passavo dalla Ricordi e facevo ascoltare a Lucio le mie canzoni, lui mi dava dei consigli. Una volta addirittura mi prese la chitarra dalle mani e compose al momento una strofa di una mia canzone “Io vendo tutto e compro il sole”, che poi ho inciso con l’etichetta Ariston. E’ stato un vero regalo di Lucio Battisti, un segno di vera amicizia nei confronti di uno che come lui aveva lasciato la propria terra. Nacque una sincera amicizia. Fu lui a presentarmi Mogol per farmi entrare nella sua casa discografica “Numero Uno”. L’audizione andò bene, le canzoni piacquero, ma sulla voce Mogol disse: “Mi sa che dovrò fare come ho fatto con Lucio, ti dovrò mandare a prendere qualche lezione di canto”. Mi aveva anche fissato la data per la firma del contratto in esclusiva, ma quando gli dissi che avevo già un contratto in esclusiva con l’Ariston, non se ne fece più niente».
Invece da autore Gargiulo diventa cantante. La sua più celebre canzone divenne l’inno dell’Avellino.
«Veramente quando scrissi “Avellino” (sento odor di noccioline”) non avevo per nulla l’ intenzione di scrivere un inno alla squadra dell’ Avellino che allora militava in serie A, ma di raccontare semplicemente il mio triste ritorno ad Avellino dopo la morte di mio padre. “Nessuno più ti aspetta ad Avellino” è il verso finale della canzone che racchiude il senso di tutta la canzone. È diventato l’inno della squadra di calcio dell’Avellino perché nella canzone si accennava anche alla squadra dell’ Avellino “hanno fatto uno squadrone ad Avellino”. Oggi che l’Avellino è tornato a giocare stabilmente in serie B e che punta alla serie A come una volta, ho composto per la squadra e per i tifosi un vero e proprio Inno intitolato “L’Avellino siamo noi , di padre in figlio” in cui racconto la storia e la passione dei tifosi biancoverdi partendo proprio dagli anni d’oro in cui l’Avellino giocava in serie A e si confrontava alla pari con le grandi squadre: era l’epoca del presidente Sibilia e dei grandi campioni: Vignola, Tacconi, Juary, De Napoli, Barbadillo e gli altri grandi indimenticabili calciatori».
Quindi fu la volta di “Una gita sul Po”. Un successo clamoroso dopo il quale, tuttavia, l’etichetta discografica fallì. I tempi erano cambiati. Gargiulo riprese a fare l’autore e compositore con Paolo Limiti. Mentre diventa avvocato, stende colonne sonore di programmi tv e canzoni per altri cantautori: «Come “Na bella malatia” per Domenico Modugno. O “Ambiguità” per Cristiano Malgioglio o “Stasera parliamo di donne” per Toto Cutugno”».
Pensa ormai ad una doppia carriera così, tra autore e avvocato, quando si accorge che, esercitando a Milano, lì nessuno ha mai dimenticato “Una gita sul Po”. È così che decide di tornare a cantare. Dice che l’hanno influenzato Edoardo Bennato, Rino Gaetano e soprattutto Francesco De Gregori «il quale, peraltro, mi ha citato tra i suoi cantautori preferiti dicendomi che prima o poi avrebbe inciso la mia canzone “L’espresso delle 21” in un suo album».
Ma, ad ascoltare il suo “Quando c’era Berlusconi in Italy” o l’album “Miti e Tabù”, torna in mente Fred Buscaglione. Con quelle musiche un po’ così, alcune tristissime, altre spassosissime, con un’orchestra di fiati alle spalle e l’idea che l’Italia è una via di mezzo tra la furbizia e la tragedia. E se delle vecchie musiche di Gargiulo avete nostalgia, o volete saggiarne le nuove, per fortuna c’è youtube, ultima memoria storica delle musica e strepitoso nuovo trampolino di lancio.
Manuel Montero