Liliana Resinovich, trapela l’ultimo messaggio inviato a Claudio Sterpin dalle terme in Slovenia in cui si trovava con il marito. E che sembrerebbe escludere definitivamente l’ipotesi del suicidioIl fratello Sergio Resinovich chiede di vedere le immagini delle telecamere che inquadrarono Liliana quando scomparve: “Vorrei visionarle per capire se è mia sorella o meno”E proprio Sterpin sfoga la sua rabbia: “Come parenti, nessuno ha potuto vedere Liliana, nessuno è obiettivamente nemmeno sicuro che sia lei in quella bara”Il giallo dell’app che conteggiò 11 passi
Liliana Resinovich, trapela l’ultimo messaggio inviato a Claudio Sterpin il giorno prima di morire: “In relax pensando a domani, AM”. Acronimo che, in codice, starebbe per “amore mio”. Lo pubblica il quotidiano di Trieste Il Piccolo. E sarebbe stato inviato alle 12.56 del 13 dicembre, il giorno prima che la donna sparisse e fosse ritrovata cadavere il successivo 5 gennaio.
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L’IPOTESI DEL SUICIDIO
Come e perché sia trapelato non si sa. Tuttavia si tratta dell’ennesimo tassello che s’incastra in un puzzle dove non sembra esserci spazio per un suicidio pure preso in considerazione dagli inquirenti. Non solo le modalità del suicidio sarebbero più uniche che rare, con la donna che arriva nel parco dell’ex manicomio senza cellulari, portafogli, documenti e con una borsetta da cui estrarre due sacchi della pattumiera in cui infilarsi e altri due sacchetti da stringersi intorno al collo con un cordino.
Ma ora anche l’intenzione di uccidersi pare tramontata. Liliana aveva infatti cercato su Google un appartamento e il modo per divorziare “senza avvocato” e dunque senza litigare con il marito Sebastiano Visintin. E sappiamo anche che con Sterpin aveva scambiato oltre 1100 telefonate, più del doppio di quelle intercorse con il compagno.
Ora il messaggio a Sterpin, inviato dalle terme in Slovenia in cui si trovava proprio con Sebastiano, fanno pensare proprio ad una donna che volesse cambiare vita, che si stesse attivando per farlo. E che attendesse con ansia di incontrare l’amico il giorno successivo. Non certo l’umore di una persona che vuol togliersi la vita.
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ERA LILIANA RESINOVICH QUELLA NELLE IMMAGINI?
Intanto il fratello Sergio parla a Chi l’ha visto? e chiede di poter visionare le immagini delle videocamere che avrebbero ripreso Liliana mentre passa in via Damiano Chiesa e poi in piazzale Gioberti la mattina della scomparsa. Cosa che fino ad ora gli è stata impedita: «Mi chiedo come mai da fratello avrei potuto riconoscerla. Vorrei visionarle per capire se è mia sorella o meno e se non è lei abbiamo un altro scenario. Nessun familiare le ha viste, se è lei abbiamo il diritto di vederle, sono le sue ultime immagini».
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GLI UNDICI PASSI
Claudio Sterpin interviene invece a Storie Italiane sull’app contapassi installata sullo smartphone di Liliana che, la mattina del 14 dicembre conteggiò soltanto sette metri, equivalenti a 11 passi, dopo la telefonata che gli fece alle 8,22: «A me sembra strano che siano solo 11 i passi compiuti e mi sembra ancora più strano che Lilly viaggi per casa con un telefono, visto che doveva prepararsi per uscire. La spiegazione che è stata data è fasulla, secondo me. Lei doveva uscire in quei minuti. Undici passi li puoi fare in casa, andando dal soggiorno in bagno».
Ora, è naturalmente possibile che lo avesse semplicemente appoggiato sul tavolo in casa e fosse uscita dimenticandoselo lì. Ma Claudio va oltre: «Senza la borsetta, senza i documenti e senza i cellulari, Liliana non sarebbe mai uscita di casa. Come fa a salire sull’autobus, se i soldi, i documenti, il Green Pass sono a casa nella borsetta? È una versione dei fatti secondo me troppo incongruente quella che ci viene restituita»
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NON SIAMO NEMMENO SICURI CHE SIA LEI
Quindi, l’ultimo sfogo: «Se fossi Sergio Resinovich, sarei più infuriato di un toro in mezzo all’arena. Come parenti, nessuno ha potuto vedere Liliana, nessuno è obiettivamente nemmeno sicuro che sia lei in quella bara. Hanno riconosciuto il cadavere da una fotografia, nessuno ha visto il suo corpo dal vivo. Io non voglio morire senza sapere che fine possa avere fatto Liliana. Io vivo per difendere la sua memoria dagli sciacalli che ci girano attorno».
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IL GIALLO DELLE CAUSE DELLA MORTE
Ma il vero problema, in questa vicenda, è che a quanto si sa Liliana è morta per “scompenso cardiaco acuto” e che nel corpo non sono state trovate droghe o farmaci. Non sono segnalati segni di soffocamento o strangolamento, o almeno questo non è mai stato comunicato. E certo nessuno può suicidarsi provocandosi solo uno “scompenso cardiaco acuto”, né uccidere provocandolo senza lasciare traccia.
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Per questo il solo “scompenso cardiaco acuto” non può che indicare una morte naturale. Ma, in quel caso, è impossibile che Liliana si sia infilata nei sacchi attendendo un infarto o un malore. Se non ci sono segni di asfissia, nè di strangolamento e se la sua è davvero una morte naturale, può significare soltanto che la scena al parco dell’ex manicomio sia stata composta dopo il suo decesso.
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