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Alessandro Maja, i misteri dietro la strage famigliare

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Ora dicono che Alessandro Maja fosse terrorizzato da un progetto che riteneva sbagliato e che gli sarebbe costato la rovina economica per le penali da pagare. Ma troppe cose non tornano: uno stermina a martellate e a colpi di cacciavite la famiglia per evitarle un futuro in povertà?L’uomo che ha ucciso moglie e figlia, pensava di aver ammazzato anche il figlio più grande. Ai vicini ha detto: “Li ho uccisi tutti, bastardi”Nessuno sa bene cosa sia scattato nella mente del noto progettista, che si faceva chiamare architetto, ma era solo geometraLa ricostruzione del caso nell’approfondimento di Cronaca VeraAlessandro Maja

Ora tutti si chiedono se Alessandro Maja, 57 anni, avesse una doppia vita. Se dietro l’aspetto tranquillo ci fosse il terrore di perdere tutto ciò che aveva realizzato, se si fosse avventurato in investimenti sbagliati con le persone sbagliate.

Se la sua vita pubblica fosse una bugia, come quella che accompagnava la sua biografia online nel Maja Group, il suo studio di progettazione, in cui si presentava come architetto anche se era solo geometra. Di certo nessuno sa spiegarsi perché abbia tentato di sterminare tutta la propria famiglia prima di provare un suicidio che molti considerano una messinscena.

E certo non basta quanto riportato in questi ultimi giorni, secondo cui l’uomo era terrorizzato da un progetto che riteneva sbagliato e che gli sarebbe costato la rovina economica per le penali da pagare: uno stermina a martellate e a colpi di cacciavite la famiglia per evitarle un futuro in povertà?

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Alessandro Maja

ALESSANDRO MAJA E LA STRAGE IN FAMIGLIA

Per anni Alessandro si è fatto conoscere per la progettazione di bar e ristoranti milanesi, anche con lavori importanti, come alcuni spazi alla stazione milanese Cadorna e alla Malpensa.

Sul suo sito – oggi in manutenzione, ma verosimilmente chiuso – si definiva “fulcro e fondatore” dello studio, uno cresciuto “fra i caffè milanesi” e “vulcano di di idee, originali e stravaganti, ma concrete e funzionali”. Finché, nella sua villetta di Samarate, non ha commesso una strage.

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Alessandro Maja pivetta

Aggredendo prima la moglie sul divano, Stefania Pivetta, 56 anni. Poi salendo al piano superiore, accandendosi sulla figlia sedicenne Giulia e sul figlio Nicolò, 23.

Assalendoli con un cacciavite picchiato nei loro corpi con un martello. E poi con un trapano. Una scena dell’orrore scatenata mentre tutti dormivano.

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Secondo il medico legale le abrasioni sulle mani e sulle braccia di Giulia raccontano come la ragazzina tentò invano di difendersi. Nicolò è vivo, ma non si sa se abbia riportato danni neurologici: c’erano frammenti di ossa nella testa, spezzatesi a causa della furia del padre, e i medici hanno dovuto a lungo rimuoverli dal cervello.

Alessandro era convinto di aver ucciso anche lui quando, zuppo di sangue ha aperto la porta di casa e ha detto al vicino: «Finalmente li ho uccisi, bastardi». Lui si era ferito a polsi e addome e si era bruciato un sopracciglio con un cerino: un tentato suicidio piuttosto sospetto. Ma all’apparenza nulla in questa storia ha un senso.

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Alessandro Maja

DISASTRO ECONOMICO

Nessuno capisce perché lo abbia fatto. Si racconta che in casa non facesse altro che parlare di un imminente futuro di disastri economici. Eppure i conti della società erano in regola e non risulta avesse debiti.

Nel gennaio 2018 aveva costituito con la moglie, sposata in separazione dei beni nel 1992, un fondo patrimoniale “destinando a far fronte ai bisogni di famiglia” la società di Maja, le cui quote di maggioranza, come riferisce il Corriere della Sera, appartenevano a Stefania.

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Sicchè si ipotizza che il geometra avesse fatto prestiti fuori dai circuiti bancari, magari con persone sbagliate cui non sapeva come restituire il denaro. Chissà.

Ma possibile che per evitare ai figli e alla consorte un futuro di povertà l’uomo abbia deciso di sterminarli e in un modo tanto orribile? Mentre lo portavano via in ambulanza, verso il reparto di psichiatria dell’ospedale di Monza, il geometra sussurrava, all’opposto di quanto dichiarato poco prima: «Sono un mostro».

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Alessandro Maja

E mentre ora gli inquirenti scavano nel suo privato, scandagliando pc e telefoni alla ricerca di un movente, Alessandro giura al suo avvocato Enrico Milani che al giudice spiegherà «ogni cosa». Aggiungendo una frase che lascia smarriti: «Non mi capacito di come sia potuta accadere una cosa del genere, non doveva succedere».

Come se nella sua testa ci fosse stato un blackout. Il legale ha precisato ai cronisti: «Non è stato possibile avere con Maja un colloquio compiuto, date le sue condizioni. Non ha tentato di farsi del male in carcere, anche perché appena arrivato è stato immediatamente dichiarato incompatibile con la detenzione. Ma se mi chiedete cosa possano aver portato via non ho una risposta».

Secondo il quotidiano di via Solferino, le ossessioni sul denaro e gli inviti ai famigliari a risparmiare per far fronte al futuro avevano appesantito il rapporto con la moglie, che avrebbe confidato alle amiche di aver preso in considerazione la separazione.

Alessandro Maja

Dicono che Alessandro fosse diffidente e poco loquace. Non è difficile prevedere che, ammesse le sue responsabilità, sarà chiesta una perizia psichiatrica.

D’altra parte l’orrore in famiglia e la sequenza di frasi contraddittorie pronunciate nel giro di poche ore (“finalmente li ho uccisi, bastardi”, “sono un mostro” e “non doveva succedere”) non sembrano avere alcun senso. Se non in una mente malata.

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