Elena Razumkova si trovava a Venezia quando è scoppiata la guerra in Ucraina, per una mostra alla Fondazione ModiglianiE ha così scoperto che le sanzioni a Mosca per la guerra in Ucraina non hanno colpito solo gli oligarchi, i miliardari proprietari di multinazionali, ma tutti i cittadini russi che si trovano all’esteroEcco cosa le è successo e come vive oraElena Razumkova: raccontiamo qui la storia di uno degli effetti collaterali del conflitto, che, al di là delle responsabilità gravissime di Vladimir Putin, molto fa riflettere sull’atteggiamento dell’Occidente
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Ci sono aspetti della guerra in Ucraina che non trovano spazio sui giornali italiani. Eppure, stando bassi, coinvolgono decine di migliaia di persone. Persone innocenti come gli ucraini aggrediti, e colpite dalle sanzioni per il solo fatto di essere russi. Tutto superabile se si trovano all’interno del loro Paese.
Ma ce ne sono moltissimi all’estero che oggi non sanno nemmeno come mangiare. Bloccati in terra straniera dalle decisioni prese dall’Unione Europea, Italia compresa. Non parliamo degli oligarchi miliardari, che comunque non hanno problemi a rientrare in patria. Ma di gente comune che magari si trovava all’estero per lavoro.
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ELENA RAZUMKOVA, ARTISTA RUSSA
È il caso, ad esempio, di Elena Razumkova, 46 anni, giunta a Venezia proprio pochi giorni prima che cominciasse il conflitto. Artista di lungo corso, è arrivata a febbraio per esporre al Palazzo della Pietà dove, da settembre 2021 (e fino all’aprile 2023) è in corso una mostra multimediale su Amedeo Modigliani, organizzata dalla Fondazione omonima.
Ma non solo. Un intero piano del palazzo è dedicato ai più validi artisti contemporanei provenienti da tutto il mondo, che espongono e vendono le loro opere: Messico, Argentina, Emirati Arabi.
E poi proprio lei, Elena, proveniente dalla Russia: «Mi era felicemente capitato febbraio come mese di esposizione: il mese del Carnevale e della sua magia, quando tutto il mondo accorre a vedere Venezia e i suoi tesori artistici. Quando mi hanno chiamato dalla Fondazione mi trovavo in Russia, e organizzare la spedizione dei quadri ad olio da due metri che ho selezionato per la mostra si è rivelato piuttosto difficile. Allora ho preso il volo per il Montenegro per dipingere lì una serie di quadri astratti».
Un viaggio che si è rivelato più difficile del previsto, in particolare per le formalità burocratiche inerenti l’esportazione delle opere.
«Alla fine era stato deciso di esporre la mia collezione di acquerelli che avevo realizzato in Italia all’epoca del primissimo lockdown. Ma una parte di essi si trovava in Puglia e non si riusciva ad organizzare la spedizione…» Al termine di una lunga odissea, tutto è pronto. Ma scoppia la guerra.
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LE SANZIONI
In risposta all’invasione ucraina, l’Unione Europea applica sanzioni senza precedenti alla Russia. L’obiettivo è congelare i beni degli oligarchi, ma quando si arriva a colpire il codice Swift, indispensabile per le transazioni bancarie internazionali, Elena si trova all’improvviso isolata dal mondo:
«Carte di credito bloccate, voli cancellati, contatti con i più cari interrotti. La matrice esistenziale da ricomporre. Nessun contatto con l’universo. Un viavai veneziano di mille colori e una scelta difficilissima da fare. Nell’ultimo giorno in cui si può ancora pagare acquisti con la carta vado e compro tele, colori e pennelli. I più costosi nella mia vita. Al tasso di cambio del rublo devono essere fatti di polvere d’oro. Per sopravvivere, per esprimere i propri sentimenti».
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Non può più pagare l’affitto dell’appartamento in cui sta. Non le funzionano più Whatsapp, Instagram e Facebook con cui comunicava con i genitori in Russia e con i parenti in Ucraina. La vita sociale ed economica finisce in un lampo. Come lei, tutti i russi che si trovavano all’estero.
Marco Comito, direttore generale della Fondazione e titolare di Mac Art, la società che gestisce le mostre degli artisti al Palazzo della Pietà, racconta: «Cosa dovevo fare? Le ho messo a disposizione l’appartamento a fianco al mio. A me pare una situazione surreale, ma non avrebbe avuto neanche più un tetto sotto cui stare e nemmeno più i soldi per mangiare: tutti i suoi beni in Europa sono bloccati. Per mantenersi in questo periodo mi aiuta nell’esposizione delle opere e per fortuna, dato il suo valore, riesce a vendere le opere che aveva esposto qui. Però non oso immaginare cosa stia capitando a chi è meno fortunato di lei, dato che tecnicamente i russi all’estero non possono nemmeno essere considerati profughi e non so nemmeno se qualcuno li aiuti eventualmente a rientrare in patria. Elena è una cittadina del mondo. Come Lidiia, una ragazza ucraina che collabora con Mac Art. Lavorava per l’università di Mosca. Da quando sono partite le sanzioni, non può più ricevere lo stipendio».
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