Bucha, sui giornali è stata pubblicata la foto dei macellai russi di Bucha, dando vita ad una caccia all’uomo in tutto il mondoMa a scoprire l’ennesimo fake è il giornalista del Tg5 Luigi De Biase, che ha trovato due di loro: “Non sono mai stati in Ucraina”Il racconto del cronista, che dice: “Questo naturalmente non riduce le responsabilità russe. Ma è chiaro a tutti che per ricostruire i fatti servono elementi certi”
Bucha, ogni giorno si moltiplicano dubbi e fake news. Abbiamo raccontato la controversa storia del massacro, dando anche la possibile spiegazione dell’accaduto con le parole del vicepresidente del consiglio comunale Katerina Ukraintseva.
Poi però, sono emersi nuovi dettagli, nei dubbi di Toni Capuozzo. Ecco i principali:
- Come mai i cadaveri per le strade, nel numero indicato inizialmente di 130, sono stati trovati almeno 48 ore dopo la ritirata dei russi da Bucha? I corpi si trovavano sulla strada Yablonskaya, la principale arteria di un paese esteso su appena dieci chilometri quadrati con circa 30 mila abitanti e sarebbe stato impossibile non vederli subito.
- Non appena la polizia ucraina entra in città, gira un video per le strade che dura ben sette minuti e si vede un solo cadavere, all’apparenza un militare. Dove sono finiti quelli che verranno scoperti più tardi? – GUARDA
- Come mai, si chiede Toni Capuozzo, nelle foto satellitari del New York Times che “documentavano” come quei cadaveri fossero sulla strada già dall’11 marzo, non c’era traccia della neve caduta copiosa sulla città? – GUARDA
- Perché, si chiede ancora Capuozzo, alcuni cadaveri indossavano la fascia bianca al braccio usata dai filorussi? Per quale ragione l’esercito di Mosca avrebbe dovuto uccidere i propri sostenitori? – GUARDA
- Circola infine un video su Telegram, di un’emittente locale, che mostra soldati ucraini, in un luogo imprecisato, mentre trascinano cadaveri e li piazzano al centro di una carreggiata. Perché? Per metterli a favore di flash e telecamere? Ecco il video:
Le foto dei forni crematori mobili russi? Sono del 2013: camion della nettezza urbana… – GUARDA
I forni crematori mobili falsi
Abbiamo quindi scoperto che i forni crematori mobili che avrebbero utilizzato i russi altro non sono che camion della nettezza urbana progettati dall’azienda edilizia Turmelin nel 2013. Tuttavia, il giorno prima dell’invasione in Ucraina (si badi bene alle date), il segretario alla difesa britannica Ben Wallace li presentava come forni crematori pronti ad entrare in funzione in caso di guerra, utilizzando, e questo è davvero grottesco, il medesimo video aziendale della Turmelin. – GUARDA
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I macellai di Bucha non sono mai stati in Ucraina
Chi ha compiuto dunque l’eccidio a Bucha? Sui giornali sono uscite le foto dei macellai, dati per certi assassini in tutto l’Occidente. Ma a smentire tutto è stavolta il giornalista del Tg5 Luigi De Biase, che posta la foto diventata virale su Twitter, cerchiando i volti di due di loro.
Ed ecco cosa scrive:
Quelli nella foto dovrebbero essere gli autori della strage di Bucha. La foto l’hanno pubblicata molti quotidiani martedì. Sono riuscito a parlare con due di loro. Vivono in Yakutia. Hanno lasciato l’esercito da mesi. Non hanno mai messo piede in Ucraina. Neanche da civili.
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Ricostruire i fatti di Bucha
Aggiunge De Biase:
Questo naturalmente non riduce le responsabilità russe. Anzi. Le testimonianze raccolte a Bucha e le intercettazioni dell’intelligence tedesca confermano il metodo e portano nel quadro il Gruppo Wagner. Ma è chiaro a tutti che per ricostruire i fatti servono elementi certi.
Uno dei militari nell’immagine, Vladimir Osipov, vent’anni, mi ha detto che la foto l’hanno scattata a Khabarovsk nel 2019 all’inizio della leva. Lo hanno congedato a dicembre. Da allora è tornato in Yakutia. Vive con la famiglia.
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Chi è Vladimir Osipov
Il seguito del racconto del giornalista su Twitter:
Osipov ha servito nella 64esima brigata fra il 2019 e il 2021. Quelli nella foto sono coscritti yakuti. Mi ha detto che, per quel che ne sa, tutti hanno lasciato l’esercito a dicembre. Un altro dei soldati, Andrey, mi ha chiesto di essere indicato soltanto con il nome.
Questo perché assieme alla foto nei giorni scorsi sono stati resi pubblici su internet e sui social tutti i suoi dati personali. Da allora riceve messaggi di insulti e minacce.
Anche Andrey vive in Yakutia. Al telefono in videochiamata mi ha confermato la versione di Osipov.
Come li ho trovati
Come sono arrivato a questi individui? Nel modo più normale che esista. Attraverso contatti personali. Frequento la Yakutia da anni, ogni anno. Non si può fare seriamente questo lavoro stando sempre seduti al computer o solamente leggendo quello che altri scrivono.Ricostruire il percorso di quella foto non è semplice. Alcuni elementi sono, però, certi. Lunedì il governo ucraino ha diffuso le sigle delle brigate russe che hanno occupato Bucha. La prima dell’elenco era quella in cui Osipov ha prestato servizio fino allo scorso dicembre.
Foto virale
Dopodiché il sito InformNapalm ha messo a disposizione i dati di centomila cittadini russi che svolgono o hanno svolto il servizio militare. Con un avvertimento: alcune tabelle potrebbero essere vecchie, usatele con cautela. Forse qualcuno ha ignorato il consiglio.Un cantante ucraino, Oleksii Potapov, ha pubblicato lo stesso giorno su Instagram le foto degli yakuti con un messaggio che diceva: stupratori e assassini, presto conosceremo i vostri nomi. Potapov ha due milioni di followers. Il post centomila like.E così, credo, quella foto ha acquisito rapidamente credibilità. Come detto prima, le responsabilità russe in Ucraina sono fuori discussione. Ma molto probabilmente quelli che abbiamo visto sui giornali non sono i volti degli assassini di Bucha.Così Joe Biden inganna l’Europa: ciò che non sapete, dai fertilizzanti ai profughi – GUARDA
L’intervista a Osipov
De Biase ha pubblicato l’intervista a Osipov sul Manifesto. Gli ha detto l’ex militare ventenne: «La foto l’abbiamo scattata nel 2019, a Khabarovsk, all’inizio della leva. In Ucraina non sono mai stato. Non ho mai preso parte ad alcun combattimento. Il servizio è durato due anni e l’ho svolto con la 64esima brigata, a Khabarovsk, nella base di Knyaze Volkonskoye. Ma la leva è finita a dicembre e io da allora ho sempre vissuto qui con la mia famiglia».
E chi erano gli altri? «Tutti coetanei e tutti yakuti. Per quel che ne so, tutti in congedo da dicembre».
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