Se il caso di Laura Carla Lodola, segregata in casa a Pavia, ha destato scalpore, altre storie di segregazioni hanno fatto il giro del mondo. Segregazioni ben diverse, inverosimili eppure assolutamente vere.
Natascha Kampusch fu la prima. Un caso clamoroso: trascinata su un furgone all’età di 10 anni da Wolfang Priklopil. Era il 1998. Rimase otto anni segregata in una stanza ricavata sotto il garage del suo aguzzino, nascosta da una porta blindata e da un armadio. Quando riuscì a fuggire, 23 agosto 2006, Priklopil si buttò sotto un treno in corsa.
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IL PEGGIORE DEI PADRI
È invece in una sezione psichiatrica della prigione di Garsten Abbey Josef Fritzl l’ingegnere di Amstetten, Austria, e ci dovrà restare a vita dopo che fu scoperto nel 2008 che sua figlia Elisabeth, di cui aveva denunciato la scomparsa al seguito di una setta, in realtà era stata segregata per 24 anni in una cantina, violentata e costretta a dare alla luce 7 figli del padre, alcuni dei quali spacciati per adottati da lui. Una vicenda quasi assurda per i mancati controlli delle autorità, per le accuse di violenza sessuale che Elisabeth fece già minorenne contro il padre, fuggita e riportata a casa comunque da solerti poliziotti.
L’AUTISTA
L’ultimo caso clamoroso fu quello di Ariel Castro, autista di pullman: nella sua casa di Cleveland, rinchiuse e incatenate, ha tenuto, picchiato e stuprato per anni tre ragazze, Gina DeJesus, 23enne rapita nel 2004, Amanda Berry 26enne, svanita nel 2003, Michelle Knight, 30 anni, scomparsa nel 2002. Ogni anno festeggiava con una torta il giorno del sequestro. Si contano cinque aborti, avvenuti a botte. L’ultimo lo aveva avuto stuprando Amanda. Una bimba di sei anni, partorita in piscina, con cui la donna è miracolosamente riuscita a fuggire e a chiedere aiuto dal cellulare di un vicino. Così è venuto fuori tutto, per una distrazione fatale dell’orco.
Manuel Montero