George Adamski fu un celebre contattista di alieni che giurò di aver avuto un incontro ravvicinato con un alieno nel 1952. Le sue storie a quell’epoca risultarono credibili perché le conoscenze scientifiche erano ancora scarse, ma con il passare degli anni furono sbugiardate anche dai suoi stessi ferventi seguaci della prima ora. Nonostante le evidenti bufale c’è ancora chi difende la genuinità delle sue testimonianze – Anche le sue fotografie e i suoi video sono stati ampiamente spiegati dagli scettici che li hanno analizzati
San Diego (California, Usa) – George Adamski è stato un ufologo e un celebre contattista di alieni, una definizione questa creata proprio per lui. Le sue fotografie di UFO hanno fatto il giro del mondo e il suo incontro ravvicinato più famoso risale al 20 novembre 1952, nel deserto della California, dove si era appositamente recato con alcuni amici.
Lasciato solo dai suoi compagni, dopo qualche minuto la sua attenzione viene attirata da un lampo nel cielo e vede un piccolo oggetto volante che sembra dirigersi verso di lui. L’UFO scende a terra ponendosi al riparo di un’altura, a circa 800 metri da dove si trova Adamski. Servendosi di un binocolo, l’ufologo individua il disco volante e incomincia a scattargli delle fotografie. In quel momento, due aeroplani sorvolano la zona e il disco volante ricognitore scompare dalla vista. Adamski pensa sia tornato alla nave spaziale madre, ma dopo qualche minuto scorge una figura umana davanti all’ingresso di una grotta. Quello che sembra essere un uomo gli fa un cenno e Adamski, pensando che avesse bisogno di aiuto, si avvia verso di lui. Mentre si avvicina nota che l’uomo è più giovane e più piccolo di lui e indossa una specie di tuta spaziale. I suoi capelli, molto lunghi, gli ricadono sulle spalle in una foggia insolita per un uomo.
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Riuscirono a capirsi
«Improvvisamente fu come se la mia mente si fosse liberata dal velo che la oscurava», scrisse in seguito l’ufologo. «Qualsiasi sentimento di prudenza scomparve e così anche la consapevolezza che più in là c’erano i miei amici, intenti a osservarmi con un binocolo. L’uomo avanzò di qualche passo vero di me: ormai potevamo toccarci allungando un braccio. A quel punto mi resi pienamente conto di trovarmi dinanzi a un essere spaziale proveniente da un altro mondo».
Secondo Adamski l’alieno poteva avere circa 28 anni, ed essere alto un metro e 70, per un peso di una settantina di chili. «Aveva una faccia rotonda con una fronte molto alta, grandi occhi obliqui grigio-verdi dall’espressione tranquilla, gli zigomi alti, più di quelli di un occidentale, ma meno di un orientale, il naso finemente cesellato, la bocca di media grandezza che quando sorrideva e parlava metteva in evidenza una dentatura bianchissima».
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Poiché l’extraterrestre non conosceva l’inglese e Adamski ignorava la sua lingua, i due risolsero il problema servendosi di gesti e segni e ricorrendo alla telepatia. Adamski riuscì così a capire che la creatura veniva da Venere e che la sua gente era preoccupata per le esplosioni nucleari (i test atomici erano frequenti negli Anni 50) sul nostro pianeta. Quando per il venusiano giunse il momento di ripartire, Adamski lo accompagnò verso il disco volante.
Divulgatore
L’alieno avvertì l’ufologo di fare attenzione a non avvicinarsi troppo all’oggetto volante, ma Adamski – incauto – giunse fin sotto il bordo esterno, e – come raccontò in seguito – «Il mio braccio venne bruscamente tirato verso l’alto e subito dopo spinto con forza contro il mio corpo… la violenza dello strappo era stata tale che, anche se riuscivo ancora a muoverlo, quando mi allontanai dall’astronave era diventato completamente insensibile».
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Il venusiano tranquillizzò Adamski dicendogli che avrebbe recuperato la sensibilità dell’arto in qualche settimana, e così fu. La sua preoccupazione maggiore era però che le foto scattate e riposte in tasca fossero state rovinate da questa forza sconosciuta, quindi le tirò fuori per esaminarle. Il venusiano vedendo le foto lo pregò di dargliene una, con la promessa che gliel’avrebbe restituita in futuro. Giunto il momento di porre fine a quel breve incontro, il venusiano saluta l’amico terrestre e monta sul bordo esterno del velivolo, per poi scomparire al suo interno. Dopo qualche istante, la cosmonave (che aveva l’aspetto di una grossa campana di vetro) si sollevò e scomparve rapidamente alla vista. Ciò che rendeva plausibile l’incredibile resoconto di Adamski agli occhi del pubblico era la testimonianza dei sei ufologi che avevano seguito la scena a distanza: tutti loro fornirono delle testimonianze giurate, convalidate presso un notaio, che si possono leggere nel libro “I dischi volanti sono scesi sulla Terra”, scritto da Adamski in collaborazione con Desmond Leslie. Il 23 aprile 1965, all’età di 74 anni, Adamski si è spento per un attacco di cuore a casa di un amico, dopo aver tenuto l’ennesima conferenza sugli UFO.