Troppe cose non tornano sulla morte di Liliana Resinovich. La borsetta vuota, la chiave di scorta nel giubbotto e la totale assenza di tracce estranee sui sacchetti in cui era avvolto il cadavere. Un enigma che pare inestricabile
TRIESTE – Ad un mese dal ritrovamento del suo corpo ancora non si sa se Liliana Resinovich sia stata uccisa. L’hanno sepolta. Hanno incrociato immagini di telecamere di sorveglianza e testimonianze, ma più passa il tempo, più il mistero si infittisce, tanto che l’inchiesta prosegue senza indagati per sequestro di persona e non per omicidio.
Com’è morta e cos’è successo davvero a Liliana Resinovich, la 63enne scomparsa da casa il 14 dicembre e ritrovata il 5 gennaio avvolta in due sacchi della pattumiera ed altrettanti sacchetti di plastica trasparente in testa? In attesa dell’esito degli esami tossicologici, che dovrebbero chiarire se la donna abbia ingerito farmaci o altro, si sa solo che la sua fine è sopraggiunta per «scompenso cardiaco acuto».
Nessun trauma, nessun segno di violenza, nessuna precisazione su come questo scompenso sia giunto.
Com’è morta Liliana Resinovich? – GUARDA
LA MORTE DI LILIANA RESINOVICH
Stando al medico legale le condizioni del cadavere erano tali da far pensare che Liliana sia morta il giorno stesso della scomparsa. Ecco cosa accadde quella mattina, seguendo il racconto dei testimoni: il marito Sebastiano Visintin uscì di casa alle 7,45 per andare a consegnare dei coltelli che affila per arrotondare da quando è in pensione.
Quindi «senza passare da casa, sono andato a farmi un giro in bici sull’Altopiano. Ho girato anche dei video che ho consegnato alla Questura».
Liliana viene vista passare per strada dalla fruttivendola tra le 8,15 e le 8,30. Viene anche immortalata da una telecamera di un autobus in una piazza vicina alla sua abitazione. Alle 8,22 chiama un amico di lunga data, Claudio Sterpin, ex maratoneta di 82 anni, della cui frequentazione il marito dirà di non aver mai saputo nulla. L’amico affermerà: «Avevamo deciso di trascorrere un weekend insieme».
Comunque sia, a Claudio, Liliana dice che sarà da lui alle 10, dopo essere passata in un negozio della Wind, dove però non arriverà mai.
Cosa le è dunque successo tra le 8,30 e le 10 di quella mattina? Una seconda domanda sorge spontanea: dato che aveva lasciato i suoi due cellulari a casa, è possibile che, arrivando alla Wind se ne sia accorta e sia tornata indietro?
IL FUNERALE
Liliana è stata sepolta al cimitero di Sant’Anna, ma la Procura ne ha vietato la cremazione che, sostiene Sebastiano, era un suo desiderio. Ciò potrebbe significare che gli inquirenti stiano valutando una riesumazione del cadavere.
Al funerale c’erano parenti e amici della donna. Sebastiano ha detto ai cronisti: «Mi resterà sempre dentro, sono uscito per comprare i fiori, i nostri fiori, come il bouquet da sposa. Ho portato il cappellino, anche la maglietta ho portato, di quando andavamo in bicicletta, piccole cose…».
Poi ha sfogato la propria amarezza: «Ho visto la gente dentro, al funerale, e non ti danno neanche la mano. Tante persone si sono rivolte contro di me, mi sono sentito infangato. Non auguro a nessuno di andare al funerale della persona amata ed essere il primo sospettato».
La nipote di Liliana ha aggiunto: «Adesso speriamo che la polizia ci dica che cosa è successo. Siamo tutti compatti, anche il marito, vogliamo tutti delle risposte».
NESSUNA TRACCIA
Ma non è così semplice. Non solo l’autopsia non conferma un delitto, ma pare che sui sacchi che avvolgevano Liliana non ci fossero tracce o impronte di altre persone. Al momento neppure l’ipotesi del suicidio, mai esclusa dagli inquirenti, torna con la semplice comunicazione di uno “scompenso cardiaco acuto”. Cosa lo avrebbe provocato?
E poi ci si suicida così, infilandosi due sacchetti in testa e altri due sul corpo, in una boscaglia a due passi dal viale principale che attraversa l’ex Ospedale psichiatrico? Infine, la morte naturale non chiarirebbe affatto perché Liliana fosse appunto avvolta nei sacchi.
Ma altri elementi destano perplessità: il primo è dato dalle chiavi ritrovate nel giubbotto della donna: si tratterebbe delle chiavi di riserva. Ha un senso nella dinamica del giallo? Non si sa. Ma forse più di tutto inquieta l’ultimo dettaglio: Liliana, riporta l’Ansa, avrebbe avuto a tracolla una borsetta vuota. Ma perché mai una donna dovrebbe andare in giro con una borsetta completamente vuota?
Il procuratore di Trieste, Antonio De Nicolo, dice all’Ansa: «Gli accertamenti tecnici dovrebbero essere come sempre la regola prima di parlare. Gli investigatori devono avere la pazienza di far bene il loro lavoro e di esercitare il dovere del silenzio. Quando avremo i dati tecnici disponibili, dopo esserci fatti noi le idee chiare, sicuramente parleremo».
Per poi precisare: «Le idee chiare ci sono sempre, ma non posso trascinare la Procura della Repubblica o le forze dell’ordine in una competizione con giallisti, tuttologi e vari personaggi che vogliono dire la loro. È giusto che l’opinione possa esercitarsi a chiedersi cosa è accaduto, noi abbiamo il dovere del riserbo fino a quando non sappiamo veramente cosa è accaduto».