Cosa accadrà ora a Roma? Cosa manca nell’indagine che ha portato alla luce affari e uomi di Massimo Carminati? Ecco i retroscena dell’inchiesta ricostruiti da Antonio Parisi per Fronte del Blog
Mafia Capitale, l’inchiesta della Procura di Roma, guidata da Giuseppe Pignatone, che da settimane sta sconvolgendo il mondo politico- amministrativo laziale ed anche nazionale, non sembra volersi fermare. Ci sono stati nuovi arresti mentre i patrimoni sequestrati sfiorano orami i 300 milioni di euro, mentre le sue nefaste conseguenze dell’inchiesta continuano a far tremare le “cadreghe” di molti potentati. Il bubbone che vede intrecciarsi interessi economici e di potere della criminalità romana con il mondo dei partiti appare assolutamente bipartisan. I politici arrestati, quelli indagati e quelli sotto osservazione appartengono sia a schieramenti di destra che di sinistra.
ARRESTI IN AUMENTO- Inizialmente sono stati in 38 i destinatari di ordinanze di arresto e cento gli indagati. Ora il numero degli arrestati è cresciuto di una decina I reati contestati a vario titolo sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio.
I NOMI- Indagato l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno mentre sono stati tradotti in carcere alcuni suoi collaboratori. Tra questi Franco Panzironi già Amministratore delegato della municipalizzata per la raccolta dei rifiuti, nonché già direttore generale dell’Unire, Ente di promozione delle razze equine sotto il controllo del Ministero dell’Agricoltura. C’è poi Riccardo Mancini, ex Amministratore Delegato dell’Ente Eur (uno dei maggiori enti partecipati dal Comune di Roma). In carcere anche Luca Odevaine, Capo del Coordinamento Nazionale per l’accoglienza, già vice capo di gabinetto di Walter Veltroni nonché ex comandante della polizia provinciale e collaboratore di Nicola Zingaretti (odierno Governatore Pd del Lazio). Tutti gli arrestati hanno fatto ricorso al Tribunale della libertà, ma di loro solo Mancini ha visto annullata la sua detenzione in carcere. Indagato anche Luca Gramazio, capo gruppo di Forza Italia alla Regione Lazio nonché figlio del parlamentare Domenico Gramazio, detto il “pinguino” da sempre militante di destra e da ragazzo dirigente del Fronte della Gioventù missina. Coinvolti anche gli appartenenti al Partito democratico Mirko Coratti, presidente del Consiglio Comunale, Eugenio Patané ed Daniele Ozzimo, tutti autosospesisi dal partito.
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IL CRIMINE- Se questi sono un parte dei politici e funzionari pubblici arrestati o indagati, sul fronte criminale a dirigere i giochi era un soggetto che ha addirittura ispirato il personaggio del “nero” in Romanzo Criminale scritto dal magistrato Giancarlo De Cataldo. Si tratta di Massimo Carminati detto il “guercio” per aver perso un occhio durante una rapina.
CHI E’ CARMINATI- Ex estremista di destra dei Nar. Uomo di collegamento tra il terrorismo nero e la banda della Magliana, Carminati è pure conosciuto come il “quarto Re di Roma” (gli altri tre sono personaggi della malavita romana del calibro del boss di Ostia Carmine Fasciani, di Michele Senese detto “o Pazzo” e il re dell’usura Peppe Casamonica).
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CHI E’ BUZZI- Socio del fasci-mafioso Carminati, è un uomo dalla sinistra, Salvatore Buzzi, personaggio condannato nel 1980 per aver ucciso un suo complice nel riciclaggio di assegni da lui rubati in banca, con 34 coltellate. Buzzi è a capo della “29 Giugno”. E’ questa una cooperativa aderente alla Lega delle coop rosse destinataria di decine e decine di milioni di euro da parte del Comune di Roma per occuparsi di accoglienza di Rom ed immigrati nel territorio della Capitale. Arrestata anche una donna, una ex brigatista rossa, Emanuela Bugitti che dopo il carcere ora svolgeva le funzioni di fida segretaria di Buzzi. Il sodalizio tra Carminati e Buzzi era partito da lontano. Il duo si muoveva all’unisono sin dai tempi della giunta Veltroni. Nel tempo a loro si era aggregato tutto un universo di personaggi a metà servizio tra la politica e la criminalità.
CHI E’ GENNARO MOBKEL- Non per niente tra gli indagati di “Mafia Capitale” compare una vecchia conoscenza della magistratura romana come Gennaro Mokbel reduce di clamorose inchieste che già negli anni passati avevano visto intrecciarsi affari e politica. I conoscitori della realtà del sottobosco politico romano sanno che Carminati e soci si sono mossi su un terreno fertile che era già stato preparato negli anni lontani della Prima Repubblica.
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IL POTERE ROMANO – Quando lo strapotere della famelica corrente dorotea democristiana del deputato Amerigo Petrucci, poi confluita in quella Andreottiana, creò uno strano mix in cui entrarono nella Dc personaggi dell’estrema destra, anche extraparlamentare, romana ed uomini del piccolo malaffare delle periferie. Petrucci accolse nelle sue fila Vittorio Sbardella, detto lo squalo, reduce dal Movimento Sociale Italiano e che dopo la morte di Petrucci ereditò tutto il potere e le tessere della corrente. Tutto si complicò quando al crepuscolo della Prima Repubblica si creò una amalgama affaristica consociativa a cui partecipavano i partiti romani, nessuno escluso. La politica però reggeva ancora le sorti del gioco. Le cose cambiarono dopo, con la seconda Repubblica quando elementi criminali cominciarono a finanziare i partiti. All’inizio le strutture politiche riuscivano a controllare il gioco. Dopo non fu più così. La criminalità cominciò a dare soldi ai singoli uomini politici che divennero succubi della forza dei malavitosi. Questa è la realtà odierna. Carminati con Buzzi, hanno foraggiato personaggi della destra e della sinistra. Si sono comprati pure i portaborse e i funzionari reggicoda dei partiti che hanno fatto la loro carriera proprio grazie alla capacità di gestire il malaffare.
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TUTTI FINANZIATI- I Carminati e i Buzzi hanno finanziato tutti. Persino l’attuale sindaco di Roma, Ignazio Marino ha ricevuto 30 mila euro per la sua campagna elettorale dalla cooperativa 29 Giugno. La cupola criminale è divenuta pervasiva, si comprava tutto e tutti. Le bustarelle erano preparate negli uffici della 29 Giugno sita a Roma in via Pomona, in quel del quartiere di Pietralata, regno del degrado e degli imperituri sfasciacarrozze da sempre serbatoio di voti e perciò intoccabili. Di “aiuti” ce ne erano per tutti. Stipendi e mazzette da 15 mila euro in giù ai funzionari di Comune e Regione. 5000 euro una tantum ad un consigliere comunale arcobaleno, Andrea Alzetta, ex pugile, detto Tarzan, escluso dal consiglio sulla base della Legge Severino per precedenti penali. Finanziato anche uno spettacolo teatrale di Serena Dandini.
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LA CENA – Gli uomini della Cupola erano anche alla cena di Matteo Renzi da mille euro a coperto per raccogliere fondi per il Partito democratico. Il Ministro del lavoro Giuliano Poletti si faceva fotografare, felice, al fianco di Buzzi e gli accordava le pulizie al suo ministero. Anche personaggi dello sport e dello spettacolo, si rivolgevano a Carminati e soci per risolvere anche problemi minimi.
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I VIP – Teo Mammuccari telefonava a Giovanni De Carlo, personaggio anche lui arrestato e di enorme potere alle spalle di Carminati, per ottenere farmaci dopanti; il calciatore Daniele De Rossi, minacciato in discoteca, invece che chiamare la polizia, chiedeva aiuto ai malavitosi. Dopo la bufera alcuni dei politici indagati hanno rinunciato ai loro incarichi di partito ma non alle cariche elettive. Altri, anche se al momento sono sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti, non hanno fatto una piega. Pur fotografati e pur in buone relazioni con gli uomini della cupola di Mafia Capitale, non hanno inteso spiegarsi o scusarsi con i poveri cittadini italiani in generale e romani in particolare che hanno scoperto come i loro soldi, estorti con tassazioni inique e surrettizie, sono stati usati per alimentare la bella vita dei corrotti. L’unica reazione: minacciare i giornalisti di querele.
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LA CUPOLA DI MAFIA CAPITALE SPARPAGLIATA PER LE CARCERI DI MASSIMA SICUREZZA IN TUTTA ITALIA – Il sospetto che una parte dei destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’Inchiesta Mafia Capitale possa contare degli addentellati anche negli Istituti di pena romani di Regina Coeli e di Rebibbia è stato molto forte. Così i magistrati inquirenti si sono peritati di sparpagliare alcuni degli oltre 40 attestati nelle carceri di tutta Italia. Così, per esempio, Massimo Carminati è stato mandato a Tolmezzo, in Friuli, mentre Salvatore Buzzi è stato addirittura spedito in Sardegna nel carcere di massima sicurezza di Badu’ e Carros. Mancini, ora scarcerato dal Tribunale della libertà, invece era stato inviato a Teramo.
I SOGNI DI CARMINATI E BUZZI – Non scherzava la Carminati & Buzzi. L’orizzonte dell’accoppiata non si fermava al Grande Raccordo Anulare che circonda tutta Roma. Dopo aver messo le zampe sul Campidoglio ed alcune delle aziende municipalizzate per gestire rifiuti ed accoglienza di rom ed immigrati; dopo aver cominciato ad appropriarsi della Regione Lazio, ora guardavano al mar Mediterraneo e ai Paesi rivieraschi dove sognavano di esportare la spazzatura di Roma, con guadagni per loro da mille ed una notte. Carminati e Buzzi ci erano quasi riusciti. La spazzatura doveva essere imbarcata a Civitavecchia e poi portata altrove. La gestione del trasporto con camion attrezzati e delle navi avrebbe reso ricca oltre l’immaginabile la cupola romana. D’altra parte soprattutto a Carminati non mancavano i rapporti internazionali. Gli inquirenti sono rimasti a bocca aperta quando hanno scoperto che un sodale di Carminati, l’ex direttore della Finmeccanica, Paolo Pozzessere, si è vantato di aver avuto come suo autista in Iran, l’ex presidente della repubblica Mahmud Ahmadinejad.
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PURE I BAR DELLA RAI NELLE MANI DI CARMINATI – Neanche fosse la “Trangugia e Divora” del film l’Ultima Follia di Mel Brooks, Mafia Capitale ha cercato di impadronirsi oltre che delle attività economiche le più disparate anche dei principali bar della città. Tra questi, attraverso un prestanome, Giuseppe Letto, anche lui in carcere per l’inchiesta, i bar interni alle strutture della Rai, i due di Cinecittà e anche quelli interni al Policlinico di Tor Vergata. Insomma Carminati oltre a essere il Terzo Re di Roma era, nella capitale, pure l’imperatore di brioches e cappuccino.
Antonio Parisi
Descrizione della attuale corruzione veramente precisa.
Serve pulizia in tutte le cariche politiche oinvolte nel
malaffare.Sospensione, dalla carica,senza stipendio.In caso di innocenza potrebbero essere reinseriti e godere di tutti di tutto quanto congelato.Sicuramente ci sarebbe una pulizia di questo marciume,e publicazione del certificato penale prima di essere assunti.
Speriamo,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,