L’epopea degli inutilissimi bonus al posto di veri aiuti è cominciata con quello dei monopattini. Tutti esaltati come fondamentali per la ripresa. Ora arriva il bonus per le auto usate (anche se forse, nel merito, non sapete proprio tutto, tutto…), pure questo elogiatissimo. In fondo, nell’epoca dell’ “andrà tutto bene”, i giornali sono riusciti perfino a ringraziare il Governo per il più clamoroso aumento delle bollette di sempre…
Non so se ricordate come sia iniziata la storia dei bonus. Mentre il lockdown faceva crollare l’economia italiana, l’allora competente ministro Roberto Gualtieri, che aveva capito tutto, diceva: «Nessuno perderà il lavoro». Era l’11 marzo 2000 e andò ovviamente in maniera completamente diversa. Il Governo reagì con il fondamentale bonus monopattini, l’inizio di una lunga serie di agevolazioni di cui nessuno sentiva l’esigenza, al posto di veri aiuti per affrontare il naufragio. Una pratica così foriera di fortune che l’esecutivo di Mario Draghi ha deciso di proseguire sulla medesima scia.
D’altra parte tutti giudicano un successone il nuovo corso dell’Italia. E qualsiasi dato diffuso viene preso oggi con grande ottimismo. Anche gli ultimi aggiornamenti Istat, invero un po’ criptici: “Nel mese di agosto 2021, rispetto al mese precedente, diminuiscono gli occupati e si registra un lieve calo dei disoccupati, a fronte di una crescita degli inattivi”. Tradotto: non solo sono diminuite le persone che lavorano, ma sono aumentate le persone che un lavoro non lo cercano nemmeno più, i cosiddetti inattivi. E anche se i giornali provano a infondere fiducia titolando “da inizio anno il saldo è di 430mila posti in più”, la realtà è che 9 di questi posti su 10, come sottolineato dalla Banca d’Italia, sono “a termine”.
Potrebbero a questo punto cambiare l’articolo 1 della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro a termine, purché munito di green pass”. Invece, appunto, se stiamo all’informazione sempre più lontana dalla realtà, va tutto benissimo. Così anche per i nuovi bonus. Gli ultimi riguardano addirittura le macchine usate: fino a 2mila euro. Certo, all’inizio doveva essere fino a 4500, ma perché lamentarsi? Sarà senz’altro più utile di quello dei monopattini. E allora, analizziamolo.
Un ruolo fondamentale lo gioca l’anzianità della macchina: deve avere almeno dieci anni ed essere vostra da almeno 12 mesi. D’altra parte avete magari un vecchio diesel station wagon, perché la vostra è una famiglia numerosa e lo avete comperato quando ancora vi dicevano che il diesel inquinava meno. Ora, invece, quell’auto in alcune regioni non può proprio circolare, tranne in alcuni orari, dato che è un Euro 4 e le “verità” sull’inquinamento sono cambiate: se non volete andare al lavoro a piedi, sarebbe consigliabile cambiare vettura.
Il secondo paletto messo dal Governo per il bonus è che il costo dell’auto non superi i 25mila euro, ma non è un vostro problema: se lo fosse, non avreste bisogno dei 2mila euro. Quindi, direte, finisce qui? Non proprio. L’auto che dovete comprare deve essere un Euro 6 con emissioni di CO2 non superiori a 160 g/km e l’esatta cifra che vi spetta dipende da queste. Provate a cercare in Rete, ma niente: vi dicono posti della macchina, carburante, proprietari, ma mai nessuno si è sognato di mettere nei parametri di ricerca e vendita le emissioni di CO2. Sicchè bisogna informarsi su siti specializati.
Dunque, per avere i 2mila euro, l’auto acquistata deve contare al massimo su emissioni fino a 60g/km. Quali sono? Le auto elettriche e alcune ibride plug-in, rarissime da trovare usate e soprattutto costosissime (ed ecco che si spiega il tetto imposto dal Governo dei 25mila euro…).
Per auto usate con emissioni tra i 60 e i 90g/km vi spetta un contributo della metà: mille euro, che comincia ad essere non esattamente importante. E quali macchine hanno queste caratteristiche? Nessun giornale lo spiega, probabilmente perché nessuno lo sa. Figuriamoci i siti dei concessionari. Noi abbiamo trovato solo qualche raro diesel in più, poca roba.
Sicché, dovrete accontentarvi verosimilmente della terza fascia, quella degli Euro 6 che va dai 91 ai 160 g/km. Quali sono? Sono le auto immatricolate a partire dal settembre 2017 e certamente dal gennaio 2020. E in cosa consiste il bonus? Si tratta della bellezza di 750 euro, per un’auto che non deve avere più di quattro anni e i cui costi, evidentemente, non sono bassi. Dopo tanta ricerca, tantovale insomma che vi teniate la vostra, mandiate al diavolo l’ennesimo bonus e mettiate via i soldi per le bollette.
Ci costeranno infatti in media il 30% in più quella della corrente e il 15% in più quella del gas. Aumenti mai visti prima, veri stravolgimenti in pieno stato d’emergenza e con la disoccupazione incalzante che tutti però, ancora una volta, commentano positivamente con l’intervento del Governo, che ha scongiurato aumenti rispettivamente del 45% e del 30%. Pensa che fortuna abbiamo avuto, ci tocca pure ringraziarli. Anche perché, spiegano gli attenti cronisti, per chi è in difficoltà è stato potenziato il bonus sociale elettrico, idrico e del gas. Bene, allora. A chi spetta l’ultimo, decisivo bonus? Ai titolari del reddito o pensione di cittadinanza, alle famiglie con un Isee non superiore a 8265 euro. E a quelle con almeno quattro figli a carico e Isee non superiore a 20mila euro. Inutile controllare se vi rientriate: se poco poco tu e tua moglie avete un lavoro da operaio e tre figli, o siete due comuni pensionati, allora è finita. Per lo Stato siete ricchi da far schifo. E il bonus vi seppellirà.
(Anticipazione del Momento di Cronaca Vera in edicola martedì 5 ottobre)