Giornalista e scrittore, Valerio Varesi vive in provincia di Parma, lavora alla redazione bolognese di Repubblica ed è autore, tra gli altri libri scritti e pubblicati, dei romanzi d’atmosfera “padanonoir” con protagonista il commissario Soneri della questura di Parma interpretato da Luca Barbareschi in 14 puntate televisive della serie “Nebbie e delitti” andate in onda su Rai2. Autore eclettico, ha scritto anche romanzi storico-politici riuniti nel volume “Trilogia di una Repubblica”. Varesi è tradotto anche in Gran Bretagna, Spagna, Germania, Olanda, Turchia Polonia e Romania. In Francia, letto, apprezzato, seguitissimo è considerato, a ragione, il “Simenon Italiano: Chapeau!” . Fresco di stampa, per la Mondadori è appena uscito Reo Confesso, una nuova avventura per il commissario Soneri.
Reo Confesso è un noir un po’ fuori dai consueti schemi, no?
“Sì, fuori dagli schemi perché ribalta lo svolgimento classico del giallo, vale a dire la scoperta del colpevole. In questo caso la scoperta avviene, ma non coincide con la verità giudiziaria. In altre parole, Soneri sa chi è stato a uccidere, ma il tribunale indicherà un altro, il reo confesso, appunto. Un’indagine ‘contromano’ dove il mio commissario non è parte attiva ma è trascinato da una confessione alla quale non crede. Se il romanzo giallo-noir deve essere il romanzo del reale, occorre dar conto anche dei casi, tanti, che vengono archiviati come insoluti. Ce ne sono di clamorosi, dal delitto Montesi a via Poma fino alle stragi della ‘strategia della tensione’. Inoltre mi ha sempre affascinato quello splendido romanzo che è ‘La promessa’ di Durrenmatt dove il colpevole sfugge all’investigatore anche se quest’ultimo sa chi è”.
Troveremo un Soneri più deluso o arrabbiato nella storia ?
“Più arrabbiato perché relegato in una posizione di passività in cui le cose accadono e gli si presentano senza che lui le abbia cercate rendendo il suo ruolo inutile. Ma questo approfondisce anche quel senso di inutilità che lo pervade in quanto tutore della legge ma impotente di fronte a un mondo che appare sempre più irredimibile e votato all’egoismo e alla cupidigia. Per giunta, si rende conto che la legge positiva non rende giustizia di tante altre criminalità, prima fra tutte quella di chi governa la finanza e l’economia e dispone della vita altrui senza curarsi della sofferenza che provoca”.
Il commissario Soneri tra l’altro, anni fa, beh in un certo senso fu tra i primi personaggi letterari a parlare, poco ma bene, di cibo di territorio e a km 0 o quasi…
“E’ di Parma, la città Unesco del gusto e capitale dell’agroalimentare italiano, dunque non poteva non apprezzare il cibo. Ma per me il cibo non è solo un insieme di sapori piacevoli, ma una caratterizzazione della cultura e dell’identità di un territorio. In questo mondo globalizzato, quel rettangolo con tovaglia al quale ci sediamo è forse rimasto l’unico spazio identitario che ci resta”.
Il rapporto d’amore tra Soneri e Angela è anche una sorta di inno all’incapacita di comunicare in una coppia, o sbaglio?
“Tutto parte da un’incompatibilità professionale, ma poi la cosa si dilata a livello più intimo. Angela difende un uomo che si accusa di un delitto e Soneri è colui che lo ha inquisito nella modalità inconsueta che ho descritto. Lei non può confidare a lui ciò che apprende dall’uomo e viceversa il commissario non può rivelare un segreto istruttorio. Da questo nasce un dubbio immanente nella coppia, ma che vale per tutti i rapporti fra le persone: l’incomunicabilità, l’impossibilità di conoscere l’altro fino in fondo. C’è una barriera invalicabile tra le persone e tutto sta nel decidere a che distanza viene posta. Quella tra Angela e Soneri è vissuta dolorosamente da entrambi perché li fa sentire troppo lontani e li ricaccia in una irrisolvibile solitudine”.
I tuoi programmi a medio termine?
“Sto provando a scrivere un romanzo tra biografia e storia basandomi sulla vita di una comunista ribelle e femminista ante litteram come Teresa Noce”
Stefano Mauri