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Doppia libidine l’Italia campione d’Europa. E Mourinho attacca il poco coraggio inglese ai rigori

Più allenatore che selezionatore Mancini ha creato una grande nazionale azzurra unita

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Ai rigori ma, meritatissimamente, l’Italia, costruita a immagine e somiglianza dal (suo) commissario tecnico Roberto Mancini ha vinto per 4 a 3, pure la finalissima dell’Europeo a Londra coi padroni di casa dell’Inghilterra. Per dirla alla Jerry calà: “Doppia Libidine, no?”

Ebbene, ripreso subito da Dagospia, il neo trainer della Roma Josè Mourinho, è tornato a parlare di Euro 2020 appunto subito dopo la finale che ha visto gli azzurri diventare per la seconda volta nella storia campione d’Europa. La squadra di Mancini, ribadiamolo, ha vinto ai calci di rigore con la parata decisiva di Donnarumma che ha ipnotizzato il giovane Saka.

 Il tecnico giallorosso ha parlato a TalkSport della partita che si è giocata domenica sera a Wembley: “Penso che sia troppo per un ragazzino avere tutto sulle spalle in questo momento, ma non lo so, devo fare questa domanda a Southgate perché tante volte succede che i giocatori che dovrebbero esserci non ci sono, i giocatori che dovrebbero esserci, scappano dalle responsabilità. 

Non chiedetemi chi perché non ve lo dico, ma mi è stato detto al cento per cento che un giocatore avrebbe dovuto tirare un rigore e ha rifiutato. Quindi, a volte accadono queste situazioni e le persone oneste come Gareth non espongono il giocatore. Dov’era Raheem Sterling? Dov’era John Stones? Dov’era Luke Shaw? Perché Jordan Henderson o Kyle Walker non sono rimasti in campo? Ma per Saka avere sulle spalle il destino di un Paese… penso sia troppo. Povero Saka, mi dispiace molto per lui”.

Così parlo il portoghese di mondo Mourinho. A questo punto è doveroso complimentarsi nuovamente con Mancini, allenatore più che selezionatore bravo, col suo affiatatissimo staff, con Gianluca Vialli nelle vesti di appassionato supervisore, ecco a costruire un gruppo unito e una compagine vera. Ah … aspettando maturi il giovane promettente Raspadori, alla rappresentativa azzurra, se proprio vogliamo sottolineare un difetto manca come acqua al deserto un bomber di peso, una prima punta abile e destreggiarsi nel variabile e costruttivo 4-3-3 caro al Mancio.

Stefano Mauri

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Stefano Mauri

Stefano Mauri nato a Crema nel gennaio 1975, mese freddo e nebbioso per eccellenza. E forse anche per questo, per provare a guardare oltre la nebbia e per andare oltre le apparenze, con i suoi scritti prova a provocare, provocare per ... illuminare. Giornalista Free Lance, Sommelier, Food and Wine Lover, lettore accanito, poeta e Pierre appassionato, Stefano Mauri vive, lavora, scrive, degusta, beve e mangia un po' dappertutto. E ovunque si prefigge lo scopo di accendere se non una luce, beh almeno un lumino, che niente è come sembra, niente. Oltre a collaborazioni col mondo (il virtuale resta una buona strada, ma non è La Strada) web, Stefano Mauri, juventino postromantico e calciofilo disincantato, collabora con televisioni, radio e giornali più o meno locali. Il suo motto? Guardiamo oltre, che dietro le apparenze si cela il vero mondo.

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