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Siete pronti? A luglio arriveranno i primi 25 miliardi del Recovery Fund. Voi non avete visto e non vedrete una lira, ma a Palazzo c’è grande soddisfazione. E un motivo, come sempre, ci sarà. Stando al regolamento, il 70% delle risorse a fondo perduto deve essere speso entro il 2022, il restante 30% entro l’anno successivo. E della montagna di soldi che spettano all’Italia soltanto 69 miliardi sono a fondo perduto. Tutti gli altri sono prestiti.
Non sappiamo come saranno impiegati, però abbiamo già avuto modo di intravedere la “rivoluzionaria” azione messa in atto da questo Governo, così acclamato anche all’estero per il rispetto di cui gode il premier Mario Draghi. Noi che non abbiamo mai insegnato economia, pensavamo ingenuamente che per risolvere la crisi si dovesse dare un colpo di mannaia a tasse e cartelle esattoriali (peraltro per la gran parte inesigibili), tagliando contestualmente la spesa pubblica con un drastico crollo di nuovi occupati statali. Invece non è andata così.
Dopo le elemosine agli imprenditori e l’annuncio di ulteriori centinaia di migliaia di assunzioni nel pubblico, ecco l’idea geniale: rimettere in piedi il famigerato redditometro, una delle più grosse idiozie mai partorite da mente umana, utile per fingere di combattere la chimera dell’evasione fiscale e vessare in realtà malcapitati cittadini. L’ipotesi ha infatti mandato su tutte le furie Eugenio Filograna, presidente del movimento Autonomi e Partite Iva: «In un momento storico in cui abbiamo un milione di disoccupati in più rispetto al 2019, con le proiezioni per il prossimo biennio vedono drammaticamente salire questi numeri fino a 3 milioni di posti di lavoro in meno e un milione di partite Iva che chiuderanno i battenti, pensare di introdurre un nuovo redditometro significa voler dare un colpo di grazia ai lavoratori autonomi che sono quelli che stanno pagando il prezzo più alto della pandemia».
I continui campanelli d’allarme sulla politica suicida messa in atto non sembrano tuttavia scalfire Lorsignori, nonostante ci siano evidenze ormai macroscopiche: stando all’Istat nel 2020 la povertà assoluta nel nostro Paese ha riguardato oltre 1,3 milioni di minori e il 9,4% degli individui. Il tasso di povertà assoluta famigliare è schizzata al 7,7%. E secondo Repubblica continuano a diminuire i lavori stabili, mentre salgono quelli a termine, con 200mila contratti da gennaio a oggi che portano il conto a 3 milioni di precari. Molti imprenditori lamentano di non riuscire a trovare lavoratori poichè, a fronte di uno stipendio da 900-1000 euro al mese la gente preferirebbe starsene sul divano e percepire il reddito di cittadinanza.
C’è chi si schiera con i primi, infuriata con l’assistenzialismo pagato con le nostre tasche, e chi con coloro che rifiutano l’occupazione perché gli stipendi da fame appartengono a ben altra epoca. Ma a guardar bene, se lo Stato non si mangiasse metà della busta paga, avremmo più lavoro e stipendi sicuramente dignitosi. Ma certo, se lo Stato continua a spendere (ovvero, ad esempio, ad assumere nel pubblico) è difficile tagliare le imposte di qualsiasi natura da una busta paga, anche perché nel frattempo la Banca d’Italia ha segnalato il nuovo record del nostro debito pubblico, che tocca 2680,5 miliardi, quasi 30 in più rispetto a marzo.
All’estero, è il nostro giudizio, sanno benissimo che stiamo infilando la testa nel cappio e abbiamo iniziato a stringere. Ma non si preoccupano. Perché tanto la gran parte dei soldi che arriveranno da noi, come vi abbiamo anticipato, sono prestiti. E se non saremo in grado di renderli, al default non ci sarà Paese migliore dell’Italia da spogliare e spolpare: aziende e monumenti, storia e riserve auree. Il fatto è che non dovremmo nemmeno lamentarci. Un recente studio del Dipartimento di Scienze Psicologiche della Purdue University (Stati Uniti) sostiene infatti che i soldi fanno sì la felicità, a patto che non siano troppi: se questa è la conclusione, siamo un Paese pieno così di gente allegra.
Dal Momento di Cronaca Vera in edicola il 22 giugno 2021