Classe 1943, ex attaccante di un football che oggi purtroppo non c’è più, e che manca un sacco, Renato Cappellini da Soncino, beh è fondamentalmente un calciofilo romantico, un tifoso interista vero che, dopo una breve trafila nel calcio soncinese e nel Codogno riuscì a coronare il suo sogno: indossare la casacca pesante e gloriosa nerazzurra. E con lui in questi giorni importanti per il futuro nerazzurro, e per il calcio italiano, volentieri abbiamo scambiato quattro chiacchiere…
Che effetto le fa vedere Inter, Roma e Fiorentina: tre squadre in cui lei, tra le altre, ha giocato, oggi nelle mani di proprietà straniere?
Mi piange il cuore. Se poi penso che la famiglia Moratti si è allontanata dal sodalizio che mi vide crescere come uomo e atleta, mi prende un groppo alla gola tremendo. Non ho fatto neppure in tempo a celebrare al meglio lo scudetto e già si parla di ridimensionamento per l’Inter, il team che mi è rimasto più nel cuore. Ma pure a Roma mi sono trovato bene comunque.
Mister Mourinho alla guida dell’equipe giallorossa come lo vede?
Come Herrera ai miei tempi, che nella Capitale mi allenò, può far bene l’allenatore portoghese. L’importante è costruirgli una squadra a immagine e somiglianza e lasciarlo lavorare in pace.
E Simone Inzaghi all’Inter Milano?
A me piace il tecnico piacentino. La sua Lazio giocava bene, vale quello che ho appena detto per Mou però: cioè bisogna fare in modo che riesca ad allenare in tranquillità.
La nazionale azzurra di Mancini agli Europei può arrivare lontano?
E’ una rosa tutta da scoprire, nelle partite internazionali che contano, quella italiana. Sono curioso di vedere inoltre come si comporteranno nella fase difensiva gli azzurri.
Se l’aspettava l’addio di Antonio Conte dopo aver appena vinto il titolo di Campione d’Italia?
A miei tempi, senza procuratore e potere contrattuale eravamo totalmente in balia del club e non potevamo decidere nulla. Una volta chiesi un piccolo aumento ad un mio vecchio presidente e … questi mi spedì a casa in pullman senza farmi parlare. Oggi è tutto diverso. Sono legato a un episodio particolare, emblematico: quando vinsi un campionato giovanile con l’Inter, il presidente dell’epoca Angelo Moratti invitò tutta la squadra di sera a casa sue e ci diede in premio a tutti una sterlina d’oro. Ecco quell’aspetto umano manca tantissimo allo sport moderno. Ma Conte fa bene a farsi pagare e a prendere le decisioni che vuole.
Perché ha lasciato il football, in fondo lei è pure allenatore e avrebbe potuto fare carriera in panchina…
Lasciai l’ambiente, tagliando ogni legame quando capii che in determinare realtà e latitudini calcistiche contavano soprattutto sponsor e magazzinieri. Avete letto e capito bene un magazziniere si lamentò col presidente poichè non giocava il figlio di un suo amico. Che tristezza e amarezza vedere dirigenti che chiedevano sponsorizzazioni e quote per allenare. E allenatori pronti ad accettare simili proposte. Capii presto che non era più il mio ambiente e mollai per dedicarmi alla famiglia.
Stefano Mauri