C’è un bambino in spiaggia, i suoi genitori sonnecchiano sotto l’ombrellone. Lui sta costruendo un castello di sabbia.
Il fossato. Le torri. Il ponte levatoio.
Il castello diventa sempre più grande mentre ci lavora. Le mani plasmano sogni.
Alla fine, mentre il sole scompare dietro una nuvola, il bambino apre la porta del castello e fa un passo al suo interno.
Si ritrova spinto da un soldato di sabbia.
“Presto!”, gli dice questi. “Ci stanno attaccando!”
Il bambino, spaesato e travolto, si ritrova con una spada di sabbia in mano e corre fin sulla torre. Gli arcieri scoccano frecce, le bandiere si alzano.
“Non ce la faremo”, dice qualcuno. “Di sotto, al ponte!”
Corrono tutti, perdendo sabbia sotto gli scarponi.
Il ponte levatoio viene abbassato. I nemici avanzano.
Il bambino stringe la spada e combatte. Molla fendenti e sgretola.
Uno, due, venti, cento. Una furia.
Alla fine i soldati scappano sconfitti.
Il bambino viene abbracciato e portato in trionfo. Cori di giubilo, applausi.
Ora, però, lo sguardo si affaccia sulla torre più alta che comincia a crollare. Si piega e scompare.
Poi tocca alle mura.
“Corri!”, gli ordina qualcuno.
Il bambino obbedisce, veloce. Sfreccia sulle scale, la sabbia negli occhi.
Si ritrova alla porta, la apre ed è di nuovo sulla spiaggia.
I suoi genitori stanno chiudendo l’ombrellone e le sdraio, di corsa. La pioggia sta scendendo fitta.
Il castello si dissolve alle sue spalle mentre i tuoni si rincorrono.
Le sue mani accarezzano le gocce e, di nuovo, plasmano sogni.
C’è un bambino che naviga tra le onde, sperduto nella tempesta…
Scribatto
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