Non si può dire festa, il positivo è diventato negativo, festeggiare è dispregiativo, vita notturna è un non luogo, come cambia il nostro linguaggio attraverso il panico e la psicosi da pandemia. Per capire meglio cosa stia cambiando, lentamente ma inesorabilmente, nella nostra ” lingua” riporto qui sotto il significato di evoluzione linguistica.
Il cambiamento linguistico o evoluzione linguistica è la variazione delle caratteristiche di una lingua. Esso può avvenire nella fonetica (mutamento fonetico), nella fonologia (mutamento fonologico), nella morfologia (mutamento morfologico), nella sintassi (mutamento sintattico), nella semantica (mutamento semantico e/o lessicale) di una determinata lingua e può essere analizzato in sincronia e in diacronia.
Da sempre ad ogni “contaminazione” la lingua ha acquistato o perso, e comunque ha rinnovato la dotazione linguistica del senso delle parole, il senso della frase per dirla alla PINKETTES. Una necessità comunicativa che ci rende tutti parte di un momento storico, culturale, sociale ed economico. Qualcuno ricorderà il paradigma di Kuhn, bene, anche chi per assonanza lo ritiene un personaggio di Star Treck non sbaglia, siamo precipitati in un mondo di Fantascienza, o meglio distopico, o topico nel senso dei topi di laboratorio, dove le teorie scientifiche sono modelli di realtà che fondano i nostri eventi quotidiani.
Una considerazione corretta rispetto ad oggi e dunque alla lingua e al linguaggio non può assolutamente “dimenticarsi” del fenomeno della globalizzazione linguistica. Di tutto ciò mi affascina e mi spaventa l’industria culturale e dell’informazione che oramai è dittatura per le nostre orecchie e per il nostro cervello che assorbe come spugna cambiamenti pericolosi.
Tra le righe di Wikipedia trovo quello che mi pare il lento ma inesorabile cambiamento a cui stiamo assistendo inconsciamente: Perdita di lessemi Alcune parole scompaiono totalmente nell’uso della lingua
Quando sento un giornalista che alla televisione nel parlare di giovani usa la parola divertimento e si corregge scusandosi di averla pronunciata, quando non si può parlare di sesso, baci, abbracci, compagnia, relazione, vicinanza, mi accorgo che siamo piombati in un Medio Evo cupo e pericoloso, dominati da un paradigma di paura. Provate ad accorgervi di quanto abbiamo assorbito il linguaggio medico che ci porta ad uno stato di convalescenza forzata e continua, di quanto anche noi continuiamo a parlare in termini di ” emergenza sanitaria”, ” distanziamento”,” igienizzazione”. Quanti di voi passeggiando, attenti a non avvicinarvi troppo a chiunque, tendono a guardare in modo sinistro due ragazzi che si tengono per mano o si baciano impunemente per strada? Saranno congiunti? Avranno una relazione stabile tale da permettere tutto ciò? un’autorizzazione? e quei ragazzi che ridono? saranno pericolosi, la loro risata contagiosa che poi mi ricordo che non sto vivendo ma sopravvivendo? Non cominciate a vergognarvi di loro mentre pensate a cose indicibili su di loro?
Ecco perché credo che a breve molti rinunceranno a pronunciare parole come quelle sopra e piano piano ci abitueremo ad un linguaggio covid, a rinunciare al piacere, ad odiare chi non lo farà, a evitare le relazioni, a creare una nuova forma di benpesantismo totale e totalitario che verrà spacciato come sano, democratico e necessario. A vivere nascosti e soli masticando un lessico e una grammatica stitica e asettiche. Masticando dentro odio e paura e un po’ di umanità topica, cioè da topi. Così sarà se vi piace e se non vi piace è meglio che vi svegliate e continuiate a usare atteggiamenti e parole sane umane positive affettuose di vicinanza! La vita contempla in sé la morte e l’accettazione del mondo, siamo uomini perché siamo usciti dalle tane, siamo usciti dal mare siamo usciti anche dalla terra con i voli spaziali, non è il rintanarci il nostro paradigma di vita.
Buona giornata!
L’intervista che segue parla del mondo della notte, una parte di vita che non possiamo vivere, una parte di relazioni che non possiamo avere, una parte di noi che non c’è. Nel bene e nel male ma non c’è.