Pupi Avati
è un pittore che intinge il pennello in un whisky invecchiato e ci permette di entrare nei suoi quadri così caldi, evocativi, costringendoci ad ubriacarci di polaroid. Sono affreschi di un mondo passato che si specchiano e riflettono ombre, sensazioni, musiche ascoltate e troppo spesso dimenticate. Abbracci nascosti dietro ad un portone, sguardi, luci ed ombre. Tra una partita a biliardo ed una storia d’amore lunga un secolo, la sua folle gratitudine nei confronti della vita si rovescia su di noi, inermi e complici responsabili della pagina che resta sospesa tra il passato ed il futuro.
Quando Pupi, poi, incontra uno come Renato Pozzetto, si accende una miccia.
Il comico ottantunenne, voce soffiata e roca, si destreggia (o meglio giganteggia) in un sogno tra passato e presente. Le vicende di Nino e Rina Sgarbi, genitori di Elisabetta e Vittorio, attraversano i decenni. Sconfinano nell’abbraccio eterno di un amore che non può e non deve finire, rendendoli immortali.
Pozzetto, levatosi di dosso i panni del contadino, del prete e dell’investigatore, si prende la sua rivincita nei confronti di coloro che, per troppo tempo, lo hanno definito semplicemente un saltimbanco. Riempie lo schermo mentre si commuove per la perdita della sua Rina (o Brunella, forse) e inciampa sui suoi passi mentre la telecamera lo scuote, lo invita a sfoderare il suo vero Io.
Lo scrittore che lo ascolta, uno straordinario Fabrizio Gifuni (David di Donatello per Il Capitale Umano di Virzì), si lascia travolgere da quell’amore per lui così difficile da comprendere e, alla fine, accetta di soccombere al palpito del cuore che lo riporta dalla figlia.
“Lei mi parla ancora” è un gioiello, una lama sottile che penetra nell’animo umano e ne mette in luce le virtù e le bassezze. E’ un viaggio che porta a stringere la mano dei protagonisti, giovani ed anziani, e a percorrere con loro il primo e l’ultimo passo fino, appunto, all’immortalità.
Un cast straordinario, dal primo all’ultimo attore. Da Haber, che sembra sempre un eremita in grado di dare il consiglio più complicato da seguire a Isabella Ragonese (altra meravigliosa scoperta di Virzì), delicata come un fiore che rischia di sgretolarsi se stretta troppo. Poi Stefania Sandrelli, Chiara Caselli, Serena Grandi.
Quando l’ultima pagina del libro si dissolve tra le dita non resta altro da fare che guardare la copertina e ricordarsi del motivo per cui lo si è letto.
Alex Rebatto