Macellaio, norcino e selezionatore di animali e carni da macellare,direttamente e personalmente nel macello privato, beh Giulio Cesare Galmozzi detto Chicco, nella sua premiata e premiante bottega artigianale d’autore a Ripalta Cremasca, al meglio, interpreta e incarna il concetto di materie prime a cosiddetto chilometro zero. E lavora così da anni il buon Chicco.
Da quando esiste la macelleria Galmozzi?
Dal 1931, a tutti gli effetti sono una Bottega Storica. Dal 2000 me ne occupo solo io…
Complice il maledetto virus, dallo scorso mese di marzo si fa un gran parlare della riscopertadei negozi del paese o del quartiere per fare la spesa. Avverti ancora tale effetto?
Purtroppo dieci mesi fa mi sono ammalato di Coronavirus e quel periodo l’ho vissuto male. Sono stato ricoverato per pochi giorni all’ospedale di Crema e ahimè, con terrore e spavento ho sempre sotto i miei occhi la serata dello scorso 17 marzo, quando nella sala d’attesa del pronto soccorso cremasco, trasformata in un lazzaretto pieno di barelle, una signora anziana, vagava in piedi come fosse un fantasma chiedendo, supplicando ai medici, tutti impegnati a soccorrere una marea di pazienti, una visita. E’ stata durissima, ma ce l’ho fatta. Tornando alla tua domanda, mah oggi che gli ingressi ai supermercati non sono più contingentati, la clientela è tornata sui numeri precovid, ergo si è un pochino smarrita la clientela che veniva allora nei negozi, secondo i miei colleghi,poichè non poteva ricorrerealla grossa – media distribuzione.
Selezioni personalmente le carni che poi rivendi, vero?
Esattamente e le macello pure. E così faccio anche coi salumi. Attualmente sto lavorando bene con un’azienda agricola di Montodine e una di San Bernardino, quartiere periferico di Crema. Ah … la mia macelleria è a un tiro di schioppo da tali realtà agricole.
La tua versione del Salame Cremasco è finita, meritatamente, su una guida (Fette di Bontà) dedicata ai migliori salami italici…
Tutti gli anni partecipo al “Campionato Italiano del Salame” e ottengo periodicamente piazzamenti importanti, riconoscimenti e menzioni. Nel 2010 mi classificai addirittura tra i primi dieci, gareggiando con grandi e tipiche, blasonate realtà nazionali.
Ma ci va l’aglio nel Salame Cremasco?
Sì e il quantitativo dipende dalla mano del norcino. C’è poi chi non lo vuole, ma nei miei salami, richiestissimi, sempre sold out e apprezzati in varie zone della Lombardia e non solo, aglio e vino rosso non mancano mai.
Non si potrebbe fare qualcosina per valorizzare al meglio il Salame Nostrano?
Certamente e in tal senso con me sfondi una porta aperta. Nei tuoi scritti parli spesso di Granducato del Tortello, io auspico invece un Granducato del Cotechino e… per scherzare, al sindaco di Ripalta Cremasca Aries Bonazza, sovente dico che prima o poi conquisterò il municipio cambiando poi stemma comunale. Tornando al nobile insaccato comunque ribadisco che sulla falsa riga di quanto fanno a Cremona, ove da anni opera il Consorzio del salame cremonese, anche noi cremaschi potremmo intavolare un discorso simile.
Stefano Mauri