Cosa ne sarà del Covid fra qualche anno? Uno scrittore di thriller e fantascienza si cimenta in un intrigo dei nostri tempi…
di Rino Casazza
Il Segretario alla Difesa, raggiunto dalla notizia nel cuore della notte di agosto, non esitò un attimo a mettersi direttamente in contatto col Presidente.
Per regola, avrebbe dovuto avvertire prima il Segretario di Stato, e d’altra parte Donald Trump, nel pieno della campagna elettorale per la sua successione, era in fase di disarmo politico-gestionale, ma nessun altro caso più di quello richiedeva un intervento del Presidente in prima persona.
Trump iniziò ad ascoltare Mark Esper con la versione meno rassicurante del suo tipico broncio, ma bastarono poche battute del Capo del Dipartimento della Difesa per spazzar via in lui ogni residuo di sonnolenza per il brusco risveglio.
In meno di un’ora nello studio ovale della Casa Bianca era riunito il Gabinetto degli Stati Uniti d’America.
Erano le 3 e 30 del mattino del 17 agosto 2024.
Il ciuffo rossiccio del riporto del Presidente, insolitamente spettinato, era la miglior prova della gravità della situazione.
Trump aveva videochiamato Vladimir Putin sul collegamento riservato Casa Bianca-Cremlino, buttando anche lui giù dal letto.
Il presidente russo, da poco plebiscitariamente eletto al quinto mandato, era caduto dalle nuvole.
«Un’invasione cinese di Formosa??»
«Taiwan» corresse Trump.
«Come ti piace Donald, tanto quello stato né voi né noi lo riconosciamo… Cosa c’è??» si rivolse stizzito in russo, abbassando l’audio, al segretario personale che, presente assieme a lui nell’ufficio presidenziale del Cremlino, stava cercando di richiamare la sua attenzione «Ho capito Vinogradov, ho capito! Il generale Gerasimov mi vuol parlare con priorità assoluta. Lasciamolo aspettare! L’argomento è sicuramente lo stesso del mio colloquio col Presidente Trump. Faremo poi i conti per il ritardo con cui il Ministero della Difesa della Federazione Russa mi informa di novità così importanti… Stavamo dicendo Donald?» riprese nel suo buon inglese, anche se con spiccato accento slavo, rialzando l’audio «Ah: siamo proprio sicuri che è un’invasione?»
«I satelliti spia sono molto chiari. È in atto una imponente azione militare via cielo e mare. Mi dicono che per dimensioni superi addirittura lo sbarco in Normandia!!»
«Da Pechino nessun annuncio?»
«Silenzio assoluto, come nelle migliori tradizioni dell’inaffidabilità orientale» commentò Trump, il cui pensiero era andato al proditorio attacco nipponico alla base di Pearl Harbour nel 1941.
«Nanchino?»
«Il governo di Taiwan è disperato. Ha chiesto aiuto a noi, e credo anche a voi…»
«Immagino…» fece eco Putin, di nuovo imprecando tra sé contro la lentezza dei comandi militari nell’avvertirlo.
Lo consolava solo che l’attacco cinese, a giudicare dalla costernazione di Trump, doveva aver preso altrettanto in contropiede la U.S. Army.
«Che cosa vuoi fare?» chiese Trump.
«Se quel coglione del Presidente cinese pensa che sprechi la forza militare della Federazione Russa per respingere la sua aggressione ad una piccola nazione inerme, verso la quale non abbiamo mai nutrito particolare simpatia, si sbaglia di grosso… Vinogradov, che cos’hai?» esclamò, di nuovo in russo e di nuovo abbassando l’audio. Un improvviso, incontrollato accesso di tosse aveva colto l’assistente. «Ma esci e vai a bere un bicchier d’acqua fuori, per piacere !»
L’assistente obbedì, allontanandosi tossendo. «Perdonami Donald,» riprese «ma le nuove leve della gloriosa razza russa sono un po’ cagionevoli di salute». Mandò un risolino perfido. «Comunque, ti dicevo che non smuoverò un solo soldato della gloriosa Armata Rossa. Ho solo intenzione di ammonire Lu Xu Gao a ritirarsi immediatamente.»
«Ben pensato, Vladimir!» approvò Trump «I rapporti dell’Intelligence Nazionale confermano da anni che l’Esercito Popolare di Liberazione, nonostante gli sforzi di modernizzazione promossi da Lu Xu Gao, è superiore alla U.S. Army solo come numerosità delle truppe. Quanto a livello tecnologico degli armamenti, e grado specializzazione di comandi e milizia non è nemmeno degno di lustrare le scarpe al nostro esercito… Devo pensare che il KGB…»
«Non c’ è più Donald…»
«Ok, ok. Come diamine si chiamano i servizi segreti russi, Joe?» chiese, rivolto al Direttore dell’United States Information Community.
Schiarendosi la voce arrochita da un severo mal di gola, rispose in sua vece Chad Wolf, Segretario alla Sicurezza Interna : «F.S.B. signor Presidente. John Radcliffe è dovuto assentarsi poco fa per un attacco d’asma.»
«Ma non stava curandosela? Vabbè… Devo pensare che l’F.S.B, Vladimir, ti abbia fornito eguali rassicurazioni in merito alla superiorità dell’Armata Rossa sull’esercito cinese… A proposito: spero per il tuo bene» maramaldeggiò Trump, che stava recuperando la sua spavalderia, anche se si sentiva alquanto affaticato, certo per la levataccia « ti abbia confermato che siete ancora mooolto indietro rispetto agli Stati Uniti.»
Si volse verso il Capo di Gabinetto della Casa Bianca, Mark Meadows, per fargli l’occhiolino, ma trovò la sua sedia vuota.
Robert O Brien, Capo del Consiglio di Gabinetto per la Sicurezza Nazionale. s’affrettò a spiegare, avvicinandosi e parlando sottovoce all’orecchio del Presidente : «Mark è assente giustificato, Donald. Aveva la febbre alta, non è potuto venire…»
«Ok ok.» ribatté il presidente, scostandosi un po’ disgustato da O’Brien, che aveva il naso chiuso e gocciolante per un robusto raffreddore fuori stagione «Per un volta ci troviamo in perfetta sintonia, Vladimir. Stringeremo in una tenaglia il compagno Lu dando la lezione che merita alla sua presunzione.»
***
«Così non va bene, signor Lu. Il vostro contingente d’invasione deve cessare il fuoco senza indugi e rientrare con la massima urgenza alla base.» disse Mike Pence, sforzando le corde vocali per il vistoso abbassamento di voce procuratogli dalla faringite che gli bruciava la gola. “Accidenti all’aria condizionata mal funzionante!” si disse fra sé e sé.
Nello studio ovale erano riusciti a mettersi in contatto in videocall coi Presidente cinese. Malgrado l’espressione al solito atona, dal tono con cui parlava all’interprete nella sua lingua natale Lu Xu Gao sembrava di ottimo umore, come se non si rendesse conto di dover interrompere l’attacco all’isola di Taiwan alla velocità della luce se voleva evitare guai irreparabili.
La voce dell’interprete comunicò, in un inglese preciso ma buffo per l’accento orientale: «Il Presidente di grande Repubblica Cinese augura buona giornata a signor Vicepresidente di Stati Uniti. Presidente chiede come mai non ha il piacere di parlare direttamente con signor Donald Trump.»
Pence fece una smorfia di disappunto prima di affidare al suo interprete la risposta: «Questo non deve interessarle, signor Lu. Ha inteso bene quello che ho detto?».
Mentre l’interprete, nel rapido cinguettio del suo mandarino scolastico, traduceva a beneficio del Presidente cinese, Pence si diceva: “Già, sapientone di un muso giallo. Avrei lasciato molto volentieri la soddisfazione di strapazzarti a Donald, ma mi guarderò bene dal farti sapere che alla Casa Bianca gli addetti alla manutenzione degli impianti di aerazione sono dei maledetti incompetenti!”
Subito dopo la telefonata con Putin, Trump era stato colto dalla stessa faringite che affliggeva lui, ma in forma più grave, accompagnata da improvvisa febbre alta. Aveva dovuto ricevere immediata assistenza medica, così come quasi tutto il Consiglio di Gabinetto. Il picco di ammalati aveva addirittura messo in crisi l’agguerrito Servizio Sanitario della Casa Bianca. Il suo direttore, dottor Roger Crowley, anch’egli penosamente tossicchiante, aveva detto che non gli era mai capitata una cosa del genere in quarant’anni di professione. I membri non ammalati dei servizi di sicurezza, effettuato un rapido controllo, avevano escluso un attacco attraverso esalazioni venefiche. L’unica spiegazione possibile era una non accurata pulizia dei filtri dell’aria condizionata, benché il Vice della Manutenzione, in sostituzione del suo Capo, anche lui finito, ben gli stava!, in infermeria per un principio di bronchite, avesse assicurato che era stata appena fatta.
“Coi piedi, evidentemente!” si diceva Pence, osservando lo Studio Ovale svuotato. Della ventina di membri del Gabinetto rimanevano in cinque, tutti in condizioni appena decenti. Pence cominciava addirittura a sentire brividi di freddo, una sensazione che non provava da anni avendo goduto, grazie al Cielo!, di buonissima salute in quell’ultimo periodo.
«Presidente di grande Repubblica Popolare» rispose l’interprete «dice di avere inteso, ma purtroppo non può soddisfare richiesta di signor Vicepresidente degli Stati Uniti. Si permette di consigliare a signor Pence di farsi visitare da un medico, poiché sembra afflitto da seria indisposizione.»
Pence era fuori di sé. A fatica, perché il bruciore alla gola, maledetto quel menagramo di Lu, stava aumentando, rispose: «Cosa si è messo in testa, signor Lu? Vuole sfidare la potenza della U.S. Army? Guardi che nel giro di qualche ora siamo in grado di scatenare l’inferno contro il suo esercito d’invasione!!»
«Presidente di grande Repubblica Popolare» la risposta dell’interprete «teme che U.S.Army sia impossibilitata a intervenire, visto che tutta popolazione di Stati Uniti è colpita da grave epidemia influenzale.»
«Come??»
«Certo, signor Pence. Presidente di grande Repubblica Popolare informa per la precisione che epidemia (e sarebbe meglio dire “pandemia”, considerato che interessa tutto il mondo, compresa Federazione Russa) è causata da virus “Covid-24”.»
La perplessità attenuò per un momento l’ira di Pence.
“Covid” o “coronavirus”, non era lo stesso ceppo del virus che aveva provocato la pandemia del 2019/ 2020? Il Vicepresidente la rammentava ancora bene per gli effetti nefasti sull’economia mondiale dovuti alla chiusura tutte le attività produttive e commerciali, il cosiddetto, famigerato “lockdown”, attuato per contenere la diffusione del contagio. Però poi era venuto il vaccino, e tutto nel giro di due anni era tornato alla normalità.
Come spesso accade per le cose brutte, l’opinione pubblica se n’era dimenticata, complici le rassicurazioni di virologi e infettivologi.
Gli scienziati affermavano che era stata scoperta, grazie allo straordinario sforzo della ricerca in ogni parte del mondo, la chiave biogenetica per realizzare in brevissimo tempo vaccini efficaci per qualsiasi variante di quella categoria di virus, qualora se ne fosse ripresentata una aggressiva come il covid 19.
In considerazione di ciò, Pence dettò la sua risposta con faccia burbera: «Non si preoccupi per la nostra salute… Lu» Un colpo di tosse gli ruppe la voce, seguito da altri quattro prima di riprendersi. «Pensi all’incolumità delle…» Altra scarica di tosse «… sue forze armate, e dei civili inevitabilmente coinvolti per….» Di nuovo una scarica «…perché quant’è vero Iddio se… lei entro cinque minuti…non ordinerà la ritirata…il Presidente Trump autorizzerà un attacco della U.S. Army…»
L’espressione del Presidente cinese si era fatta affettatamente preoccupata e premurosa. Di uguale tono la risposta dettata all’interprete: «Presidente di grande Repubblica Popolare consiglia vivamente a sig. Pence di ricorrere con urgenza a cure mediche, prima che non ce ne siano più di disponibili. Virus Covid-24 molto contagioso, e in grado di provocare gravi “S.A.R.S.”. Sistema sanitario di Stati Uniti andrà in sofferenza irreparabile nel giro di qualche ora…»
Il Vicepresidente Pence tossiva ormai senza freno, imitato da tutti gli altri presenti nello Studio Ovale.
Sul video Lu Xu Gao fece cenno all’interprete di non aver più bisogno di lui, e iniziò a parlare in un inglese altrettanto corretto, con addirittura meno spiccata cadenza mandarina.
«Si chiederà di certo, signor Vice Presidente, se il Covid 24 abbia qualche legame con il Covid 19. Molti, per la verità. La pandemia del 2019/2020 è stata una utilissima sperimentazione sul campo. Ha permesso di verificare che i nostri dispendiosi sforzi nella ricerca batteriologica a scopo bellico andavano nella giusta direzione. Soprattutto, ci ha aperto gli occhi sull’assoluta necessità di non liberare l’agente infettivo prima di aver sintetizzato e prodotto su vasta scala un valido vaccino. Può star tranquillo, signor Pence: abbiamo una scorta di svariati miliardi di dosi. Per primi ne usufruiranno i cittadini della Repubblica Popolare fedeli al suo governo, ma ne rimarrà a sufficienza per la popolazione mondiale meritevole di essere salvata dal contagio… Per quanto riguarda il popolo americano sono sicuro che potremo metterci d’accordo su un’equa contropartita economico-tecnologica da parte vostra… Politica no, non ci interessa. Le democrazie occidentali ci piacciono come sono: sono state la nostra fortuna!»
Mentre Lu Xu Gao parlava Pence, con uno sforzo immane, affannato dalla tosse sempre più squassante, aveva raggiunto la tastiera del video, premendo il tasto di disattivazione con una scomposta manata.
«Fottiti…brutto uccellaccio del…malaugurio…»
***
«Aiuto!» strillò Donald Trump saltando come una molla fuori dalle lenzuola.
«Cosa c’è?» strillò di rimando Melania, anche lei balzata a sedere di soprassalto sul letto matrimoniale.
Il presidente U.S.A. si guardava intorno stralunato, prendendo coscienza di essersi svegliato bruscamente da un pessimo sogno.
«Oh mio Dio, Donald! Lo stress sta consumandoti! Meno male che le elezioni sono vicine! Cos’hai sognato, con quella brutta faccia? Joe che giura sulla costituzione davanti al presidente della Corte Suprema?»
Il presidente represse a stento l’impulso di rispondere: «Magari…»
Rino Casazza
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