La casa Editrice Venti Zero Novanta.eu, in omaggio al suo fondatore, Tommaso Labranca, pubblica una antologia, per molti versi memorabile, dei suoi interventi giornalistici
Tommaso Labranca, prematuramente scomparso quattro anni fa, è stato uno splendido, originale giornalista di costume, il cui taglio pungente e anticonformista si riconosce fin dalle prime righe dei suoi articoli.
L’ho ascoltato dal vivo una sola volta, alla fine degli anni 90, ad uno degli appuntamenti settimanali del “Seminario per Giallo e Bar” tenuto dal mai abbastanza rimpianto Andrea G. Pinketts in collaborazione con Andrea Carlo Cappi. Credo che in quell’anno si intitolasse, in modo esemplarmente pinksettiano, “Fogli e morte”.
Argomento della serata era la pubblicità, di cui Labranca si intendeva come nessun altro. A un certo punto trovò una definizione folgorante per la cattiva reclame. ”Troppo spesso mi sembra di vedere non della “pubblicità”, ma della pubbliCita”, banalmente e goffamente imitativa di altra come la scimmietta di Tarzan”.
Wikipedia definisce Labranca scrittore, autore televisivo, conduttore radiofonico, editore e intellettuale italiano.
Sicuramente, per la sua poliedricità, è stato tutte queste cose, ma credo che nessuna lo avrebbe accontentato.
Come l’altra, prevalente quando lo si nomina: “massmediologo”.
Io ho usato la definizione “giornalista di costume” con la speranza che gli sarebbe piaciuta.
Che Labranca sia stato un eccellente giornalista lo dimostra il libro da poco uscito per la casa editrice(anzi:micro casa editrice) da lui fondata “Venti Zero Novanta.eu”, adesso di proprietà di Giuseppe Biselli, “Neve in Agosto, articoli alimentari 2009-2016”, che raccoglie i pezzi di Labranca apparsi su Cronaca vera, Libero e Oggi.
Qualche nota a commento di quel “micro” e quell’ “alimentari”.
Durante la sua vita, purtroppo breve, Labranca non ha mai avuto successo, né di popolarità né economico .
Nemmeno gli importava, di sicuro non al prezzo di perdere la sua libertà di giudizio così acuminata.
Ha prodotto molto, ad un livello di qualità e originalità altissimo ma, alla fin fine, non si è mai scrollato di dosso, riguardo alle dimensioni delle sue iniziative editoriali, quel “micro”, e, riguardo alla consistenza dei guadagni, quel “alimentare”, da intendersi nel senso che scriveva per sbarcare, faticosamente, lunario, non che era un “giornalista appigionato”: questo non lo avrebbe accettato mai.
Anche la “neve in agosto” è una metafora: allude alla circostanza che per Labranca, lui che le ferie non poteva permettersele, il mese delle vacanze era una parentesi di solitudine e magra sopravvivenza nella Milano deserta.
La sua grande, variegata cultura glielo faceva paragonare al “crudele” aprile di T.S. Eliot in “The Waste Land”.
Eppure questo intellettuale ( ma sì, anche questa definizione gli calza) che solo un miope o un povero di spirito potrebbe considerare “fallito”, riesce a farsi rileggere procurando piacere ed ammirazione, come prova l’antologia di che trattasi.
Non un tuffo nostalgico nel passato, ma un modo di vedere cose note e vissute da un’angolazione ricca e originale, come sempre era quella di Labranca, di qualsiasi argomento parlasse. Oggi persino più di allora.
Così le perle contenute nella raccolta sono innumerevoli.
Mi piace menzionare, citando alla rinfusa, la panoramica graffiante delle (troppe?) biografie di cantanti uscite nel 2015, le interviste a Ornella Vanoni e Orietta Berti, fatte esemplarmente più di risposte che di domande, il pregnante piccolo trattato sulla 500 FIAT come sintesi culturale di un’epoca, la divertente psicoanalisi delle due personalità di Roberto Vecchioni, o il perfetto ritratto in chiaroscuro di Brigitte Bardot.
Mi fermo qui perché sarei diseducativo: il libro va letto tutto.
Assicuro che non sarà uno sforzo.
Rino Casazza
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