Riprendo qui la recensione, uscita sul blog “Gialloecucina”, del libro di Carlo Lucarelli Navi a perdere dove l’apprezzato scrittore italiano di storie poliziesche e commentatore di famosi crimini reali fonde le sue due passioni regalandoci un perfetto testo di “denuncia civile in forma narrata”, per lucidità argomentativa ed efficacia nel far luce dentro le nuove trame del crimine organizzato degno delle migliori prove di Leonardo Sciascia.
Carlo Lucarelli alterna da sempre l’attività di narratore con quella di giornalista e commentatore di cronaca nera, sia sulla carta stampata che in tv, dove ha condotto la longeva trasmissione “Blu notte”.
È normale che il taglio delle sue inchieste giornalistiche sia influenzato dalla vocazione primaria, quella narrativa, che lo ha portato a conquistarsi un posto di primissimo piano nella letteratura poliziesca italiana.
A tal proposito mi sia consentita una divagazione, per ricordare un amico, il grandissimo scrittore noir Andrea G. Pinketts, recentemente scomparso, il quale mi confidò che lui e Lucarelli avevano sempre accarezzato il progetto di un testo a quattro mani, in cui i due irregolari più scoppiettanti del “giallo” italiano, il lucarelliano Ispettore Coliandro e il pinkettsiano Lazzaro Santandrea, si incontrassero.
Venendo a Navi a Perdere, l’ultima uscita di Lucarelli, si tratta, a tutti gli effetti, di una via di mezzo tra narrativa e saggio, secondo una formula in cui ha raggiunto vette eccelse uno scrittore famoso e giustamente celebrato, a me carissimo: Leonardo Sciascia.
L’omaggio di Lucarelli a quest’ultimo è chiaramente percepibile nel ricorso frequente, a scandire il racconto, a voci di vocabolario, rimandando a un’autorità linguistica neutra ed esterna la spiegazione di concetti cruciali, per non dire scottanti, della storia
Lo scrittore bolognese fornisce una prova molto persuasiva in questo genere, che potremo definire di denuncia civile in forma narrata, così il suo “Navi a Perdere” può essere accostato ai grandi classici sciasciani come L’affaire Moro o La scomparsa di Majorana.
Il tema trattato è quello dei traffici illeciti che ruotano intorno alla dismissione dei rifiuti tossici, in specie quelli contaminati radioattivamente.
Il lettore viene condotto, in modo cauto e “garantista”, perché i processi durano secoli e spesso non portano a nulla, ma comunque inequivocabile ed incisivo, perché i fatti giustificano sospetti ed allarmi, dentro una realtà inquietante: i maneggi malavitosi per depositare scorie pericolose nei fondali del Mediterraneo attraverso finti naufragi di carrette del mare piene zeppe di innominabili veleni.
Sembra un’invenzione da spy story ma, passo dopo passo, Lucarelli porta elementi concreti e argomentazioni che ne dimostrano la preoccupante consistenza.
Forse non sufficienti, come al solito, per inchiodare i colpevoli a una accertata responsabilità penale ma sufficienti a risvegliare la coscienza civile del lettore.
Spicca, in questo libro breve ma denso, come lo erano tutti quelli di Sciascia, la figura eroica di un uomo per bene, il capitano di corvetta Natale Di Grazia, puntiglioso collaboratore della magistratura che, grazie alla competenza marinara, arriva a un passo dallo svelare i loschi misteri che stanno dietro l’affondamento di una “nave a perdere”, ma, guarda caso, è vittima improvvisa di un infarto.
Rino Casazza
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