Arrigo Cipriani, patron dello storico locale di Venezia Harry’s Bar, che conta 27 filiali nel mondo, non ha dubbi: “Sono condizioni demenziali scritte da gente senza idee e se resteranno così, non si riapre né lunedì né mai più. Con le nuove regole ci dovrebbero essere 4 metri quadrati attorno ai commensali e dovrò chiedergli l’autocertificazione, per sapere in che rapporti sono tra loro. È pazzesco. A 88 anni posso andarmene in pensione”
Arrigo Cipriani, il patron dello storico locale di Venezia Harry’s Bar, non riaprirà il 18 maggio. E forse chiuderà per sempre. Il mitico luogo, definito dal ministero “monumento nazionale”, che ospitò i pià grandi artisti, musicisti e letterati del mondo, da Charlie Chaplin ad Arturo Toscanini fino ad Ernest Hemingway, e che conta 27 filiali nel mondo, è alle prese con le direttive per l’emergenza coronavirus. Direttive strambe sulle quali ci siamo già più volte occupati, ospitando il grido di allarme di barman, ristoratori, hair stylist, enologi e sottolineando l’impossibilità fisica di riprendere in questo modo il lavoro. – GUARDA LO SPECIALE
LE REGOLE “DEMENZIALI”
E ora, a sbottare, è anche uno dei big internazionali dei locali, Arrigo Cipriani: «Lunedì non riapro, con quelle linee guida è impossibile. Sono condizioni demenziali scritte da gente senza idee e se resteranno così, non si riapre né lunedì né mai più». Lo dice all’Ansa, rammentando come l’Harry’s Bar, fondato dal padre 89 anni fa, era stato chiuso una sola volta nel 1943: «Allora fu requisito dai repubblichini. Adesso sta per essere chiuso dalle menti sublimi dell’Inail». Si tratta di norme che Cipriani non esita a definite «decadenti che neanche nel Medioevo..».
ME NE VADO IN PENSIONE
E ne elenca alcune che non consentiranno la ripresa: «Ci dovrebbero essere 4 metri quadrati attorno ai commensali e dovrò chiedergli l’autocertificazione, per sapere in che rapporti sono tra loro. È pazzesco. Sulla prenotazione, scrivono che è “preferibilmente obbligatoria”, ma o è un obbligo o no?». In questo modo, è logico chiedersi: chi andrà nei locali? «Purtroppo temo che non verrà nessuno, il mondo si è fermato».
50 FAMIGLIE A RISCHIO
L’Harry’s Bar conta due sale di 40 metri quadrati l’una e fino a marzo ci stavano 90 persone. Oggi tutto deve cambiare, con le nuove direttive: «Non ho contato quante dovrebbero starcene ora, ma so che dovrei licenziare almeno 50 dipendenti (sui 75 attuali) se volessi aprire così. Io ho 88 anni, posso anche andare in pensione a questo punto».
Manuel Montero
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