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Coronavirus, lo strano caso della mortalità a Madrid, identica a quella della Lombardia: ecco cosa abbiamo scoperto

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A Madrid il contagio è in ritardo di una settimana. Ma, come abbiamo scoperto, l’evoluzione della mortalità è identica a quella lombarda: eppure il clima è completamente diverso. Anche lì, come in Lombardia, ci sono i migliori ospedali del Paese…

 

Di Edoardo Montolli

 

L’Italia, com’è ormai assodato, ha, al 18 marzo, il tasso di mortalità per coronavirus più alta del mondo: l’8,3%. Ma questo dato è fortemente influenzato dai numeri della Lombardia, di gran lunga quella con più contagi e decessi. Qui il tasso di mortalità raggiunge la spaventosa cifra dell’11%: senza questi dati e senza quelli comunque altissimi della contigua Emilia (10,1%), i numeri dei contagi italiani sarebbero più o meno in linea con quelli dell’Europa.

Stante il fatto che gli esperti ci raccontano che il virus non è sostanzialmente mutato, questo tasso di mortalità lombardo-emiliano – su cui abbiamo formulato ipotesi e sul quale abbiamo spiegato perché gli ultimi giorni fanno ben sperare sul contenimento del virus – non è al momento scientificamente comprensibile. E nessuno scienziato sa dire perché.

Tuttavia, la celebre virologa Ilaria Capua, ha avanzato a Dimartedì un’inquietante ipotesi: «Io credo che, come al solito, la risposta non sia bianca e nera. Per esempio, questo è un virus che si trasmette per via aerea, quindi con le droplet e quindi sappiamo che virus simili a questi hanno provocato dei problemi nei sistemi di aerazione degli alberghi. Allora, è possibile che magari gli ospedali che gestiscono questi focolai molto grandi abbiano degli impianti di aerazione che non siano al livello tale da garantire la sicurezza di persone che magari sono immunodepresse?»

Possibile? Possibile che nella regione che vanta i migliori ospedali italiani ci sia qualcosa negli impianti di aerazione, magari di nuovissima generazione, che favorisce la letalità del coronavirus? Data la qualificatissima fonte, sarebbe il caso di verificarlo subito. Anche per ciò che abbiamo scoperto.

Guardandoci intorno, per trovare qualcosa di simile alla Lombardia, abbiamo scoperto che la regione italiana non è l’unica con questo tasso di mortalità, ma ha un’area “gemella” indietro solo di 9 nove giorni.

Possiamo infatti notare dai dati di World Meter, che al 18 marzo, la Spagna aveva 14769 contagi, la maggior parte di essi concentrati a Madrid: 5637 contagiati e 390 morti. Nel resto del Paese i decessi risultavano decisamente inferiori: basti pensare che al secondo posto c’era la Catalogna con 55.

La diffusione del virus in Spagna ha un ritardo di poco più di una settimana rispetto all’Italia e il primo caso a Madrid risale al 26 febbraio, con un italiano proprio del nord giunto nella Capitale.

Il focolaio lombardo, si ricorderà, risale al 21 febbraio, ma il Paziente 1 aveva già manifestato sintomi qualche giorno prima, quando dal pronto soccorso di Codogno era stato rimandato a casa.

Dunque, poco più di una settimana: nove giorni.  Ora, scorriamo attentamente i dati:

Al 18 marzo Madrid aveva 5637 contagi e 390 morti. Tasso di mortalità 6,9%

Al 9 marzo in Lombardia c’erano 5469 e 333 morti. Tasso di mortalità al 6% (GUARDA)

Il passo è identico. Così come l’origine del primo contagio spagnolo, giunto dal nord Italia.

Oggi la Spagna ha già comunicato i suoi dati.

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Al 19 marzo Madrid conta 6777 contagi e 498 morti. Tasso di mortalità in crescita al 7,3%

Al 10 marzo la Lombardia contava 5791 contagi e 468 morti, cioè ancora meno. Ma purtroppo questo dato non è affidabile, perché proprio alla data del 10 marzo ci fu un ritardo nella consegna dei tamponi lombardi (qui trovate la progressione giornaliera in Lombardia), come annota il ministero della Salute. Ed è più che verosimile che domani le percentuali si saranno allineate.

C’è dunque una progressione anomala e identica che accomuna il tasso di mortalità a Madrid e in Lombardia, a 9 giorni di distanza ovvero dal primo caso segnalato, uniche eccezioni al mondo ad avere un tasso di mortalità molto superiore a quella di Wuhan, culla del morbo, dove si assestava al 5,8%.

Eppure Madrid è molto più a sud della Lombardia, ha tutt’altro clima. In comune ha solo due cose: la prima è che il Paziente 1 di Madrid era un italiano proveniente dal nord.

La seconda è di tipo tecnico: dati alla mano, Madrid vanta i miglior ospedali della Spagna. I più all’avanguardia. Esattamente come la Lombardia per l’Italia. È possibile dunque che in questi ospedali siano state introdotte delle innovazioni negli impianti di aerazione che possano portare ad un riscontro all’ipotesi della virologa Ilaria Capua?

Edoardo Montolli

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Edoardo Montolli

Edoardo Montolli, giornalista, è autore di diversi libri inchiesta molto discussi. Due li ha dedicati alla strage di Erba: Il grande abbaglio e L’enigma di Erba. Ne Il caso Genchi (Aliberti, 2009), tuttora spesso al centro delle cronache, ha raccontato diversi retroscena su casi politici e giudiziari degli ultimi vent'anni. Dal 1991 ha lavorato con decine di testate giornalistiche. Alla fine degli anni ’90 si occupa di realtà borderline per il mensile Maxim, di cui diviene inviato fino a quando Andrea Monti lo chiama come consulente per la cronaca nera a News Settimanale. Dalla fine del 2006 alla primavera 2012 dirige la collana di libri inchiesta Yahoopolis dell’editore Aliberti, portandolo alla ribalta nazionale con diversi titoli che scalano le classifiche, da I misteri dell’agenda rossa, di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti a Michael Jackson- troppo per una vita sola di Paolo Giovanazzi, o che vincono prestigiosi premi, come il Rosario Livatino per O mia bella madu’ndrina di Felice Manti e Antonino Monteleone. Ha pubblicato tre thriller, considerati tra i più neri dalla critica; Il Boia (Hobby & Work 2005/ Giallo Mondadori 2008), La ferocia del coniglio (Hobby & Work, 2007) e L’illusionista (Aliberti, 2010). Il suo ultimo libro è I diari di Falcone (Chiarelettere, 2018)

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