“Il serial killer sbagliato” è un’indagine retrospettiva, con possibile diversa soluzione, sul caso del serial killer ragazzino degli anni 30, William Vizzardelli, conosciuto come il “Mostro di Sarzana”. A condurre l’inchiesta, don Patrizio Bruni, il prete detective dilettante apparso nell’antologia “Gli enigmi di don Patrizio“.
Di seguito un’anticipazione.
“Claudio Bassano è euforico. Le vacanze sono agli sgoccioli, ma tra due giorni sarà la festa della Befana, e tanto basta per scacciare il pensiero del ritorno alla dura disciplina ginnasiale. I suoi due amici, Carlo Gambirasi e Giulio Prini, sono altrettanto su di giri, ma titubanti. Fifoni! Eppure non stanno commettendo questa gran disubbidienza e il rischio di venir pizzicati è zero. I corridoi della Direzione a quell’ora sono sgombri, al primo imbrunire durante la pausa natalizia il collegio si svuota. Può darsi ci sia qualcuno all’ultimo piano, ma lì, al primo, le porte chiuse di tutti gli uffici segnalano campo libero. – In posizione! – comanda baldanzoso. Lui ha lanciato la sfida e a lui spetta dare il via. Ne approfitterà senza rimorsi. Non che li tema, quei due lumaconi, o meglio non teme Giulio, Carlo un po’ sì. Confida soprattutto nelle suole di cuoio. Vuole vedere la faccia degli altri quando, alla fine del corridoio, accelererà con una scivolata!– Pronti… attenti… Si sono tutti e tre inginocchiati a testa bassa con la concentrazione di atleti olimpici.– Via! L’ha detto un istante dopo essere scattato fuori dagli immaginari blocchi, lasciandoli indietro di tre metri buoni, senza badare né alle proteste di Giulio (- Non vale! – si lagna sprecando il fiato) né alla corsa già vicina di Carlo.Il colpo di pistola, secco e rimbombante, lo coglie a metà del corridoio. Frena di botto e l’arma segreta delle suole lo tradisce facendolo finire a gambe all’aria, mentre seguono altre due esplosioni. Nel corridoio cala il gelo. Claudio percepisce dietro di sé l’immobilità degli altri, poi non c’è tempo per nient’altro, perché dietro la svolta del corridoio risuona uno scalpiccio in rapido avvicinamento. La fuga di Carlo e Giulio scatta immediata. Claudio cerca di rialzarsi ma l’operazione è goffa, più per il panico che per la scivolosità delle suole. Dall’angolo sbuca di gran carriera un tizio. Claudio fa appena in tempo a vederlo, ma gli si stampa nella memoria. È alto, robusto, avvolto in un cappotto marrone, con un cappello ben calcato in testa e una sciarpa intorno al viso.Un’apparizione sinistra anche se non tenesse stretta in pugno una pistola.Claudio annaspa come invischiato sul pavimento, vorrebbe ma non riesce ad alzarsi per scappare.Il bandito in fuga in un attimo lo raggiunge e lo sovrasta, tutto si svolge rapido e allo stesso tempo con nitidezza d’immaginiL’ultima che Claudio vede è il braccio dell’uomo mascherato mentre punta la canna della pistola verso il suo petto. Se non fosse tutto vero, sembrerebbe la scena di un film.Non sa dire quanto tempo dopo, gli si aprono gli occhi su una piccola folla raccolta intorno al suo capezzale. Le luce gli ferisce gli occhi e sente una fitta sorda al lato dello sterno, ma può riconoscere la presenza di papà, mamma, Carlo e Giulio.D’istinto si rivolge a loro due, ed è davvero consolante ascoltare la propria voce, neppure troppo incerta: -Ehi! Cavoli! Cosa è successo?– Un miracolo, tesoro! – interviene la madre, con una luce gioiosa negli occhi stanchi.– Mi ha sparato! Di colpo Claudio coglie il significato della fitta sorda.– Ora sei qui e stai bene, grazie a Dio – dice il padre.– Sì, non preoccuparti, Claudietto – dice la madre. Dalla serenità del suo tono capisce che ci sono stati momenti di forte preoccupazione e lo invade un liberatorio senso di felicità.– Ha sparato anche a voi? – riesce chiedere, rivolto a Carlo e Giulio.– Te l’hanno detto? – Carlo è stupito.Non possono fare a meno di raccontargli tutto. Mentre lui si accasciava a terra con un proiettile nel polmone, il bandito mascherato aveva proseguito la fuga verso il piano terra, sparando un paio di colpi contro gli atterriti Carlo e Giulio, rifugiatisi in un sottoscala.Alla portineria stava, come sempre, il mite cappuccino fratel Bruno. Aveva provato a fermare il fuggitivo ricevendone, prima che si dileguasse, una pistolettata in pieno petto.La ferita di fratel Bruno non sembrava letale. L’anziano religioso, pur scosso e insanguinato, era rimasto in sé per parecchi minuti, riuscendo a parlare ai primi soccorritori. Aveva chiesto con insistenza di consultare i registri di classe. Si pensava che avesse riconosciuto la fisionomia dell’aggressore ma, non ricordandone il nome, volesse trovarlo nei registri. Purtroppo di lì a poco era spirato. La stessa sorte che si temeva per Claudio, anche se lui aveva avuto miglior fortuna. Nessuna speranza, invece, per Don Umberto Bernardelli, rettore delle Missioni. Dopo essersi furtivamente introdotto nel suo ufficio, il misterioso criminale aveva riservato a lui i tre colpi di pistola risuonati nel mezzo della gara di corsa.Uno spavaldo raid di morte. Messo a segno in un istituto scolastico rinomato per la serietà didattica. Gestito da pii e irreprensibili religiosi.Beh, Claudio Bassano non nutre il minimo dubbio che le granitiche istituzioni del Fascio ripareranno a quell’insulto alla disciplina sociale. Il pistolero mascherato, chiunque sia e qualunque movente l’abbia spinto, ha le ore contate.”
Rino Casazza