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I Comuni e la violenza sulle donne: i vigili insegnano l’autodifesa

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autodifesa donneUna donna su tre, in Italia, è stata vittima di un’aggressione. Secondo i dati diffusi di recente dall’Istat, tra i 16 e i 70 anni sono quasi sette milioni quelle che hanno subito violenza fisica o sessuale.

MENO AGGRESSIONI PER STRADA- La buona notizia è che diminuiscono le aggressioni in strada: a Milano, per esempio, nel 2013 i casi denunciati sono stati 68 contro i 96 del 2010. La brutta, invece, è che il nemico si trova sempre più spesso tra le mura domestiche: ogni anno nel nostro Paese cento donne vengono uccise dal marito, dal fidanzato o da un ex (dati del ministero dell’Interno). Ma secondo la Casa delle donne di Bologna, che ha analizzato il fenomeno del cosiddetto femminicidio negli ultimi nove anni, la media è in realtà più alta e tocca i 116 casi. A macchiarsi del delitto sono sette volte su dieci uomini italiani.

I COMUNI SI ATTREZZANO– Insomma, imparare a difendersi è una necessità. Ecco perché molti Comuni si sono attrezzati e organizzano corsi di autodifesa per le donne, all’insegna del prevenire è meglio. È il caso tra gli altri di Roma, Venezia, Torino, Cuneo, Mantova, Modena, Riccione (Rimini), Siena, Torre del Greco (Napoli), Crotone e Agrigento.

L’AIUTO DEI VIGILI GRATIS-  Milano l’amministrazione ha scelto di mettere a disposizione delle allieve gratuitamente – questa è la novità – l’esperienza dei vigili urbani in materia di sicurezza: le lezioni, che ripartono ad aprile, sono infatti tenute da insegnanti di arti marziali della scuola della polizia locale.

«Una maggiore consapevolezza delle proprie capacità, anche fisiche, permette alla donna di essere più sicura di sé», osserva Marco Granelli, assessore alla Sicurezza e Polizia Locale nella giunta milanese, «e le consente di valutare con esattezza una situazione di disagio o di pericolo. Per questo ogni anno rinnoviamo il corso di autodifesa in rosa».

CASALINGHE ALLA RISCOSSA- Ma chi sono le partecipanti? Prevalentemente lavoratrici ma anche casalinghe, nella fascia d’età tra i quaranta e i cinquant’anni. Sono poi presenti ragazze più giovani e signore pensionate. La maggior parte delle violenze hanno luogo nell’ambito delle relazioni della donna, si diceva, per questo, fin dalla prima lezione, «invitiamo a non lasciarsi provocare se l’interlocutore è alterato e a tenersi a distanza fisica da lui perché non si possono prevedere i limiti delle reazioni aggressive, anche con persone conosciute», spiega a Vero uno degli esperti della polizia locale, istruttore al corso.

«L’aggressività», prosegue, «è un meccanismo che, una volta innescato, può comportare reazioni non controllabili. In generale, è sempre bene non sopravvalutare le proprie capacità di difesa e mai vergognarsi di chiedere aiuto».

DUE LIVELLI D’INTERVENTO- Dal punto di vista pratico, le lezioni sviluppano due livelli di intervento: preparazione fisica e preparazione tecnica con un metodo che non contempla l’uso della forza ma insegna a controllare l’aggressore. L’ultima lezione del corso, della durata di cinque settimane, viene tenuta dal nucleo tutela donne e minori dei vigili che, sulla base della propria attività, spiega alle utenti i comportamenti corretti da tenere in caso di stalking. Alle lezioni viene anche distribuito un decalogo con le indicazioni utili da memorizzare in caso di malaugurata necessità. Dal 2012 a oggi, Milano ha tenuto tredici edizioni di “Sicurezza in Rosa” e in totale vi hanno preso parte 260 donne.

COME SI ESCE DAL TRAUMA- Altro tema delicato è il recupero dal trauma: chi è stata vittima di aggressione può dimenticare e tornare a vivere normalmente? «Dallo shock della violenza si può uscire, la paura va via col tempo», assicura in un’intervista al Fatto Quotidiano Alessandra Kustermann, primario di ginecologia alla clinica Mangiagalli di Milano e responsabile del Svs, il soccorso violenza sessuale del presidio ospedaliero.

La maggior parte dei circa quattromila casi trattati dal centro milanese dal 1997 a oggi si è conclusa in effetti con un recupero. Certo, distingue l’esperta, «nel caso di aggressione da uno sconosciuto cinque o sei colloqui con tecniche particolari possono essere utili e la rete familiare e parentale in questo caso è decisiva. Nel caso di violenze domestiche, magari che durano da anni, può servire molto più tempo ed è consigliabile una terapia di lunga durata».

L’APPELLO DELLA MANGIAGALLI- Nonostante l’entrata in vigore delle nuove norme contro il femminicidio, che comprendono l’arresto in flagranza di reato, dalla Mangiagalli è partito un appello: serve un archivio con i nomi degli stalker, perché il quadro della lotta alla violenza è in chiaroscuro. Le denunce presentate alla Procura milanese per maltrattamenti nel 2014 sono state 577, mentre negli otto mesi che hanno preceduto la legge i casi sono stati 1.095. Poche le variazioni, dunque.

 

Matteo Cislaghi per Vero

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