Per la prima volta viene intentata una causa contro il Ministero della Salute sul tema controverso dei telefoni cellulari. A rivolgersi al Tar del Lazio è stata l’associazione per la prevenzione e la lotta all’elettrosmog A.P.P.L.E., con l’obiettivo di spingere il Governo a far partire una campagna informativa sui rischi inerenti all’uso dei telefonini.
IL PRECEDENTE FRANCESE- «C’è un punto fermo dal quale parte la nostra causa», dice Laura Masiero, presidente dell’associazione, «ed è l’annuncio fatto nel 2011 dall’Iarc di Lione, agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. Un gruppo di lavoro di 31 scienziati provenienti da 14 Paesi ha classificato i telefoni cellulari come 2B, ovvero possibilmente cancerogeni». Il gruppo 2B, che comprende anche il caffè, racchiude quelle sostanze e quegli agenti non ritenuti al momento né cancerogeni probabili (gruppo 2A) né cancerogeni certi (gruppo 1).
«Si tratta di un compromesso», spiega la Masiero, «tra gli studi indipendenti e quelli che vengono promossi dalle grandi aziende. Il fatto che oggi, dopo tante battaglie, si riconosca la possibilità del rischio cancro deve far riflettere».
RISCHI DI TUMORE CON 2MILA ORE- Un utilizzo del cellulare o del cordless per duemila ore in dieci anni, pari a 30 minuti di telefonati al giorno, «aumenta di sei volte il rischio di un tumore», prosegue Masiero. Il problema, allora, secondo l’associazione è la mancanza di un’informazione adeguata: «Oggi i possibili rischi legati a un uso improprio di questi oggetti sono spiegati all’interno dei manuali», dice la Masiero, «ma nessuno li legge. Bisogna costringere i costruttori a scrivere in modo chiaro che i telefoni possono fare male». La questione è delicata: «Forse tra quindici anni si scoprirà che i cellulari non sono dannosi. Ma che cosa succederà se invece verrà accertato che causano tumori? Le conseguenze sarebbero devastanti. E allora perché, nel dubbio, non fare un po’ di prevenzione?», si chiede la Masiero.
NO AI BIMBI- Meglio dunque evitare che ragazzini al di sotto di 14 anni abbiano un cellulare. Inoltre, è preferibile parlare attraverso gli auricolari con il filo o, meglio ancora, optare per una comunicazione via sms. È importante anche non tenere troppo a lungo il telefono in tasca né lasciarli la notte accanto al letto.
Manfredi Lamartina per Vero