È entrato da poco nella saga di Un medico in famiglia, ma è già diventato un volto familiare. Nella stagione numero 9, in onda come sempre su Raiuno la domenica sera, Flavio Parenti interpreta Lorenzo Martini, affermato chirurgo, nipote di nonno Libero e cugino di Lele.
Come è nato questo tuo ruolo nella fiction più amata dagli italiani?
«Me l’hanno proposto. Credo che la Rai abbia pensato fossi adatto anche se il mio è un personaggio delicato: si trattava di andare a sostituire il medico “storico” nelle vicende della fiction. è comunque un ruolo di tradizione, nel senso che cambia l’attore mail personaggio resta quello del“medico in famiglia”».
Come ti sei trovato?
«Benissimo, sono anche felicissimo di averlo fatto. Il “ritorno”che ho a livello mediatico e su Internet è ottimo. La gente è contenta, mi scrive con entusiasmo e simpatia. Sono molto fiero perché non era scontato accadesse».
Un aneddoto divertente capitato sul set?
«Banfi ha improvvisato una battuta mentre parlavamo dei problemi che da copione avevo con mio figlio. Dice: “Senti Lorenzo, tu non ti devi buttare giù, perché sei il terzo LM: io sono Libero Martini; c’è stato Lele Martini e ora c’è Lorenzo Martini”.In pratica è come se mi avesse dato un incarico, una sorta di passaggio del testimone».
A breve ti vedremo nel film Tv Un marito di troppo.
«E’ una commedia leggera dove si ride molto: sia Giorgio Marchesi che Cristiana Capotondi sono due bravissimi attori per cui ci siamo trovati benissimo e ci siamo divertiti sul set».
Quale ruolo hai nella fiction?
«Sono l’uomo che chiede in sposa la Capotondi scoprendo però che lei è già sposata con un altro, che appunto è interpretato da Giorgio Marchesi».
Ci sono state scene d’amore tra te e Cristiana?
«Ma sì, come è normale che sia. Si vede anche nel trailer: c’è questa scena in cui le propongo di sposarmi, cerco di baciarla e lei cade nel naviglio!».
Quando non lavori cosa ti piace fare?
«Quando non lavoro… lavoro!Cioè scrivo, ho una società di sviluppo di videogiochi per realtà virtuale… insomma faccio tante cose oltre al mestiere serie web, dei cortometraggi, ho fatto tanto teatro».
Da cosa nasce questa tua vena artistica, ce l’avevi fin da piccolo?
«Mi è venuta naturale, faccio quello che mi piace. Di solito l’artista che fa ciò che ama lo fa bene proprio perché gli piace».
Sei un bel ragazzo e anche talentuoso. Ma come ti mantieni così in forma?
«Quando ho un po’ di tempo libero vado un po’ in palestra, ma non sono un grande sportivo,non è la mia peculiarità. Tra l’altro nei prossimi giorni ripartirò con gli allenamenti: faccio preparazione pugilistica, un’attività che mi piace e mi diverte. Non amo molto,invece, il classico training coi pesi e le macchine. Preferisco tirare di boxe, anche perché si fanno diversi esercizi in un’unica seduta: si corre, salta, si fanno addominali, si salta la corda».
Com’è stato recitare con Woody Allen sul set di To Rome with Love? In pratica dev’essere stato come coronare un sogno per chi fa il tuo lavoro…
«Infatti è stato bellissimo! Ma non tanto essere diretto da Woody Allen quanto recitare al suo fianco. Secondo me è un grande regista, è un grande scrittore, è un grande attore ed è stato un onore avere la fortuna di stare al suo fianco. Gli sarò grato tutta la vita per avermi regalato questa enorme opportunità».
Ti piacerebbe lavorare nel cinema americano?
«No, assolutamente non m’interessa. Ho i miei sogni e non sono molto attratto dal sistema di Hollywood: lo trovo violento e poco umano».
Allora preferisci l’Italia?
«Sì, credo che si possano fare grandi cose anche qua e anzi credo che potremmo impartire delle lezioni».
Sei di origine francese.
«Sì, mia mamma è francese. Sono un vero europeo».
In cosa ti senti più vicino al popolo italiano e cosa invece a quello transalpino?
«Li conosco bene entrambi,sono due popoli molto diversi ma anche simili: sono due facce della stessa medaglia. Ho provato a prendere il meglio da entrambe: essere civile come un francese e caloroso come un italiano».
Sei fidanzato da cinque anni con Eleonora Albrecht,cosa ti ha colpito di lei?
«I suoi occhi. Ha degli occhi bellissimi e un sorriso davvero fantastico, a cui era impossibile resistere».
Dovessi descriverti, che parole useresti?
«Non posso, non mi conosco assolutamente. Nessuno può conoscere se stesso, siamo un buco nero nei confronti di noi stessi. Gli altri magari si fanno un’idea di te, ma non hanno la più pallida idea di chi sei realmente».
Cosa speri per il futuro?
«Il regista Mario Monicelli diceva in un’intervista di diffidar e sempre della speranza. Voleva dire che la speranza è una fregatura. Meglio darsi da fare, occuparsi e poi vedere come vanno le cose».
Allora cosa ti auguri?
«Di fare cose nuove e scoprire nuovi orizzonti».
Che rapporto hai con la fede?
«Ho un rapporto molto privato. E’ un po’ come l’amore,sono cose di cui preferisco non parlare. Perché sono aspetti intimi e sacri che preferisco tenere per me».
Simona Saia per Stop