È di qualche giorno fa la notizia, clamorosa, che, secondo un dossier della CIA, Adolf Hitler, considerato morto suicida assieme ad Eva Braun e al cane Blondi il 30 aprile del 1945, in realtà sarebbe misteriosamente sopravvissuto al crollo del nazismo, tanto che una foto del 1954 lo ritrae vivo e vegeto (ed identico nell’aspetto e nella postura all’iconografia classica) a Tunga, in Colombia, dove risiedeva col nome, anch’esso assai poco contraffatto, di Adolf Schrittelmayor.
In attesa di avere conferma della genuinità dello scatto, su cui molti stanno manifestando dubbi, ricordiamo che l’ identificazione del cadavere del Fuhrer presso il bunker della Cancelleria a Berlino è sempre stata una questione controversa.
A conquistare la capitale tedesca fu l’Armata Rossa che, secondo la versione ufficiale, trovò i resti del dittatore, sommariamente sepolti dopo esser stati bruciati, nel cortile del bunker. Nonostante il servizio segreto russo già nel maggio del 45 avesse confermato, grazie a un confronto dell’arcata dentaria dello scheletro ritrovato con le radiografie dell’odontotecnico personale di Hitler, che quelle spoglie appartenevano al dittatore, nel dopoguerra, almeno fino agli anni 60, furono proprio le autorità sovietiche a diffondere il sospetto, smentito dagli alleati, che il capo del Nazismo fosse stato tratto in salvo dai servizi segreti americani.
A chiudere il caso, più che la notizia del destino finale dei resti, sepolti segretamente a Magdeburgo e poi distrutti definitivamente dal servizio segreto russo, è stata la circostanza che del capo del Nazismo non si sia saputo più nulla. Il timore maggiore, infatti era che il fuhrer sopravvivendo potesse svolgere un ruolo politico.
Nel suo romanzo Il signor Wolf pubblicato da Algama nel 2016, il compianto scrittore e giornalista Enzo Caniatti ha fornito un’ipotesi di fantasia, ma ancorata a precise ricerche storiche, sulla vera sorte di Hiltler.
Tale ipotesi, adesso, sembra trasformarsi in realtà storica.
Il thriller di Enzo Caniatti:
Nel libro di Caniatti, un uomo somigliante come una goccia d’acqua al dittatore nazista compare a Genova nel 1946, in attesa di imbarcarsi segretamente per il Sudamerica.
Il presupposto è che costui, alla stessa stregua di altri esponenti del regime hitleriano, abbia potuto dileguarsi attraverso il canale di fuga detto “la dei ratti” o “via dei Monasteri”, un’organizzazione, a cui pare partecipasse la stessa Chiesa, che forniva appoggio al trasferimento di persone braccate dalla Germania attraverso Le Alpi sino al porto ligure, e di qui oltre l’Atlantico.
Ricordiamo che la presenza in Sudamerica, nel dopoguerra, di gerarchi fascisti sfuggiti alla cattura, è dimostrata. Il caso più conosciuto è quello di Adolf Eichmann, rapito in Argentina dal Mossad nel 1960 e successivamente processato e giustiziato in Israele.
Rino Casazza
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