Continua la pubblicazione dei nostri autori sul sito di Gq Italia. In questo caso il primo capitolo de “Il signor Wolf”, il formidabile thriller di Enzo Caniatti sulla presunta fuga di Hitler attraverso l’Italia. Ispirato ad una storia vera.
Dal sito di Gqitalia.it:
Il signor Wolf è un thriller al cui centro c’è ancora lui: Adolf Hitler. E se non fosse mai morto con la caduta di Berlino?
Mentre arriva nelle sale cinematografiche “Lui è tornato”, il campione di successi in Germania in cui si ipotizza un fantomatico ritorno del Fuhrer, sbarca su tutti gli store online “Il signor Wolf”, di Enzo Caniatti. Ispirato alla vera, ma poco nota storia, dei percorsi usati da Odessa per far fuggire i gerarchi nazisti dal porto di Genova, Il signor Wolf è un thriller al cui centro c’è ancora lui: Adolf Hitler. E se non fosse mai morto con la caduta di Berlino?In esclusiva su GQ, il primo capitolo:Milano, ai giorni nostri
Rudy tagliò velocemente la folla, dando un’occhiata rapida alle bancarelle stracolme di cimeli militari. C’era di tutto e di più: dalla paccottiglia più inutile ai pezzi autentici di un certo valore, scovati in soffitte e cantine di ogni dove. E finiti tra le mercanzie in vendita a Militaria, una mostra-mercato che si teneva a Novegro, alle porte di Milano. Frammenti di storia sfuggiti all’oblio e riaffiorati dal passato per la gioia dei collezionisti.
Gente strana, in mezzo alla quale, come sulle bancarelle, si trovava di tutto e di più: dall’attempato nostalgico di tempi andati che sbavava per “l’originale” giacca del Duce al giovane esaltato che raccoglieva svastiche senza conoscerne il significato; dal cultore dell’epopea napoleonica allo studioso di storia a caccia di documenti dimenticati.
Rudy era diverso. Pensava che negli oggetti rimanesse lo “spirito” dell’antico proprietario. E che esaminandoli, osservandoli, tastandoli, questi finissero per raccontarne la storia. Di più: riteneva ormai che lo “chiamassero”. A volte gli bastava infatti una sola occhiata su una bancarella per scovare il pezzo più interessante e, non di rado, di maggiore valore. Godeva così di una certa notorietà e di non poca invidia tra gli abituali frequentatori delle mostre-mercato. Se a ciò si aggiunge che non soffriva di problemi finanziari e che poteva togliersi qualsiasi sfizio, si capisce perché non fosse propriamente amato dai collezionisti e, per contro, i commercianti facessero a gara per presentarsi in anteprima coi migliori articoli.
Passati in rassegna i tavoli di un paio di antiquari, dribblò abilmente un tipo grande e grosso in uniforme da sergente delle SS, domandandosi cosa l’avesse mai spinto ad abbigliarsi a quel modo e se sapesse cosa significava la scritta “Totenkopf” ricamata sul polsino.
Salutò un commerciante che dietro al banco cercava di attrarne l’attenzione. E si diresse in fondo al corridoio formato dalle bancarelle.
Là, sull’angolo, da tempo “immemorabile”, prendeva posto l’armeno.
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