Patatine fritte, hamburger, coca cola. È il tipico menu da fast food, ormai noto come junk food, cibo spazzatura. Quello che, secondo alcuni studi scientifici, se assunto regolarmente porta a malattie mortali come obesità, diabete, ictus, infarti, cancro e depressione. E che, addirittura, ha lo stesso effetto stupefacente di cocaina ed eroina. C’è un caso, però, che ha stupito i medici e che probabilmente rappresenta la classica eccezione che conferma la regola. È la storia di Jo Thompson, 21enne inglese guarita dall’anoressia grazie al McDonald’s.
La sua malattia, terribile, che in più d’un occasione l’ha portata a due passi dalla morte, è apparsa per la prima volta quando era una bambina, a 11 anni. Un’età particolare, soprattutto per le ragazzine. Apparentemente senza un motivo scatenante, attacchi di panico e ansia sono diventati la regola. Jo ha iniziato a dimagrire, a non mangiare. A mangiare e a vomitare. Fino a pesare 25 chili. Accompagnata dai genitori, disperati, entrava e usciva dagli ospedali.
Il suo pasto tipico era a base di acqua e piselli. Arrivata a 17 anni, qualcosa è scattato nella mente di Jo, che ha promesso a sé e agli altri che sarebbe guarita. Come? Entrando da McDonald’s come impiegata. «Mi sono detta: forse, guardando gli altri mangiare, verrà voglia anche a me. Così è stato. Ma a fare la differenza, e a portare Jo sulla via della guarigione, è stato l’incontro con Zoheb, il suo capo: tra loro, è stato amore a prima vista. Un sentimento giorno dopo giorno più forte, cresciuto come il peso di Jo. «Zoheb mi ha aiutato a curare il mio disturbo, mi ha seguito e sostenuto, pranzavamo quasi sempre insieme».
Ciliegina sulla torta di questa storia a lieto fine, la nascita di Zaki e Amelia, arrivati come un dono dal cielo. «E dire che secondo i medici, l’anoressia mi avrebbe reso sterile. Invece, eccomi qua, con il mio bel marito e i miei bellissimi figli».
Gianni Puddu per Vero